TESTO Gloria e lode al tuo nome, Signore
don Walter Magni Chiesa di Milano
Battesimo del Signore (anno A) (08/01/2017)
Vangelo: Mt 3,13-17
15Poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo, 16Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco».
22e discese sopra di lui lo Spirito Santo in forma corporea, come una colomba, e venne una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento».
Cari amici e care amiche,
la liturgia da sempre ha inteso il Battesimo del Signore come uno svelamento, una manifestazione importante di Dio. Dalla Bibbia sappiamo che quando Dio Si manifesta, si dice, è sempre sorprendete, persino sconcertante. Ma è poi così sconcertante vedere Gesù immerso con i peccatori per farSi battezzare? In passato una certa predicazione aveva letto questo gesto come una sorta di finzione benevola di Dio nei nostri confronti, pur di attenuare lo sconcerto di un Dio che va sempre più in basso sino a toccare il fondo dei nostri peccati. Ma non è proprio così.
Lasciar fare a Dio
In modo particolare il Vangelo di Matteo, che registra lo sconcerto, ci riporta il dialogo serrato tra Giovanni il Battista, che avrebbe voluto impedire questo battesimo a Gesù, e Gesù stesso che assolutamente di sconti non Se ne fa proprio: "Giovanni però voleva impedirglielo, dicendo: ‘Sono io che ho bisogno di essere battezzato da te, e tu vieni da me?'. Ma Gesù gli rispose: ‘Lascia fare per ora, perché conviene che adempiamo ogni giustizia'. Allora egli lo lasciò fare". È Gesù che decide chiedendogli con fermezza di lasciar fare, di lasciar fare a Dio. E per completare il discorso fa riferimento alla categoria della giustizia - come volendo stabilire Lui cosa è giusto e cosa non lo è - il che non può che rincarare la dose dello sconcerto. Per noi giustizia vuole che in fila con i peccatori ci vadano i peccatori e che a farsi battezzare da Giovanni siano propriamente coloro che hanno peccati da confessare. Non chi per definizione di peccati non ne ha. Cos'è la giustizia secondo Dio? Se ci atteniamo alla Scrittura, giusto è colui che aderisce pienamente alla volontà di Dio. In grado di conformarsi al sapiente disegno che Dio ha su ciascuno. Proprio come Gesù che è come ci stesse dicendo: "tu hai le tue idee, i tuoi progetti, ma a partire da questo Battesimo di conversione Dio ha un Suo disegno su di te. Lui ha un Suo modo di vederti, di immaginarti, di sognarti. Anzi, l'immagine di Dio che hai in mente è sbagliata. Perché io non sono un Messia fustigatore, trionfante, un giudice severo. Il mio trionfo sarà la croce, la condivisione della sorte degli abbandonati; non il distacco, ma l'immersione; non il predominio sulla gente, ma l'umile servizio, l'ascolto paziente e disarmato.
Si completa un discorso
Insomma, questa prima scelta che Gesù fa di farSi battezzare da Giovanni il Battista nel Giordano dice già la direzione, il senso di tutta la Sua vita. Come se proprio con questa domenica del Battesimo del Signore si completasse liturgicamente il grande discorso che s'era avviato nella notte di Natale. Come se dalle prime luci dell'alba della redenzione ci venisse dato di capire quale sarà la luminosità della giornata. La grande spiegazione che la Chiesa ci fa del Natale del Signore che già S'incammina verso Pasqua. A Natale c'era stato raccontato da chi è nato il Messia, quando è nato, dove è nato, come è nato. Ma perché è nato? Per che cosa è nato lo si può comprendere appieno da questo Battesimo. Perché proprio nelle acque del Giordano che scorrono dalla Galilea alla Giudea sta scritto tutto il Suo programma. Potremmo anzi dire che il Battesimo di Gesù è una vera e propria investitura. Il momento solenne nel quale una voce dal cielo proclama: "Questi è il Figlio mio, l'amato: in lui ho posto il mio compiacimento". Come se la voce di Dio riconoscesse nel gesto di Gesù che Si fa battezzare la caratteristica, la qualità stessa di Dio. Il modo più alto e più vero da parte di Dio di rivelarsi, di manifestarsi. Di proclamarsi come Dio, in tutta la sua pienezza.
E questo proprio quando Gesù Si mescola con tutti, in fila con tutti, portando il peso di tutti: ecco l'agnello di Dio che si fa carico dei peccati del mondo (Gv 1,29). Questa affermazione di Giovanni il Battista, nel contesto del Battesimo del Signore, acquista una forza particolare. Così come evidente è anche l'allusione a Isaia, quando afferma: "Ecco il mio servo, che io sostengo, il mio eletto in cui mi compiaccio" (42,1). Un compiacimento antico, preannunciato e profetizzato.
Sono figlio di Dio
Mi trovavo qualche giorno fa in Terra santa, nella terra di Gesù. Ricordo con un sussulto di gioia, come un trasalimento del cuore, una gioia sperimentata. Soprattutto l'intuizione che ho provata al fiume Giordano, commemorando il Battesimo del Signore. Come se nel Suo essere figlio d'improvviso mi fosse stata data la grazia di scoprire che nel Figlio anch'io sono figlio: sono figlio di Dio. Sentendo che "figlio" è la prima parola che mi definisce, che mi dà forma, che mi qualifica, segna per sempre la mia appartenenza. L'appartenenza a Dio e alla Sua stessa paternità. Se, infatti, Figlio secondo la Scrittura, è colui che compie le stesse opere del Padre, che fa volentieri ciò che il Padre fa, assomigliandoGli in tutto. Allora proprio questa è stato Gesù. E questo sono chiamato ad essere anch'io: "perché Io faccio sempre ciò che a Lui piace" (Gv 8,29). E quando ti prende questo gusto, allora senti d'essere semplicemente "amato". Prima che tu agisca, prima di ogni tuo merito. Che tu lo sappia o no, ad ogni risveglio il tuo nome per Dio è anzitutto e soprattutto amato. Potrò anche tentare di dire che si tratta di un amore immeritato, ma proprio così stanno le cose secondo Dio. Cosa posso desiderare ancora, se proprio questo Lo fa felice? "Perché tu sei il mio compiacimento. Mi piaci così, proprio così mi fai felice". Quante volte ho cercato Dio per essere felice e qui scopro che è Lui che anzitutto è felice con me. Io, fragile canna, stoppino fumigante. Perché "la sua delizia è stare con i figli dell'uomo" (Pr 8,31), mio Dio, come posso non amarTi?
P. David Maria Turoldo ricordava che suo padre un giorno, quando lui piangeva perché voleva la tessera dell'Azione Cattolica, gli disse: "Tessera, tessera, qui in casa mia non voglio tessere, ti basti il Battesimo!". Ci basti il Battesimo, fratelli, sorelle, ci basti sentirci amati come figli, nel Figlio Suo.