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TESTO Non più schiavi della violenza

don Giovanni Berti

Maria Santissima Madre di Dio (01/01/2017)

Vangelo: Lc 2,16-21 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 2,16-21

In quel tempo, [i pastori] 16andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia. 17E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro. 18Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori. 19Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore. 20I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com’era stato detto loro.

21Quando furono compiuti gli otto giorni prescritti per la circoncisione, gli fu messo nome Gesù, come era stato chiamato dall’angelo prima che fosse concepito nel grembo.

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Sono stato a Berlino qualche mese fa in visita turistica, e la cosa che mi ha colpito è il senso di ordine e modernità di questa grande metropoli tedesca. Berlino nello scorso secolo è stata il simbolo della una divisione profonda tra blocchi mondiali (filo occidentali e filo sovietici) che ha segnato la seconda metà del 900. La modernità degli edifici e delle strutture urbane rivela però le profonde ferite lasciate delle distruzioni della seconda guerra mondiale e la successiva divisione in due parti con il famoso muro. Per farsi una idea di come era Berlino alla fine del secondo conflitto mondiale, oltre che le foto d'epoca, basterebbe guardare le immagini di come è ridotta oggi Aleppo e le altre città del mondo che ancora oggi sono teatro di guerre e violenze distruttive.

Girando per le strade di Berlino sembra impossibile che in quei stessi luoghi così ben ordinati e pacifici, ci sia stata tanta violenza, morte e divisione per così tanto tempo. Gli ultimi fatti di violenza terroristica proprio ai piedi di uno dei simboli della distruzione-ricostruzione di Berlino (la Chiesa della memoria dell'imperatore Guglielmo in Charlottengurg) non hanno però scalfito la ritrovata unità pacifica della città.

I luoghi di battaglia possono essere riparati e ricostruiti anche meglio di prima, ma vale lo stesso per le devastazioni che la guerra provoca nel cuore degli uomini? Aleppo verrà ricostruita sicuramente, come le altre città distrutte, ma quanto ci vorrà perché sia ricostruita la bellezza della convivenza tra le persone che la abitano?

Come dice sapientemente papa Francesco nel suo messaggio per la giornata mondiale della pace 2017: "Gesù visse in tempi di violenza. Egli insegnò che il vero campo di battaglia, in cui si affrontano la violenza e la pace, è il cuore umano".

Il cuore umano è così fragile e nello stesso tempo così difficile da ricostruire quando è colpito dalla violenza!

San Paolo ai cristiani di Efeso scrive ricordando che Dio ha messo il suo amore creativo (lo Spirito Santo) nei loro cuori. L'amore è nel cuore di tutti gli uomini, cristiani e non, credenti e non credenti.

E' nel cuore dell'uomo che nascono violenza ma anche amore, desideri di vendetta ma anche perdono, voglia di guerra e desideri di pace.

E' una battaglia che abbiamo tutti dentro e che siamo chiamati a combattere in maniera attiva perché non vinca quell'odio che porta divisione, guerra e distruzione anche fuori di noi.

Essere non violenti non significa dunque tenersi in disparte e semplicemente evitare i guai. Non basta mettere barriere di cemento anti-camion fuori dalle piazze e cecchini sui palazzi per sentirsi più sicuri. Non basta invocare espulsioni di massa con nuove forme mascherate di apartheid con la scusa della sicurezza per vivere in un mondo di pace.

La non violenza è una scelta che inizia nel nostro cuore, nelle relazioni in famiglia, tra amici, in comunità, al lavoro e nella società. Significa credere che in ogni cuore umano c'è desiderio di pace e che la violenza come sistema di difesa non funziona a lungo, e alla lunga genera altra violenza.

Papa Francesco scrive della tua Enciclica Laudato Si: "L'esempio di santa Teresa di Gesù Bambino ci invita alla pratica della piccola via dell'amore, a non perdere l'opportunità di una parola gentile, di un sorriso, di qualsiasi piccolo gesto che semini pace e amicizia. Una ecologia integrale è fatta anche di semplici gesti quotidiani nei quali spezziamo la logica della violenza, dello sfruttamento, dell'egoismo" (230)

Ecco la libertà dei figli di Dio! Una libertà da ogni forma di violenza che crea devastazioni nel cuore e riduce il nostro spirito come le macerie della Berlino del 900 o Aleppo di questi giorni.

Mi piace la frase che si trova sul muro di ingresso al Sermig (centro per la missione e la pace di Torino, fondato da Ernesto Olivieri): "la bontà è disarmante"

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