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TESTO Oggi la luce risplende su di noi

don Walter Magni  

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Natale del Signore - messa nella notte (25/12/2016)

Vangelo: Gv 1,9-14 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 1,9-14

9Veniva nel mondo la luce vera,

quella che illumina ogni uomo.

10Era nel mondo

e il mondo è stato fatto per mezzo di lui;

eppure il mondo non lo ha riconosciuto.

11Venne fra i suoi,

e i suoi non lo hanno accolto.

12A quanti però lo hanno accolto

ha dato potere di diventare figli di Dio:

a quelli che credono nel suo nome,

13i quali, non da sangue

né da volere di carne

né da volere di uomo,

ma da Dio sono stati generati.

14E il Verbo si fece carne

e venne ad abitare in mezzo a noi;

e noi abbiamo contemplato la sua gloria,

gloria come del Figlio unigenito

che viene dal Padre,

pieno di grazia e di verità.

Fratelli e sorelle, sin dagli inizi dell'era cristiana si ricorda la nascita di Gesù il 25 dicembre, perché in quel giorno il mondo romano celebrava il sole invictus, il sole che ritornava ad alzarsi nel cielo, dopo il progressivo declinare all'orizzonte, illuminando più intensamente la terra. Così per i cristiani, forti della fede in Gesù "luce vera che illumina ogni uomo che viene in questo mondo"(Gv 1,9), divenne naturale fare memoria della Sua nascita, collegarla al fenomeno del solstizio d'inverno.

Vedere la Sua luce
Anzi, tutta la Parola di Dio della notte e del giorno di Natale parla continuamente di occhi che vedono, di sguardi che non possono non accorgersi della luminosità di Gesù. Perché lo preannunciava Isaia: "Il popolo che camminava nelle tenebre ha visto una grande luce; su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse" (Is 8,24) e il Prologo di Giovanni lo proclama ancora più solennemente: "E il Verbo si fece carne (...) e noi vedemmo la sua gloria, gloria come di unigenito dal Padre, pieno di grazia e di verità" (Gv 1,14). Arriva Natale anche quest'anno e ci attraversa una domanda: dov'è la grande luce che illumina il popolo che camminava nelle tenebre di Isaia? Dove ci è dato intravvedere la gloria del Verbo che si fa carne del Prologo di Giovanni? Eppure continuiamo a guardare, ma dove? A chi volgiamo lo sguardo? "Oggi la luce risplende su di noi" canta il salmo responsoriale della liturgia della Notte. In questa Notte, in questo giorno di Natale i nostri occhi lo stanno cercando ancora? Fratelli ci è chiesto di reindirizzare lo sguardo. Di distendere il volto, di accogliere una luce alla quale i nostri occhi non sono più abituati, di accogliere una luminosità che non rientra nel nostro orizzonte visivo. "Possa il Signore Gesù toccare i nostri occhi, per renderci capaci di guardare anche ciò che non si vede. Possa aprirli, questi occhi, perché contemplino non solo il presente, ma l'avvenire, e possa donarci gli occhi del cuore, con i quali possiamo vedere Dio attraverso lo Spirito" (Origene).
Ci doni Gesù Bambino la beatitudine dello sguardo: "Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio" (Mt 5, 8).

"Venne tra i suoi..."
Perché i nostri occhi faticano a vedere la luminosità di Gesù? Perché ci siamo lasciati rubare il Natale. Permettendo che venisse ridotto a una imponente operazione commerciale, mentre la gente della strada si è abituata a musichette melense e a filastrocche che impastano Vangelo e fantasia. Ma nell'aria c'è voglia di controtendenza. Abbiamo tutti voglia di una luce diversa e più convincente delle luci dei negozi, degli alberelli artificiali e dei babbi natale che ti entrano dalla finestra. Gli evangelisti che ci hanno descritto la nascita di Gesù non intendevano fare la cronaca di un giorno preciso in cui a Betlemme si dice sia nato un bel maschietto che i genitori decidono di chiamare Jeshuà (Gesù, "Il Signore salva"). Nei Vangeli c'è piuttosto un'interpretazione di quella nascita, già avvolta però dalla luce di quella che sarebbe stata la Sua morte e la Sua risurrezione. E qui non siamo chiamati ad esercitare qualche buon sentimento, ma lanciati piuttosto nell'orizzonte del significato alto e forte della nostra fede. E se vogliamo attenerci al Vangeli dell'infanzia di Gesù restando in questa prospettiva allora è arrivato il momento di fare un po' di pulizia. Prendendo qualche distanza dal cumulo di leggende, di tradizioni, di devozioni e di folklore che forse erano state avviate con intenzioni buone, ma poi hanno finito per prevalere, seppellendo drammaticamente la luce drammatica e potente del Natale dei Vangeli.
Del resto, Giovanni lo dice nel Prologo: Egli "venne tra i suoi, e i suoi non l'hanno accolto" (Gv 1,11). Anche questo è un vangelo che non possiamo dimenticare.

Ripartire da Gesù Bambino
Prendiamo tutto il Vangelo, completiamo la lettura del Prologo di Giovanni: perché "a quanti l'hanno accolto, ha dato potere di diventare figli di Dio» (Gv 1,12). Quando arriva Natale un fatto mi colpisce sempre: le nostre chiese si riempiono ancora di tanta gente. Persone che magari non vedi la domenica, tantomeno a Pasqua. Ma a Natale in chiesa te le ritrovi. Come venissero a cercare qualcosa, qualcuno che pure si fatica a vedere, ma che pure ci attira proprio a causa della Sua estrema fragilità. Sappiamo che riappropriarci del Suo mistero non è scontato. Eppure ci è dato di intuire la carica rivoluzionaria che è consegnata alla fragilità e alla precarietà della Sua carne. In una società dove prevale l'arroganza e il potere, dove vali non per la tua carne di uomo, ma perché cerchi di esibire qualche titolo, questo Natale sprigiona ancora tutta la forza dirompente che scaturisce da un bambino fragile e precario. Che non ha altro titolo che quello di essere un umano. Solo un cucciolo di uomo, mentre sappiamo che ancora tanti bambini muoiono ad Aleppo.
Fratello, sorella che mi ascolti: distogli oggi il tuo sguardo dall'inutile, dall'effimero e indirizza tutta la tua passione su questo bambino. Così come Maria se L'è stretto al seno, come Giuseppe L'ha guardato pieno di stupore e come solo alcuni poveri pastori hanno avuto il coraggio d'inginocchiarGlisi davanti. Forse anche dentro il tuo cuore potrebbero risuonare le parole di questo canto: "io ora so chi sei, io sento la tua voce, io vedo la tua luce io so che tu sei qui. E sulla tua parola io credo nell'amore, io vivo nella pace io so che tornerai" (P. Sequeri).

 

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