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TESTO Perdenti in mille battaglie. Vittoriosi in quella decisiva

don Marco Pozza  

III Domenica di Avvento (Anno A) - Gaudete (11/12/2016)

Vangelo: Mt 11,2-11 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, 2Giovanni, che era in carcere, avendo sentito parlare delle opere del Cristo, per mezzo dei suoi discepoli mandò 3a dirgli: «Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?». 4Gesù rispose loro: «Andate e riferite a Giovanni ciò che udite e vedete: 5i ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciato il Vangelo. 6E beato è colui che non trova in me motivo di scandalo!».

7Mentre quelli se ne andavano, Gesù si mise a parlare di Giovanni alle folle: «Che cosa siete andati a vedere nel deserto? Una canna sbattuta dal vento? 8Allora, che cosa siete andati a vedere? Un uomo vestito con abiti di lusso? Ecco, quelli che vestono abiti di lusso stanno nei palazzi dei re! 9Ebbene, che cosa siete andati a vedere? Un profeta? Sì, io vi dico, anzi, più che un profeta. 10Egli è colui del quale sta scritto:

Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero,

davanti a te egli preparerà la tua via.

11In verità io vi dico: fra i nati da donna non è sorto alcuno più grande di Giovanni il Battista; ma il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui.

Fu uomo dalle parole scarne, nude: il contrario sono le parole banali, sono gli uomini banali. Per le sue parole - per aver detto che il Regno era vicino, che l'amico era in procinto d'arrivare - il Battista l'hanno recluso in gattabuia. Ai suoi seguaci aveva sempre raccomandato di volare a bassa quota, piedi a terra: di non essere lui il Messia, di essere solamente la voce e non presenza, d'essere il seminatore e non il mietitore. Quando, un giorno, l'Amico sopraggiunse, il Battista si mise in disparte: doveva diminuire, l'Altro doveva accrescere. L'aveva sempre detto, vi rimase fedele nell'attimo che fa di un uomo qualsiasi un testimone credibile: alla prova dei fatti. "Parlaci ancora di Lui!" lo imploravano i suoi seguaci. Il Battista rimase muto, non proferì parola. Li mandò direttamente da Lui, stavolta: «Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettarne un altro?» (Mt 11,2-11). La voce, al cospetto della presenza, non sta in piedi: il Battista, al cospetto di Cristo, è solo precursore. Arrivato il Cristo, a lui non resta che vivere nel ricordo degli amici. Poiché è loro maestro, accetta che la sua profezia vada sottoposta al vaglio della realtà. Nessuna poesia, a scuola, andrebbe spiegata: fosse stato quello lo scopo per la quale è stata scritta, il poeta l'avrebbe fatto lui, di persona. All'insegnante spetta di apparecchiare all'incontro con la poesia: dilatando il desiderio, usando come torcia lo stupore, come traccia e misuratore della bellezza la narrazione del proprio incontro con quei versi. Nessun incontro andrebbe mai spiegato: agli incontri ci si predispone, l'avventura sarà quella di esporsi, di rimanere esposti, allo sbaraglio di quella presenza ch'è giunta.
Dio si realizza solo nella semplicità: era questo il Regno che a Giovanni interessava, al quale cercò di interessare. La medesima semplicità alla quale Cristo stesso, interpellato dagli amici del Battista, rimanda: «Andate e riferite a Giovanni ciò che udite e vedete». Nemmeno Cristo offre la risposta, anche Lui rimanda all'incontro: quello con la realtà che era sotto gli occhi. Quegli avanzi d'uomo nei quali pochi immaginavano potesse soggiornare la vera libertà: «I ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciato il Vangelo». E' l'incontro con la vera presenza del Regno, una sorta di rotazione dello sguardo: il mondo, per chi lo vorrà decifrare, dopo Cristo andrà guardato dal basso verso l'alto, che è la prospettiva più universale. Il potere di Erode, invece, spingerà verso l'alto: diventare come-dio è la trappola segreta di Lucifero. Quella del Battista, invece, era di prospettive opposte, il vero motivo per cui Erode gli tagliò la testa: Dio lo troverete guardando giù, verso il basso, dalla parte dei conquistati invece che dei conquistatori. Il rischio di non accorgersi del Regno che sta sbocciando è alto, entrambi lo sanno bene. E lo corrono: «Non esiste miglior stratega di Dio: non gli importa di perdere mille battaglie, perché sa che la vittoria decisiva sarà sua» (P. D'Ors). Sanno anche che la verità, senza l'occasione d'essere messa-alla-prova, rischia di diventare un idolo. E' perché, maestro, li ama intimamente che Giovanni non vuol precludere loro l'occasione d'incontrarlo: «Ecco l'Agnello di Dio!» (Gv 1,29). Cioè: "Seguite lui, basta me. Chiedete a Lui: io non sono più nessuno. Tutto è Lui, in Lui". L'alba va contemplata, spiegarla è bestemmia.
A Natale, poi, non serviranno più risposte: basterà addentrarsi, curvando la schiena, dentro la grotta. Poi, là dentro, sarà tutto e solamente un trambusto di sguardi: occhiate di simpatia, adocchiamenti di sbieco, occhiate di sospetto. Chiusi tutti i canali dell'udito, aperti tutti i rubinetti della vista: «Riferite ciò che vedete». Sguardi che, perforando la crosta, tentano l'aggancio con quell'eterna bellezza che, nel miscuglio quotidiano, ancora scolpisce il miracolo della grazia.
Nascondendolo dentro gli stracci di storie-fantasma. Le più impensabili.

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