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TESTO La gioia e lo scandalo

don Giacomo Falco Brini  

III Domenica di Avvento (Anno A) - Gaudete (11/12/2016)

Vangelo: Mt 11,2-11 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, 2Giovanni, che era in carcere, avendo sentito parlare delle opere del Cristo, per mezzo dei suoi discepoli mandò 3a dirgli: «Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?». 4Gesù rispose loro: «Andate e riferite a Giovanni ciò che udite e vedete: 5i ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciato il Vangelo. 6E beato è colui che non trova in me motivo di scandalo!».

7Mentre quelli se ne andavano, Gesù si mise a parlare di Giovanni alle folle: «Che cosa siete andati a vedere nel deserto? Una canna sbattuta dal vento? 8Allora, che cosa siete andati a vedere? Un uomo vestito con abiti di lusso? Ecco, quelli che vestono abiti di lusso stanno nei palazzi dei re! 9Ebbene, che cosa siete andati a vedere? Un profeta? Sì, io vi dico, anzi, più che un profeta. 10Egli è colui del quale sta scritto:

Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero,

davanti a te egli preparerà la tua via.

11In verità io vi dico: fra i nati da donna non è sorto alcuno più grande di Giovanni il Battista; ma il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui.

Giovanni il Battista ha annunciato "colui che viene" come il più forte, come colui che realizza il giudizio di Dio con la scure posta alla radice di ogni albero cattivo, pronto a bruciare ogni sorta di male (Mt 3,10-11). Ma, similmente a quel giorno in cui rimase allibito vedendo il Signore venirgli incontro in fila con i peccatori per farsi battezzare, ora, gettato in carcere, l'ultimo dei profeti è smarrito: sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro? (Mt 11,3) - manda a dire a Gesù, così diverso nel suo agire e parlare con gli uomini dal veniente predicato. Allora delle due l'una: o è sbagliata la sua attesa, o è sbagliato pensare che Gesù è l'atteso. Ecco il senso della domanda inviata.
La realtà ti parla del vangelo e il vangelo ti parla della realtà. Basterebbe questo primo passo del vangelo (e scusate se mi ripeto in tema), per leggere dentro quel che accade oggi nella chiesa di Dio, sotto il pontificato di Francesco. Non finiscono mai di moltiplicarsi gli sdegni, i turbamenti, i dubbi dottrinali, se non addirittura le sentenze e le puerili dietro-ideologie, difronte al modo di agire e di parlare di Francesco. Ma la radice comune è quella: la fatica di credere che "colui che viene" sia così come il vangelo ce lo racconta, e non come supporrebbe o vorrebbe il bisogno della nostra testa che pretende sempre puntuali accertamenti normativi su ogni problema umano che la fede affronta.
La grandezza vera di Giovanni (decantata anche dal Signore nella seconda parte del vangelo) sta esattamente nel mettere in crisi se stesso piuttosto che l'Atteso: davanti al suo essere così diverso dalla propria attesa, la sua incomprensione non diventa paura aggressiva, la sua certezza non diventa minaccia per chi non si allinea con essa. Giovanni non si irrigidisce. Piuttosto, il suo sbigottimento si fa stupore, la sua austera, rocciosa integrità, si fa domanda smarrita che attende una risposta. Come il salmista che, più o meno alla fine del percorso del suo cammino, recita con sapienza: giunga il mio grido fino a te Signore, fammi comprendere secondo la tua parola...come pecora smarrita vado errando, cerca ancora il tuo servo, perché non ho dimenticato i tuoi comandamenti (Sal 119). Giovanni è davvero il più grande, ma perché? Perché come ogni vero uomo di Dio, soprattutto quando si sente sicuro di conoscerlo, resta aperto al suo Mistero con una domanda che può compromettere le proprie certezze. Non crede forse a Colui che dice: i miei pensieri non sono i vostri pensieri, le mie vie non sono le vostre vie? (Is 55,8). Giovanni è davvero il più grande perché si fa piccolo davanti alla assoluta novità di Gesù! Nuova a tal punto che, in continuità con la storia di Israele, fa esprimere così il Signore mentre tesse l'elogio del Battista: ma il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui (Mt 11,11). Vediamo morire Giovanni martire dopo questa domanda; dopo aver ricevuto risposta da Gesù che, piuttosto che offrirgli una risposta "dottrinale", lo rimanda alle opere che i suoi discepoli possono da se stessi vedere ed udire (Mt 11,4-5). L'uomo di Dio diventa piccolo davanti all'inafferrabilità del suo Mistero, egli sa fermarsi alla sua soglia per lasciare il testimone ad un altro. Sa accontentarsi del responso divino che lo invita ad ammirarlo nelle sue opere.

Tornando alla realtà, dove possiamo trovare un Giovanni Battista dei tempi odierni? Nel monastero "Mater Ecclesiae", presso i giardini vaticani, dove abita dal 2 maggio 2013. Prega ogni giorno per la chiesa di Dio sparsa per il mondo, in particolare per papa Francesco. Perché? Perché lui sa cosa vuol dire essere alla testa della chiesa, perché ha conosciuto il peso dell'incarico. Ma proprio lui, Benedetto XVI, il grande e finissimo teologo, ha dato a tutti lezione di amore al Signore e alla sua chiesa compiendo il passo che tutti sappiamo. Straordinaria quanto inattesa testimonianza dell'uomo di Dio che ascolta incessantemente nel suo cuore le ispirazioni divine, senza volerle piegare alle proprie sicurezze. Nel disegno di Dio non c'è Gesù senza Giovanni il precursore. Analogamente, nella storia della salvezza che continua nella chiesa, non c'è Francesco senza Benedetto. Ma gli uomini (soprattutto di chiesa!), nella propria delirante pseudo-realtà, fanno mettere contro i due; mentre la ben altra realtà della loro fraternità li chiama a conversione!
Cosa dice a tutti il vangelo in questa 3a domenica di Avvento? Che Gesù sarà sempre la gioia di chi lo accoglie così come Lui si rivela (Mt 11,6). E sarà invece sempre pietra di scandalo per chi ha la pretesa di dirigere il pensiero del Signore. Nel cammino della vita spirituale infatti, alla fine, ci è chiesto di abbandonarci a Lui, come fece il Battista in carcere. Dobbiamo guardarci da una tentazione: quella di voler dare consigli allo Spirito Santo, anziché riceverli. Infatti, "chi ha diretto lo Spirito del Signore e come suo consigliere gli ha dato suggerimenti?" (Is 40,13). Lo Spirito Santo dirige tutti, e non è diretto da nessuno; guida, ma non è guidato. C'è un modo sottile di suggerire allo Spirito Santo quello che dovrebbe fare con noi e come dovrebbe guidarci. (P.Raniero Cantalamessa, 2a predicazione d'Avvento alla Casa Pontificia, 9.12.2016).
Chiediamo in dono a Dio un anticipo della gioia del Natale. Chiediamogli di donarci quello che diceva a se stesso Papa Giovanni XXIII: "Devo mettermi in testa che siccome Dio mi vuole bene, è inutile che gli dia consigli sul mio avvenire, devo solo abbandonarmi alla Sua volontà". Abbandonarsi a Dio, lasciare a Lui le risposte che il nostro cuore non riesci a darsi, è fonte di pace e di gioia.

 

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