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TESTO Allora si apriranno gli occhi dei ciechi e si schiuderanno gli orecchi dei sordi

don Simone Salvadore

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III Domenica di Avvento (Anno A) - Gaudete (11/12/2016)

Vangelo: Mt 11,2-11 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, 2Giovanni, che era in carcere, avendo sentito parlare delle opere del Cristo, per mezzo dei suoi discepoli mandò 3a dirgli: «Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?». 4Gesù rispose loro: «Andate e riferite a Giovanni ciò che udite e vedete: 5i ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciato il Vangelo. 6E beato è colui che non trova in me motivo di scandalo!».

7Mentre quelli se ne andavano, Gesù si mise a parlare di Giovanni alle folle: «Che cosa siete andati a vedere nel deserto? Una canna sbattuta dal vento? 8Allora, che cosa siete andati a vedere? Un uomo vestito con abiti di lusso? Ecco, quelli che vestono abiti di lusso stanno nei palazzi dei re! 9Ebbene, che cosa siete andati a vedere? Un profeta? Sì, io vi dico, anzi, più che un profeta. 10Egli è colui del quale sta scritto:

Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero,

davanti a te egli preparerà la tua via.

11In verità io vi dico: fra i nati da donna non è sorto alcuno più grande di Giovanni il Battista; ma il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui.

Tutti andiamo in cerca di conferme in questo mondo, perché ne abbiamo bisogno e perché sappiamo nel profondo del nostro cuore di non essere soli.
Se abbiamo avuto la grazia di crescere e maturare in un contesto sano e maturo nell'Amore, avvertiamo quasi un sacro bisogno e rispetto degli altri.
Negli affetti, nello studio, in ogni attività professionale, la nostra vita e il nostro operato assumono un contorno che non si rivela mai in tutta la sua interezza, se non grazie anche al contributo creativo, al colore dell'esistenza e al feed-back degli altri.
Solo uno stupido può credere di essere autosufficiente e di non potersi aspettare o non lasciarsi sorprendere in qualcosa o da qualcuno, nel corso della propria vita.
Non c'è niente di più bello che fare esperienza dell'accoglienza, della valorizzazione, dell'integrazione reciproca con la vita degli altri. È bello vivere con appagamento e fiducia la relazione con la realtà del mondo, anche se ci appare talvolta ignota e non può essere tenuta da noi sotto controllo.
Non sempre ciò che appare sfocato oppure pennellato di apparenti tinte fosche, è teso a nasconderci o riservarci qualche insidia o fregatura. Questa condizione in fondo, esprime sinceramente la nostra vera natura di piccole creature mai totalmente abbandonate nella follia di una libertà assoluta, ma custodite e accompagnate con sapienza e discrezione.
È per questo che, come ci ha aiutato il Concilio Vaticano II a riscoprire la lettura dei segni dei tempi, nel cammino della Chiesa, lungo il corso della storia, così sia possibile riconoscere e rileggere autenticamente i segni del cammino nella vita di ciascuna persona.
Non sto parlando di quelle forme esoteriche e misteriche che allontanano le persone da Dio, come la divinazione attraverso la cartomanzia, le sedute spiritiche, che sono l'anticamera di ingresso a legami più o meno forti e dolorosi con il Demonio, che dovrebbero spaventarci e dalle quali dovremmo starne sempre lontani.
Sto parlando invece di quella confidenza con "le cose di Dio" con quella Sapienza, con la su Parola, con i Sacramenti della Riconciliazione e dell'Eucaristia, con il cammino della vita condiviso nelle comunità cristiane, che ci rendono sempre più affini e sensibili ai movimenti dello Spirito di Gesù.
"Allora si apriranno gli occhi dei ciechi e si schiuderanno gli orecchi dei sordi" (Is 35,5), perché è questo che davvero avviene.
Nessuno viene privato della libertà perché la nostra attesa perseverante è rivolta ad un Bene e ad un Amore che al tempo stesso desidera incontrarsi con la nostra libera risposta e scelta d'amore.

"Prendete a modello di sopportazione e di costanza i profeti che hanno parlato nel nome del Signore" (Gc 5,10) ci invita la lettera di Giacomo.
Eppure anche i profeti e aggiungerei anche i nostri santi e ancor di più Maria, la madre di Gesù, hanno vissuto grandi fasi della loro vita nello sconforto, nel buio, in un ostinato affidamento. Neanche per loro tutto è stato sempre chiaro. Come possiamo pretenderlo per noi?

Lo stesso Giovanni il Battista, ha bisogno di ulteriori conferme, pur avendo riconosciuto per Grazia Gesù come l'Agnello di Dio che toglie il peccato del mondo (Gv 1,29-34), pur avendolo battezzato nel fiume Giordano e avendo assistito al segno della discesa dello Spirito Santo come una colomba dal cielo che si è posata su Gesù.
Pure Giovanni ha bisogno di ulteriori conferme, mandando a dirgli: "Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?" (Mt 11.3).
E Gesù non offre una risposta diretta; gli ricorda e gli offre quei segni ai quali non aveva pensato o non aveva rivolto l'adeguata attenzione: "i ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciato il Vangelo (Mt 11,5).

Poniamo attenzione alla nostra vita in maniera intelligente. Non lasciamoci trasportare dalle ansie e non lasciamoci neanche schiacciare dalle legittime e autentiche responsabilità che ci siamo assunti nella nostra vita.
Talvolta i segni di Dio sono proprio sotto il nostro naso e non riusciamo a coglierli nella loro efficace sostanza.

 

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