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padre Antonio Rungi

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III Domenica di Avvento (Anno A) - Gaudete (11/12/2016)

Vangelo: Mt 11,2-11 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, 2Giovanni, che era in carcere, avendo sentito parlare delle opere del Cristo, per mezzo dei suoi discepoli mandò 3a dirgli: «Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?». 4Gesù rispose loro: «Andate e riferite a Giovanni ciò che udite e vedete: 5i ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciato il Vangelo. 6E beato è colui che non trova in me motivo di scandalo!».

7Mentre quelli se ne andavano, Gesù si mise a parlare di Giovanni alle folle: «Che cosa siete andati a vedere nel deserto? Una canna sbattuta dal vento? 8Allora, che cosa siete andati a vedere? Un uomo vestito con abiti di lusso? Ecco, quelli che vestono abiti di lusso stanno nei palazzi dei re! 9Ebbene, che cosa siete andati a vedere? Un profeta? Sì, io vi dico, anzi, più che un profeta. 10Egli è colui del quale sta scritto:

Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero,

davanti a te egli preparerà la tua via.

11In verità io vi dico: fra i nati da donna non è sorto alcuno più grande di Giovanni il Battista; ma il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui.

La terza domenica di Avvento ha una sua specificità liturgica. Si chiama la domenica della gioia, perché la parola di Dio è incentrata sull'attesa del Messia, che porta gioia e vita a chi lo aspetta con amore e in Lui vede la realizzazione delle proprie aspettative.
L'antifona d'ingresso della liturgia della messa di oggi, ci fa pregare con queste splendide parole di speranza cristiana e di fiducia piena nel Signore che viene: "Rallegratevi sempre nel Signore: ve lo ripeto -ricorda l'Apostolo Paolo ai cristiani di Filippi - rallegratevi, il Signore è vicino".
Considerato il tempo che ci separa dal Natale 2016 non possiamo non accogliere questo invito alla gioia per la prossima venuta del Salvatore nell'annuale celebrazione liturgica del mistero dell'Incarnazione.

Gesù che è venuto nella storia umana non solo l'ha cambiato nella forma, ma soprattutto nella sostanza di un messaggio d'amore e di pace che Egli stesso porta a compimento con la sua morte e risurrezione. Il bambino della grotta di Betlemme è lo stesso Cristo che sale al Calvario e muore in croce per redimere l'umanità dai sui peccati.
In questo messaggio di salvezza un posto privilegiato l'hanno i poveri e gli ultimi, in quanto Gesù viene su questa terra anche per alleviare le sofferenze di chi non contava e non conta in un mondo basato solo sul proprio tornaconto. Questo clima di gioia e di speranza si respira già accostandoci alla prima lettura di questa domenica, tratta dal profeta Isaia, il profeta dell'Avvento per eccellenza.
Infatti, i primi versetti del testo che ascoltiamo oggi ci introducono nel clima di gioia con parole che toccano il cuore e la mente di chi è sensibile al discorso di Dio e si lascia prendere per mano dall'Onnipotente e buon Signore. Si rallegrino il deserto e la terra arida. Esulti e fiorisca la steppa...Irrobustite le mani fiacche, rende salde le ginocchia vacillanti.... Coraggio, non temete, viene il nostro Dio...Egli viene a salvarci.. Felicità perenne splenderà sul nostro capo, gioia e felicità ci inseguiranno ed andranno definitivamente via la tristezza e il pianto.
Per chi ha fede e fiducia nel Signore, tutto questo avviene davvero ogni volta che ci accostiamo al Natale annuale con la consapevolezza che la vera festa sta nel sperimentare una gioia profonda nell'incontrare il Signore nella sua parola, nel suo perdono, nell'eucaristia, in una vita fatta di amore e dedizione verso gli altri. Dio è provvido e sostegno per tutti, specialmente per quanti sono nel bisogno di qualsiasi genere. Egli è la misericordia e guarda con amore tutti i suoi figli bisognosi di tutto, come ci ricorda il salmo responsoriale, tratto dal Salmo 145.

Nella seconda lettura di oggi, l'apostolo Giacomo, che in questa domenica terza di Avvento, viene in nostro soccorso con i suoi scritti di grande respiro umanitario e solidaristico, ma anche mettendoci in guardia da ogni ipocrisia e falsa attesa del Messia.
In ragione di questa imminente venuta, che per noi è il Santo Natale 2016, non dobbiamo lamentarci gli uni degli altri, come, purtroppo, normalmente facciamo in tutti gli ambienti di vita umana e sociale; bisogna avere pazienza, costanza e capacità vera di sopportazione, prendendo a modello di tali atteggiamenti i profeti, che hanno parlato nel nome del Signore.
Tre parole e tre impegni prossimi alla solennità del Natale dobbiamo assumerci con sincerità: fedeltà, coraggio e sopportazione.

Per essere aiutati in questo itinerario pre-natalizio, possiamo assumere come ulteriore modello di comportamento, Giovanni Battista che nuovamente sale in cattedra, come maestro dell'Avvento, per indicarci la strada che porta al riconoscimento di Gesù come Messia e Salvatore.
E' Gesù stesso che esalta la figura di Giovanni Battista nel testo del Vangelo di Matteo che oggi ascoltiamo: Giovanni Battista è per Gesù, più di un profeta, è il suo messaggero, che è stato chiamato a preparare la via al Signore che viene. Giovanni Battista, tra i nati di donna, non ve ne è uno più grande di lui. Tuttavia, pur essendo di grande statura morale e spirituale, davanti al Signore, Redentore e Salvatore, il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui. Come dire, che chi si lascia toccare dalla grazia di Dio ed entra in comunione con il Signore, diventa grande non agli occhi del mondo, ma agli occhi di Dio, perché è santo già in questa vita. Alla luce di queste parole sante dette da Gesù ai discepoli di Giovanni che, inviati dal Signore, vogliono sapere se era lui l'atteso Messia, non c'è altro da fare che mettersi all'opera per essere annunciatori di gioia e di vita in una società dove la gioia è poca vissuta e la vita per nulla amata e difesa, spesso è maltrattata e vilipesa. Gesù che sana i malati, guarisce e conforta gli afflitti è il Dio della vita che viene a portare agli uomini la parola della gioia e della bontà immensa del Padre celeste. Sia questa la nostra umile preghiera nel giorno del Signore, nel quale siamo invitati ad assaporare la vera gioia e ad allontanare tristezze e malinconie nella nostra vita: Sostieni, o Padre, con la forza del tuo amore il nostro cammino incontro al colui che viene e fa' che, perseverando nella pazienza e nell'amore di Cristo, maturiamo in noi il frutto della fede ed accogliamo con rendimento di grazie il vangelo della gioia.

A Maria, Madre della gioia, che in questi giorni scorsi abbiamo festeggiato con il titolo di Immacolata, chiediamo il dono di vivere nella gioia e di portare gioia.
E con umiltà profonda diciamo, attraverso Maria, ci rivolgiamo a Dio con queste parole: "Signore fa' che la mia fede sia gioiosa e dia pace e letizia al mio spirito e lo abiliti all'orazione con Dio e alla consacrazione con gli uomini".

 

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