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TESTO Commento su Matteo 21,1-9

don Michele Cerutti

IV domenica T. Avvento (Anno A) (04/12/2016)

Vangelo: Mt 21,1-9 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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1Quando furono vicini a Gerusalemme e giunsero presso Bètfage, verso il monte degli Ulivi, Gesù mandò due discepoli, 2dicendo loro: «Andate nel villaggio di fronte a voi e subito troverete un’asina, legata, e con essa un puledro. Slegateli e conduceteli da me. 3E se qualcuno vi dirà qualcosa, rispondete: “Il Signore ne ha bisogno, ma li rimanderà indietro subito”». 4Ora questo avvenne perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta:

5Dite alla figlia di Sion:

Ecco, a te viene il tuo re,

mite, seduto su un’asina

e su un puledro, figlio di una bestia da soma.

6I discepoli andarono e fecero quello che aveva ordinato loro Gesù: 7condussero l’asina e il puledro, misero su di essi i mantelli ed egli vi si pose a sedere. 8La folla, numerosissima, stese i propri mantelli sulla strada, mentre altri tagliavano rami dagli alberi e li stendevano sulla strada. 9La folla che lo precedeva e quella che lo seguiva, gridava:

«Osanna al figlio di Davide!

Benedetto colui che viene nel nome del Signore!

Osanna nel più alto dei cieli!».

In questa quarta domenica d'Avvento respiriamo la gioia di Gerusalemme per l'ingresso del suo Messia. Siamo chiamati di più a riscoprire la gioia. Penso che il compito più importante in questo tempo di Avvento è vivere con più entusiasmo la nostra fede.
Occorre uscire dalla relazione con Dio come una serie di obblighi che assolviamo come timbrare il badge nel posto di lavoro.
Il cristiano è un uomo e donna di gioia. Questo termine non è da confondersi con allegria. L'allegria è sicuramente importante, ma la gioia lo è ancor di più perché non è congiunturale è più profonda mentre l'allegria rischia di trasformarsi in superficialità.
La gioia si fonda nella sicurezza che Gesù è con noi e con il Padre e per questo non va assolutamente trattenuta anzi va predicata, annunziata e allunga la strada anzi l'allarga.
Santi tristi non esistono. Penso alle vite di San Tommaso Moro, San Filippo Neri o del don Bosco sono state traboccanti di gioia. Essi ci offrono una teologia della gioia.
Questa gioia deve essere più matura di quello degli abitanti di Gerusalemme perché si fanno trasportare dal momento, ma poi di li a poco si accorderanno con i potenti romani e i sommi sacerdoti per condannarlo a morte.
Questa gioia fondandosi su Gesù non cerca ricompense umane di successo, di popolarità perché è insita nel cristiano stesso. La gioia è una dimensione da riscoprire, ma io direi anche da invocare.
Permettemi un pensiero mariano in questo tempo di Novena all'Immacolata.
La gioia va invocata attraverso Maria perché Ella è Letizia di Israele, ma perché Ella essendo la Madre del Figlio di Dio è venuto per darci la gioia e darcela in abbondanza e anche davanti alla profezia di Simeone sulla sorta del Bimbo presentato al Tempio è madre felice.
Ella ci dimostra che nel cuore di una madre la gioia e il dolore non si escludono e sicuramente il primo alleluia pasquale è sgorgato dal cuore dell'Immacolata.
Con Lei si impara a essere felici perché Ella ha sperimentato che Nulla è impossibile a Dio tanto da farle sgorgare dal cuore il Magnificat.

 

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