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TESTO Fate dunque un frutto degno della conversione

don Simone Salvadore

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II Domenica di Avvento (Anno A) (04/12/2016)

Vangelo: Mt 3,1-12 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 3,1-12

1In quei giorni venne Giovanni il Battista e predicava nel deserto della Giudea 2dicendo: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino!».

3Egli infatti è colui del quale aveva parlato il profeta Isaia quando disse:

Voce di uno che grida nel deserto:

Preparate la via del Signore,

raddrizzate i suoi sentieri!

4E lui, Giovanni, portava un vestito di peli di cammello e una cintura di pelle attorno ai fianchi; il suo cibo erano cavallette e miele selvatico.

5Allora Gerusalemme, tutta la Giudea e tutta la zona lungo il Giordano accorrevano a lui 6e si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati.

7Vedendo molti farisei e sadducei venire al suo battesimo, disse loro: «Razza di vipere! Chi vi ha fatto credere di poter sfuggire all’ira imminente? 8Fate dunque un frutto degno della conversione, 9e non crediate di poter dire dentro di voi: “Abbiamo Abramo per padre!”. Perché io vi dico che da queste pietre Dio può suscitare figli ad Abramo. 10Già la scure è posta alla radice degli alberi; perciò ogni albero che non dà buon frutto viene tagliato e gettato nel fuoco. 11Io vi battezzo nell’acqua per la conversione; ma colui che viene dopo di me è più forte di me e io non sono degno di portargli i sandali; egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. 12Tiene in mano la pala e pulirà la sua aia e raccoglierà il suo frumento nel granaio, ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile».

"Convertitevi perché il regno dei cieli è vicino!"(Mt 3,2): così inizia il Vangelo di questa domenica.
E' come se ci dicesse: "ritornate ad amare veramente" senza presumere o pretendere di conoscere a priori come questo si possa realizzare. Non ponete delle condizioni, non accampate diritti o pretese ("e non crediate di poter dire dentro di voi: abbiamo Abramo per padre" Mt 3,9).
Cosa abbiamo mai capito noi della vita?
Cosa potremmo chiedere realmente di ciò che ci è autenticamente necessario?
Ogni cosa sarebbe insufficiente e relativa, perché non abbiamo neanche la capacità di intuire e trovare veramente e autonomamente la strada della pace del nostro cuore.
Ogni volta cadiamo nello sconforto, nello sgomento, vivendo la tristezza della nostra insufficienza e della nostra paura.

Ciò di cui abbiamo bisogno infatti è ritornare a conoscere quale sia la nostra vera vocazione: riuscire a donare noi stessi.
La vera gioia infatti si sperimenta non nel chiedere qualcosa che neanche noi sappiamo con certezza sia capace di colmare la nostra ansia di vivere, ma nel ritornare a dare, a donare noi stessi, ad amare veramente.
Quello che abbiamo perso è proprio questa nostra indole, questa nostra capacità, che dice ed esprime la nostra vera identità.

Quante volte abbiamo sperimentato il deserto e la solitudine di non vivere l'amore, di non essere realmente significativi per nessuno? Quante volte non abbiamo compreso che è da questa radice che è nata la nostra dispersione, la nostra assurda pretesa di cercare un'autonoma, vorace, irrispettosa e distruttiva affermazione di noi stessi?
"Razza di vipere! Chi vi ha fatto credere di poter sfuggire all'ira imminente?" (Mt 3,7).

Risposta: un bambino indifeso, rifiutato.
Un bambino che non ha trovato accoglienza, confinato ai margini dell'umanità, in una ruvida greppia dentro una grotta.
Un bambino crocifisso nella sua maturità su un ruvido legno.
Un bambino capace di scaldare nuovamente con il fuoco dello Spirito del suo Amore ("egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco" Mt 3,11), il gelido freddo di una vita senza senso.
È lui che ci ha fatto vivere la nostalgia dell'Amore, che ha risuscitato in noi la consistenza, la certezza, la fiducia, la speranza, l'eternità di un Amore che era sepolto nel profondo del nostro cuore.
È quel bambino - Figlio di Dio - che ci ha dato voce, che ci ha dato dignità, che ci ha dato libertà, che ci ha dato grandezza e ci ha dato la capacità di potere pensare liberamente e dignitosamente soprattutto, la libertà di poter amare, donandoci completamente, come Lui.
Perché abbiamo compreso che è soltanto in questa maniera che noi arriviamo alla vera gioia, che non è nel chiedere ma nel dare; nel prendere coscienza e sperimentare il nostro valore, nell'essere da lui amati e nel dare noi stessi per amore e con amore.
Questo è il frutto degno della nostra conversione.
Lo offriamo a te Bambino e Signore Gesù.

 

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