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TESTO I verbi del Messia. E i nostri?

don Angelo Casati  

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III domenica T. Avvento (Anno A) (27/11/2016)

Vangelo: Mt 11,2-15 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 11,2-15

2Giovanni, che era in carcere, avendo sentito parlare delle opere del Cristo, per mezzo dei suoi discepoli mandò 3a dirgli: «Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?». 4Gesù rispose loro: «Andate e riferite a Giovanni ciò che udite e vedete: 5i ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciato il Vangelo. 6E beato è colui che non trova in me motivo di scandalo!».

7Mentre quelli se ne andavano, Gesù si mise a parlare di Giovanni alle folle: «Che cosa siete andati a vedere nel deserto? Una canna sbattuta dal vento? 8Allora, che cosa siete andati a vedere? Un uomo vestito con abiti di lusso? Ecco, quelli che vestono abiti di lusso stanno nei palazzi dei re! 9Ebbene, che cosa siete andati a vedere? Un profeta? Sì, io vi dico, anzi, più che un profeta. 10Egli è colui del quale sta scritto:

Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero,

davanti a te egli preparerà la tua via.

11In verità io vi dico: fra i nati da donna non è sorto alcuno più grande di Giovanni il Battista; ma il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui. 12Dai giorni di Giovanni il Battista fino ad ora, il regno dei cieli subisce violenza e i violenti se ne impadroniscono. 13Tutti i Profeti e la Legge infatti hanno profetato fino a Giovanni. 14E, se volete comprendere, è lui quell’Elia che deve venire. 15Chi ha orecchi, ascolti!

Ogni volta che leggo l'inizio di questo brano di Matteo mi riempio di domande. Sarei tentato di dire che rasentiamo l'incredibile. Sì, ci sembra incredibile che abbia dei dubbi su Gesù proprio lui, Giovanni, il Battista, proprio lui che lo aveva indicato come il Messia con parole inequivocabili. Ora dal carcere manda a dire: "Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?".

Un dubbio! Eppure, al dire di Gesù, "Tra i nati di donna non è sorto nessuno più grande di Giovanni il Battista". Dopo un primo momento di sconcerto, mi sono detto che questa è la vita. Noi spesso dividiamo tutto in bianco o nero. E invece no, non è tutto così diviso e distinto. Mi sono detto: "Ma è poi così vero che io non ho dubbi? O non ho momenti di dubbio? Sono io forse migliore del Battista? E poi, per lui forse erano state le ombre del carcere a ingigantire la domanda. Ma ciò che stupisce ancor più nella domanda del Battista è da dove nasce la perplessità.

Rileggiamo: "avendo sentito parlare delle opere del Cristo". Ma come? "Passava beneficando e sanando"! Le sue erano le opere della misericordia. Come è possibile che fossero proprio queste a fare problema? A fare scandalo. Di solito ci si scandalizza della disumanità, non dell'umanità! Eppure nella cerchia dei discepoli di Giovanni si faceva strada, era in crescita, un senso di disillusione.

Ma che cosa aveva fatto di così strano Gesù? Matteo ha finito da poco di raccontare le guarigioni operate da Gesù, guarigioni fisiche e morali. E sono proprio queste le opere che fanno scandalo. Proprio loro, i discepoli di Giovanni, si erano sentiti disorientati vedendo Gesù nella casa di Matteo a tavola con pubblicani e peccatori e non avevano mancato di dirgli tutta la loro disapprovazione. Gli dissero - è scritto - "perché noi e i farisei digiuniamo molte volte mentre i tuoi discepoli non digiunano? (Mt 9,14). Quasi dicessero. "Non c'è più religione!". Ed erano andati a dirlo a Giovanni in carcere! Di qui il dubbio e la domanda.

Ebbene direi: benedetta anche la domanda. Che permette a Gesù di precisare la sua vera identità. Chi è Gesù? Anche a questo proposito, vorrei dirvi che non solo ai discepoli di Giovanni, ma anche a noi può capitare che si appanni nel tempo, o in certi momenti della vita, l'identità di Gesù. Può capitare anche a me. Che ogni volta che celebro dico: "Tu solo il Signore, tu solo l'Altissimo, Gesù Cristo!".

Ma poi forse mi dimentico di chiedermi: In che senso "Signore", in che senso "Altissimo"? Nel senso che davano i discepoli di Giovanni alla figura del Messia o nel senso che dava alla parola Gesù? Come si definiva lui? Ebbene lui non si affidava a definizioni dogmatiche, lui rimandava alle opere. Sei tu? "Andate a riferire a Giovanni quello che udite e vedete: i ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, il lebbrosi sono purificati, ai poveri è annunciato il vangelo. E beato colui che non trova motivo di scandalo".

Loro si scandalizzavano per uno che mangiava con i peccatori, era lo scandalo della misericordia. Tu solo l'altissimo! Certo, ma l'Altissimo si era abbassato. Tu solo il Signore! Certo, ma il Signore si era fatto servo, era uno che si prendeva cura di ciechi, di zoppi, di lebbrosi, di poveri. Voi mi capite. Se qualcuno mi dicesse. "Dimmi qualcosa di Gesù", io stando alle sue parole dovrei dire: è uno che apre gli occhi ai ciechi, uno che fa camminare gli zoppi, uno che guarisce i lebbrosi, uno che fa sperare i poveri"! Chiaro, no? Sulle parole si può equivocare, ma sulle opere no.

Qualche volta - ve lo confesso - mi sfiora una domanda: "Perché nelle nostre risposte del passato circa l'identità di Gesù non entravano quaisi mai questi verbi che secondo Gesù fanno la sua identità?". Uno che si prendeva cura di ciechi, zoppi, lebbrosi, poveri! Uno che era segno vivente della misericordia. Sottolineo la parola "misericordia", perché oggi la lettera ai Romani ricordava che pagani e giudei, tutti, sono come avvolti dalla misericordia.

Tutti bisognosi di misericordia, io per il primo. Ho bisogno che Gesù mi guardi con occhi buoni, di misericordia. E di questo sguardo essere stupito. Essere grato. Perché anch'io sono in qualche misura cieco, in qualche misura zoppo, in qualche misura lebbroso, anch'io in qualche misura un poveraccio. Ma c'è anche chi si scandalizza. Possibile direte voi: ci si può scandalizzare della misericordia di Dio? Sì, oggi sembra di vedere riaccadere lo scandalo dei tempi del Battista.

E a gridare allo scandalo, come allora, quelli che vorrebbero richiudere Dio e il suo Messia in un'altra immagine, potente, minacciosa. Forse qualcuno di voi ricorda come finiva il vangelo della scorsa domenica, parole del Battista sul Messia in arrivo: "Tiene in mano la pala per pulire la sua aia e per raccogliere il frumento nel suo granaio; ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile".

Gesù non si riconosce, rimanda ad altro. Ebbene non è forse vero che In questi giorni abbiamo sentito qualcuno gridare allo scandalo per la lettera del Papa a conclusione dell'anno santo? Lettera che ha come titolo "Misericordia et misera". "Misericordia et misera" - scrive papa Francesco - "sono le due parole che sant'Agostino utilizza per raccontare l'incontro tra Gesù e l'adultera (cfr Gv 8,1-11).

Non poteva trovare espressione più bella e coerente di questa per far comprendere il mistero dell'amore di Dio quando viene incontro al peccatore: "Rimasero soltanto loro due: la misera e la misericordia" (...) Questa pagina del Vangelo può a buon diritto essere assunta come icona di quanto abbiamo celebrato nell'Anno Santo, un tempo ricco di misericordia, la quale chiede di essere ancora celebrata e vissuta nelle nostre comunità".

Celebrare la misericordia - lo facciamo anche in questa eucaristia - ma anche vivere la misericordia, rivivere nel quotidiano i gesti di Gesù. Certo non sono alla nostra portata i miracoli. Ma questo non è un alibi per sfuggire al bene che è alla nostra portata ogni giorno "Di quotidiano" scrive Gabriella Caramore nel suo ultimo libro - "La vita non è il male" - "di quotidiano è fatta la nostra vita Essa accade tutti i giorni E pure il bene è tessuto di quotidianità. Può anche prendere apparenze eroiche, ma per lo più si esprime in modo spoglio, senza enfasi".

Celebrare i gesti di Gesù. E poi riviverli, senza enfasi, nella quotidianità della vita.

 

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