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TESTO Le profezie adempiute

don Walter Magni  

III domenica T. Avvento (Anno A) (27/11/2016)

Vangelo: Mt 11,2-15 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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2Giovanni, che era in carcere, avendo sentito parlare delle opere del Cristo, per mezzo dei suoi discepoli mandò 3a dirgli: «Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?». 4Gesù rispose loro: «Andate e riferite a Giovanni ciò che udite e vedete: 5i ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciato il Vangelo. 6E beato è colui che non trova in me motivo di scandalo!».

7Mentre quelli se ne andavano, Gesù si mise a parlare di Giovanni alle folle: «Che cosa siete andati a vedere nel deserto? Una canna sbattuta dal vento? 8Allora, che cosa siete andati a vedere? Un uomo vestito con abiti di lusso? Ecco, quelli che vestono abiti di lusso stanno nei palazzi dei re! 9Ebbene, che cosa siete andati a vedere? Un profeta? Sì, io vi dico, anzi, più che un profeta. 10Egli è colui del quale sta scritto:

Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero,

davanti a te egli preparerà la tua via.

11In verità io vi dico: fra i nati da donna non è sorto alcuno più grande di Giovanni il Battista; ma il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui. 12Dai giorni di Giovanni il Battista fino ad ora, il regno dei cieli subisce violenza e i violenti se ne impadroniscono. 13Tutti i Profeti e la Legge infatti hanno profetato fino a Giovanni. 14E, se volete comprendere, è lui quell’Elia che deve venire. 15Chi ha orecchi, ascolti!

Ascoltando la Parola di Dio della III domenica di Avvento, s'intuisce cos'è la gioia e la fatica del credere. Credere in Gesù di Nazareth, come Signore e Salvatore nostro, implica che si passi anche attraverso l'esperienza del dubbio e dello scandalo. Per questo Gesù, rispondendo ai discepoli del Battista che gli erano stati mandati, enuncia la beatitudine di chi ha il coraggio di continuare a credere in Lui: "e beato è colui che non trova in me motivo di scandalo!".

Un profeta in crisi
Anzitutto il Vangelo nota che il Battista era stato incarcerato da Erode, perché accusato da lui pubblicamente d'essersi impadronito della moglie di suo fratello. Ed è proprio stando in carcere che Giovanni il Battista comincia a capire che quello stesso Gesù che lui aveva identificato come il Cristo, non corrispondeva più all'idea di Messia che il popolo di Israele stava aspettando. Per il quale addirittura stava pagando di persona. Da quando Gesù di Nazareth aveva cominciato a predicare, S'era riferito a una messianicità sin troppo sbilanciata sui poveri e gli emarginati. Tutta brava gente che non poteva però far parte di un esercito in grado di scacciare gli oppressori del popolo eletto. Poveri miracolati certo, ma inutili. E proprio per questo amati e prediletti da Gesù: "andate e riferite a Giovanni ciò che udite e vedete: i ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciato il Vangelo". Giovanni il Battista non sa più cosa pensare, in quale Messia credere. Questa predilezione di Gesù per i poveri risponde a quanto i profeti avevano preannunciato a riguardo del Messia? Non c'è il rischio di trovarci davanti a un imbroglione come tanti ce ne sono stati? Del resto, anche a lui era stato data la possibilità di spacciarsi per il Messia, quando dei sacerdoti venuti dal tempio gli avevano domandato: "‘Chi sei tu?'. Egli confessò e non negò, e confessò: ‘Io non sono il Cristo'" (Gv 1,19-20).

La fatica di credere
Così Giovanni gli fa una domanda diretta: "Sei tu colui che deve venire o dobbiamo attenderne un altro?". Una domanda che consola anche noi, che spesso fatichiamo a credere. Se una roccia come lui, che sapeva sfidare il vento del deserto - anche per Gesù era più di un profeta -, viene preso dal dubbio, allora c'è spazio anche per noi davanti a Gesù. Del resto, proprio Giovanni aveva chiamato Gesù con un titolo carico di tenerezza: l'"Agnello di Dio" (Gv 1,29).
Ci sono giorni nei quali gridiamo con sicurezza la nostra fede. Poi, sappiamo che non tutti i giorni sono uguali e arrivano quelli nei quali ci sentiamo messi alla prova dal dubbio e persino dalla paura. Come, dunque, poteva non esserlo anche il Battista? Lui, che aveva annunciato il Messia con immagini anche pesanti e minacciose. Come quella del Messia giudice, che avrebbe separato finalmente il grano dalla paglia. Tentazione risorgente nella chiesa, quella di voler separare e distinguere, superando talvolta anche la propria competenza. Ma ora Giovanni, stando in carcere, sente dire che Gesù non separa i giusti dai peccatori. Anzi i peccatori li va a cercare e addirittura si siede a tavola con loro. Qualcuno insinua che sia più amico dei pubblicani e dei peccatori, che dei sacerdoti del Tempio. Giovanni non sa più cosa pensare. Se il Messia dovrebbe bruciare "la pula con fuoco inestinguibile", perché Gesù rimprovera duramente i Suoi discepoli che invocano fuoco sulla città che L'ha rifiutato? Quale Messia sto aspettando? A quale Messia devo credere?

In ascolto dell'evangelo
Altro è la fede frutto di tradizioni, di libri letti, di catechesi ascoltate e di ragionamenti fatti, e altro è la fede che ha il volto di una persona con la quale ti devi confrontare anzitutto per quello che fa. Perché ciò che conta è proprio la risposta che Gesù rimanda Giovanni. Una risposta che non confida anzitutto nelle parole, ma che parla di fatti. Che descrive una serie di azioni che insieme fanno una bella notizia, un Evangelo che, accolto, ti carica di gioia: "andate e riferite a Giovanni ciò che udite e vedete". Anche a noi capita di dire che anzitutto "contano i fatti". Ma spesso di tratta del nostro modo di fare che pure si presta a qualche equivoco, a qualche fraintendimento. Dove qualche modifica, qualche aggiustatina la si può e la si dovrebbe anche fare. Gesù, invece, non arretra di un centimetro a riguardo del Suo fare. Lui è così e Lui agisce così, da Messia riconosciuto o non riconosciuto. Solo in quel modo Lui ama e salva la gente. Lui fa cose che non minacciano, che non impongono, che non intendono scandalizzare nessuno. Solo guariscono e consolano. Lui ama far star bene la gente. Non è questo un grande motivo di gioia? Perché Gesù anche se vede le tue debolezze non te le rinfaccia, se intuisce la tua stanchezza, subito Se ne fa carico. Come anche Isaia aveva affermato: "anche i giovani faticano e si stancano, gli adulti inciampano e cadono". Ecco perché il Signore viene: per irrobustire le mani fiacche e rendere salde le ginocchia vacillanti (40,30-31). Sant'Ambrogio scriveva pure lui: "Nessuno può strappare da te Cristo, se tu stesso non ti strappi da lui".

 

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