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TESTO I Giovanni Battista di oggi

don Michele Cerutti

II domenica T. Avvento (Anno A) (20/11/2016)

Vangelo: Lc 3,1-18 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 3,1-18

1Nell’anno quindicesimo dell’impero di Tiberio Cesare, mentre Ponzio Pilato era governatore della Giudea, Erode tetrarca della Galilea, e Filippo, suo fratello, tetrarca dell’Iturea e della Traconìtide, e Lisània tetrarca dell’Abilene, 2sotto i sommi sacerdoti Anna e Caifa, la parola di Dio venne su Giovanni, figlio di Zaccaria, nel deserto. 3Egli percorse tutta la regione del Giordano, predicando un battesimo di conversione per il perdono dei peccati, 4com’è scritto nel libro degli oracoli del profeta Isaia:

Voce di uno che grida nel deserto:

Preparate la via del Signore,

raddrizzate i suoi sentieri!

5Ogni burrone sarà riempito,

ogni monte e ogni colle sarà abbassato;

le vie tortuose diverranno diritte

e quelle impervie, spianate.

6Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio!

7Alle folle che andavano a farsi battezzare da lui, Giovanni diceva: «Razza di vipere, chi vi ha fatto credere di poter sfuggire all’ira imminente? 8Fate dunque frutti degni della conversione e non cominciate a dire fra voi: “Abbiamo Abramo per padre!”. Perché io vi dico che da queste pietre Dio può suscitare figli ad Abramo. 9Anzi, già la scure è posta alla radice degli alberi; perciò ogni albero che non dà buon frutto viene tagliato e gettato nel fuoco».

10Le folle lo interrogavano: «Che cosa dobbiamo fare?». 11Rispondeva loro: «Chi ha due tuniche ne dia a chi non ne ha, e chi ha da mangiare faccia altrettanto». 12Vennero anche dei pubblicani a farsi battezzare e gli chiesero: «Maestro, che cosa dobbiamo fare?». 13Ed egli disse loro: «Non esigete nulla di più di quanto vi è stato fissato». 14Lo interrogavano anche alcuni soldati: «E noi, che cosa dobbiamo fare?». Rispose loro: «Non maltrattate e non estorcete niente a nessuno; accontentatevi delle vostre paghe».

15Poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo, 16Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. 17Tiene in mano la pala per pulire la sua aia e per raccogliere il frumento nel suo granaio; ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile».

18Con molte altre esortazioni Giovanni evangelizzava il popolo.

Il Vangelo in questa domenica si apre con un scenario politico-sociale della Palestina, prima della nascita di Gesù, piuttosto difficile e complesso. Si parla di una occupazione da parte dei Romani con figure atte a rappresentare il governo di Roma nella regione. Uno scenario di oppressione per quelle popolazioni che respiriamo anche noi che leggiamo questi versetti.
Tuttavia il Signore anche in un contesto come quello presentato continua a operare. La figura del Battista, del precursore si inserisce in questo panorama.
Pensiamo agli scenari scuri che la storia ci presenta eppure davanti a quel terrore il Signore sa mandare uomini e donne che rappresentano spiragli di luce. Il Battista rappresenta questo spiraglio.
Penso a figure che in mezzo a difficoltà non si sono sottratte dalla responsabilità di annunciare, come don Ernest Simoni, un sacerdote dell'Albania che il Papa ha elevato a cardinale. Pensate Il 24 dicembre 1963, dopo la celebrazione della Messa di Natale, fu arrestato dalle autorità comuniste, con l'accusa di aver celebrato Messe a suffragio del presidente americano John Fitzgerald Kennedy, assassinato pochi mesi prima. Incarcerato e torturato, venne condannato a morte, ma la pena fu successivamente commutata in 25 anni di prigionia e lavori forzati. Durante gli anni del carcere fu per i compagni di prigionia come un padre spirituale. Una nuova condanna a morte venne emessa nei suoi confronti nel 1973, con l'accusa di aver istigato una sommossa, ma la testimonianza a favore di uno dei suoi carcerieri fece sì che, ancora una volta, la condanna non venisse eseguita. Dopo 18 anni di lavori forzati, nel 1981 venne liberato, pur continuando ad essere considerato "nemico del popolo" dalle autorità del regime. Anche dopo la liberazione dalla prigionia fu comunque costretto a lavorare nelle fogne di Scutari. Durante tutto questo periodo continuò ad esercitare clandestinamente il ministero sacerdotale fino alla caduta del regime comunista nel 1990. Nell'Albania post-sovietica esercita il ministero di sacerdote in diversi villaggi, portando la sua testimonianza di sacerdote cattolico perseguitato e sopravvissuto al regime.
Non ci condizioni sfavorevoli all'annuncio: sempre, in ogni condizione, il cristiano è chiamato ad essere un segno.
Davanti allo scenario attuale caratterizzato dall'imperialismo relativista lo Spirito ha donato alla Chiesa prima il gesto profetico di Benedetto XVI. L'11 febbraio 2013 rimarrà una data significativa nella Storia della Chiesa questo Papa che ha voluto esprimere il suo servizio alto rinunciando a proseguire il suo cammino come successore di Pietro.
Il 13 marzo di quell'anno l'annuncio all'elezione di Pontefice di Francesco. Questo è il Papa che ha scardinato sistemi che ormai rischiavano di incancrenirsi nella Chiesa stessa. Nella società del compra, consuma e pensa a te stesso Bergoglio ha voluto donarci una controtendenza.
Francesco è il Battista di oggi che esorta tutti a vivere nella consapevolezza che la presenza dei poveri ci deve interpellare. Non basta difendere il crocifisso appeso nelle scuole, non basta difendere il presepe. Il cristiano è chiamato a vivere nella difesa dei crocifissi della storia come i migranti e nell'ospitare chi è senza un lavoro o senza una casa.
La sfida è vivere il cristianesimo come realtà della nostra vita. Non possiamo accontentarci di dirci solo cristiani siamo chiamati a vivere per ciò che ci vogliamo chiamare. Questa è la sfida di oggi.
Allora in questa preparazione al Santo Natale mettiamo il proposito certo di aumentare il fervore della nostra preghiera, di crescere nella nostra intimità con Dio, ma non solo per metterci a posto la coscienza in modo semplice, ma chiedendoci come metterci al servizio tutta la nostra spiritualità per servire i fratelli.
Si è molto preoccupati in questo periodo nel lanciarci in grandi progetti di fede. Questi sono autentici se al centro ci sono i fratelli. Non accontentiamoci delle sole preghiere per sentirci a posto ma concretizziamo il tutto con la nostra attenzione. La preghiera viviamola come carburante per vivere la carità.

 

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