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TESTO Attesa gioiosa di Colui che viene

padre Gian Franco Scarpitta  

I Domenica di Avvento (Anno A) (27/11/2016)

Vangelo: Mt 24,37-44 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 24,37-44

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 37Come furono i giorni di Noè, così sarà la venuta del Figlio dell’uomo. 38Infatti, come nei giorni che precedettero il diluvio mangiavano e bevevano, prendevano moglie e prendevano marito, fino al giorno in cui Noè entrò nell’arca, 39e non si accorsero di nulla finché venne il diluvio e travolse tutti: così sarà anche la venuta del Figlio dell’uomo. 40Allora due uomini saranno nel campo: uno verrà portato via e l’altro lasciato. 41Due donne macineranno alla mola: una verrà portata via e l’altra lasciata.

42Vegliate dunque, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà. 43Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora della notte viene il ladro, veglierebbe e non si lascerebbe scassinare la casa. 44Perciò anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo.

Attesa, venuta e gioia sono caratteristiche di questo periodo che stiamo iniziando a percorrere in comunione con tutta la Chiesa e nel quale si realizzerà per tutti (come ci auguriamo) un programma di preparazione e di predisposizione spirituale. Avvento è un termine che indica una venuta e allo stesso tempo che comporta anche un'attesa dinamica e costruttiva. Fra non molto giungeremo a contemplare il calendario con la data in rosso del 25 Dicembre e il nostro spirito ferve e si allieta, un po' come quando Carducci descrive l'entusiasmo e la gioia dei villici che stanno aspettando l'arrivo del giorno di San Martino mentre annusano "per le vie del borgo l'aspro odor dei vini... le anime a rallegrar". I nostri animi si incentivano di allegria man mano che trascorrono queste settimane che giungeranno alla suddetta data di Festa e a coronare questa gioia è lo splendore delle strade e delle vetrine dei negozi ammanniti di luci e di colori. Ecco perché si tratta di un'attesa di gioia e di contentezza, attesa di qualcosa che apporta un nuovo spessore alla nostra vita, che rompe l'ordinarietà.

Quando si attende il compimento di un evento triste o la realizzazione di qualcosa che sappiamo ci procurerà fastidio, dolore o sgomento, come il decesso di un amico o di un parente in fin di vita, piuttosto che aspettare si spasima, poiché si preferirebbe giungere a quell'appuntamento il più tardi possibile. La scadenza di una cambiale o di un termine di pagamento non giungeranno mai in ritardo e per ciò stesso il più delle volte le si aspetta con sdegno e disappunto; l'arrivo di una telefonata che sappiamo ci comunicherà pessime notizie o la comunicazione indubbia di un'ingiunzione di sfratto non si attendono certo con gioia ed entusiasmo, ma comportano un'attesa angosciosa e deprimente. Diverso invece è il caso in cui si aspetta l'arrivo di qualcosa che sappiamo con certezza che ci renderà contenti e che apporterà innovazione alla nostra vita, come ad esempio una sorpresa, un pacco regalo, la comunicazione della vincita di un concorso per un posto di lavoro... In questi casi l'attesa e la venuta si coniugano con la gioia.

E' il caso delle quattro settimane che ci si prospettano di fronte mentre ci troviamo a cavallo fra il mese di Novembre e quello di Dicembre: un periodo di attesa lieta e gioiosa di un evento unico e irripetibile che ci riguarderà come persone privilegiate, perché toccate da qualcosa di veramente straordinario: la nascita nella carne del nostro Salvatore, che è la realizzazione delle antiche speranze che si concretizzano in una certezza valida per tutte, il compimento definitivo di una promessa antesignana.

Di essa parla il profeta Isaia nella Prima Lettura di oggi, che tratteggia la novità apportata dal Salvatore in una nuova dimensione restaurata: "Spezzeranno le loro spade e ne faranno aratri, delle loro lance faranno falci; una nazione non alzerà più la spada contro un'altra nazione, non impareranno più l'arte della guerra." Si tratta della novità che apporterà la venuta del Messia e della quale usufruiranno tutti gli uomini e tutte le nazioni, per la quale anche a noi si rivolge l'invito ad alimentare la speranza guardando con fiducia all'avvenire.

L'Avvento ci invita alla gioia e alla letizia ragguagliandoci di un avvenimento che sta per compiersi come fatto risolutivo della nostra vita, che determinerà una novità assoluta nel privilegio del Figlio di Dio che umilia se stesso per far proprio lo stato di precarietà e di insufficienza che ci caratterizza tutti quanti come uomini: il privilegio di Dio che si fa uomo nel suo Verbo Gesù Cristo incarnato per assumere fino in fondo la nostra storia e partecipare attivamente della nostra vita. Tale privilegio è unico e irripetibile e costituisce il dono migliore che in assoluto il Padre poteva rivolgerci, ed è per questo che la nostra attesa non può non omettere ogni inquietitudine e mestizia: è il tempo certamente dell'impegno e della decisione risolutiva del bene e dell'abbandono della vita incolore di cui è capace solo il peccato, ma per ciò stesso ci si delinea come il tempo della novità di vita, del cambiamento, della rivoluzione da attuare verso noi stessi; di conseguenza è il tempo della gioia e della contentezza che deve caratterizzare questi giorni e che diventa sempre più fervente ed entusiasmante quando incoraggiato dal colore degli addobbi delle nostre strade e dalle vetrine ammannite dei negozi e delle pasticcerie. Perché infatti anche il clima esteriore della festa svolge il suo ruolo nel ravvivare la serenità dell'attesa, sempre che esso non dia alito alla smodatezza del consumismo, che tende a sostituire il vero obiettivo nonché il vero senso della gioia.

Certo l'Avvento non è solamente un periodo liturgico e non si esaurisce alle sole settimane di preparazione al 25 Dicembre. Esso riguarda infatti tutta la nostra vita e abbraccia, senza dispensarlo, ogni momento o avvenimento della nostra storia, poiché l'attesa del Signore è la vocazione fondamentale dell'uomo nonché la prospettiva di vita che si rinnova di giorno in giorno, in quanto la sua visita e la sua venuta sono una costante del nostro itinerario di tutti i giorni: Dio non cessa di cercare l'uomo e si fa trovare mentre noi lo cerchiamo e nel suo Figlio Gesù ci si propone come il passato di cui fare memoria, il presente sul quale concentrarsi con impegno e il futuro nel quale sperare e verso il quale incamminarci senza titubanza né trepidazione e infatti l'Avvento riguarda anche il nostro avvenire in Cristo, o meglio il nostro avvenire che è Cristo e il cui giudizio finale rivelerà giustizia piena e definitiva, come espresso nelle parole dello stesso Signore: "Così sarà anche la venuta del Figlio dell'uomo. Allora due uomini saranno nel campo: uno verrà portato via e l'altro lasciato. Due donne macineranno alla mola: una verrà portata via e l'altra lasciata." ad indicare che la giustizia di Dio, tanto sospirata dall'uomo, si rivelerà alla fine anche nei minimi particolari, senza trascurare alcun dettaglio e che il Signore renderà a ciascuno secondo il suo merito. Cosicché la celebrazione dell'Avvento liturgico ci sprona al riconoscimento dell'Avvento di Dio nel nostro quotidiano e ci predispone alla venuta finale del Signore all'epilogo della nostra storia presente, nell'uno e nell'altro caso predisponendoci ad un incontro amichevole con lui che non possiamo disattendere nelle nostre considerazioni.

 

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