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TESTO Come Cristo, servi di un amore misericordioso e gioioso

padre Antonio Rungi

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XXXIV Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) - Cristo Re (20/11/2016)

Vangelo: Lc 23,35-43 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 23,35-43

In quel tempo, [dopo che ebbero crocifisso Gesù,] 35il popolo stava a vedere; i capi invece lo deridevano dicendo: «Ha salvato altri! Salvi se stesso, se è lui il Cristo di Dio, l’eletto». 36Anche i soldati lo deridevano, gli si accostavano per porgergli dell’aceto 37e dicevano: «Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso». 38Sopra di lui c’era anche una scritta: «Costui è il re dei Giudei».

39Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!». 40L’altro invece lo rimproverava dicendo: «Non hai alcun timore di Dio, tu che sei condannato alla stessa pena? 41Noi, giustamente, perché riceviamo quello che abbiamo meritato per le nostre azioni; egli invece non ha fatto nulla di male». 42E disse: «Gesù, ricòrdati di me quando entrerai nel tuo regno». 43Gli rispose: «In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso».

La parola di Dio di questa solennità di Cristo Re dell'universo è particolarmente importante in quanto è conclusiva dell'anno liturgico e, quest'anno, è anche conclusiva dell'Anno Giubilare della Misericordia che abbiamo celebrato. Anno santo che Papa Francesco ha indetto per il nostro bene spirituale e per la nostra conversione all'amore misericordioso di Dio Padre, che nel Signore Morto e Risorto trova la manifestazione completa, perfetta e definitiva di questo immenso amore di Dio per l'umanità. Nel ringraziare il Signore per tutti i benefici che ci ha concesso in questo anno straordinario di grazia, ci mettiamo in ascolto della sua parola e ne facciamo tesoro per il proseguimento del nostro cammino verso l'eternità.

Nella prima lettura di questa solennità, tratta dal secondo libro di Samuele, ci viene presentata l'elezione di Davide a Re d'Israele. E' un momento molto importante nella storia del popolo eletto, questa individuazione e questa scelta, fatta su base popolare o tribale, come era prassi a quel tempo. La scelta non era causale e soprattutto ha un valore importantissimo ai fini del Messia che arriverà e che dovrà essere della stirpe di Davide. E Gesù, in linea storica, discende dalla stirpe di Davide, in quanto Giuseppe, padre putativo, ovvero legale, di Gesù, apparteneva alla stirpe di Davide. Nell'ingresso di Gesù a Gerusalemme, prima della sua passione e morte in croce, come ci ricorda, oggi, il brano del Vangelo, viene osannato come Figlio di Davide. Certamente il testo biblico che è alla nostra meditazione non è finalizzato solo per affermare la discendenza davidica di Gesù, ma anche per indicare in Cristo il vero ed unico Re dei Giudei, come giustamente Pilato fece scrivere sul cartello indicatore del condannato a morte sul vero Calvario della storia dell'umanità, quello del Golgota, dove Gesù muore in croce per tutti noi. Come Davide è stato consacrato Re, così Gesù è stato consacrato, Unto dal Padre e suo inviato nel mondo, per redimere l'umanità dai suoi peccati.

Nel brano della seconda lettura, tratto dalla lettera di san Paolo apostolo ai Colossési, viene sintetizzato il cammino della nostra redenzione, mediante l'opera salvifica di Cristo, unico redentore del mondo. "È lui che ci ha liberati dal potere delle tenebre e ci ha trasferiti nel regno del Figlio del suo amore, per mezzo del quale abbiamo la redenzione, il perdono dei peccati".
In Gesù comprendiamo la vera fisionomia di Dio, in quanto "Egli è immagine del Dio invisibile, primogenito di tutta la creazione, perché in lui furono create tutte le cose nei cieli e sulla terra, quelle visibili e quelle invisibili: Troni, Dominazioni, Principati e Potenze".
Al centro della creazione e al termine di essa, c'è Cristo, in quanto "tutte le cose sono state create per mezzo di lui e in vista di lui".
Gesù "è prima di tutte le cose e tutte in lui sussistono. Egli è anche il capo del corpo, della Chiesa. Egli è principio, primogenito di quelli che risorgono dai morti, perché sia lui ad avere il primato su tutte le cose". Il centro della creazione della redenzione è Gesù, in quanto è piaciuto "a Dio che abiti in lui tutta la pienezza e che per mezzo di lui e in vista di lui siano riconciliate tutte le cose, avendo pacificato con il sangue della sua croce sia le cose che stanno sulla terra, sia quelle che stanno nei cieli".

Nel brano del Vangelo, la regalità di Cristo è incentrata sul Golgota e nella Passione e Morte del Signore.
L'evangelista Luca nel racconto della passione di Cristo, si concentra proprio sulla sua regalità, ripotando non solo le espressioni della gente che era presente sul Golgota, ma anche su quella sintetica iscrizione fissata sul capo del condannato, in cui la motivazione era indicata nella sentenza: «Costui è il re dei Giudei».
Una regalità che diventa misericordia, perdono e riconciliazione per tutti, in quanto Gesù morto in croce, non è solo l'innocente per eccellenza, ma è il Figlio di Dio che si dona al Padre, in riscatto di tutti i nostri peccati e quelli del mondo intero. Ecco perché l'evangelista Luca, continua il suo racconto della morte in croce di Gesù con il dialogo che intercorre tra i due malfattori, crocifissi insieme a Gesù sul Golgota. Uno lo insultava, l'altro gli chiedeva misericordia e perdono. Al primo Gesù non replica, non risponde, gli parla il buon ladrone, dandogli il tempo necessario per la conversione, per il suo ripensamento e per la sua sincera volontà di pentirsi, ormai, alla fine della sua problematica esistenza, fatta di devianza nel comportamento. All'altro, a colui che si pente, Gesù risponde con la tenerezza del cuore di un Dio misericordioso, che proprio mentre sta per morire Lui e l'altro, dice parole consolanti della fede e per quanti credono fermamente nel perdono di Dio: «In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso».
La regalità di Cristo consiste nell'assicurare a ciascuno di noi un posto nel suo regno, non di questa terra, ma di quello del cielo.
Il paradiso è il vero e definito Regno di Dio, a cui tutti aspiriamo di arrivare, nella costruzione di un regno, che Gesù stesso è venuto ad instaurare ed inaugurare, nel quale si affermi la giustizia, la pace, la carità, la verità, l'amore, la vita, la grazia, la santità.
Per questo regno, già su questa terra, è un motivo di santo orgoglio lottare e morire, come hanno fatto tanti martiri della storia del cristianesimo, da quel momento in poi, in cui Gesù, "sacrificando se stesso immacolata vittima di pace sull'altare della Croce, operò il mistero dell'umana redenzione".

Con animo grato e riconoscente a Dio Padre, a Dio Figlio, a Dio Spirito Santo, in questo giorno di grazia speciale, vogliamo pregare il Signore con le bellissime parole della colletta della solennità di Cristo Re dell'Universo: "O Dio Padre, che ci hai chiamati a regnare con te nella giustizia e nell'amore, liberaci dal potere delle tenebre; fa' che camminiamo sulle orme del tuo Figlio, e come lui doniamo la nostra vita per amore dei fratelli, certi di condividere la sua gloria in paradiso".
Regnare nel cuore di Cristo è servire, fino al sacrificio supremo della propria vita, per amore dei fratelli che il Signore ha messo lungo il percorso della nostra esistenza terrena.
Esercitiamo la nostra regalità, acquisita per grazia, nel Battesimo e sul modello di Cristo, Re dell'universo diventiamo servi per amore di un amore misericordioso e gioioso per tutti gli uomini, che è il nostro universo umano e temporale.

 

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