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TESTO La venuta del Signore

don Walter Magni  

I domenica T. Avvento (Anno A) (13/11/2016)

Vangelo: Mt 24,1-31 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 24,1-31

1Mentre Gesù, uscito dal tempio, se ne andava, gli si avvicinarono i suoi discepoli per fargli osservare le costruzioni del tempio. 2Egli disse loro: «Non vedete tutte queste cose? In verità io vi dico: non sarà lasciata qui pietra su pietra che non sarà distrutta».

3Al monte degli Ulivi poi, sedutosi, i discepoli gli si avvicinarono e, in disparte, gli dissero: «Di’ a noi quando accadranno queste cose e quale sarà il segno della tua venuta e della fine del mondo».

4Gesù rispose loro: «Badate che nessuno vi inganni! 5Molti infatti verranno nel mio nome, dicendo: “Io sono il Cristo”, e trarranno molti in inganno. 6E sentirete di guerre e di rumori di guerre. Guardate di non allarmarvi, perché deve avvenire, ma non è ancora la fine. 7Si solleverà infatti nazione contro nazione e regno contro regno; vi saranno carestie e terremoti in vari luoghi: 8ma tutto questo è solo l’inizio dei dolori.

9Allora vi abbandoneranno alla tribolazione e vi uccideranno, e sarete odiati da tutti i popoli a causa del mio nome. 10Molti ne resteranno scandalizzati, e si tradiranno e odieranno a vicenda. 11Sorgeranno molti falsi profeti e inganneranno molti; 12per il dilagare dell’iniquità, si raffredderà l’amore di molti. 13Ma chi avrà perseverato fino alla fine sarà salvato. 14Questo vangelo del Regno sarà annunciato in tutto il mondo, perché ne sia data testimonianza a tutti i popoli; e allora verrà la fine.

15Quando dunque vedrete presente nel luogo santo l’abominio della devastazione, di cui parlò il profeta Daniele – chi legge, comprenda –, 16allora quelli che sono in Giudea fuggano sui monti, 17chi si trova sulla terrazza non scenda a prendere le cose di casa sua, 18e chi si trova nel campo non torni indietro a prendere il suo mantello. 19In quei giorni guai alle donne incinte e a quelle che allattano!

20Pregate che la vostra fuga non accada d’inverno o di sabato. 21Poiché vi sarà allora una tribolazione grande, quale non vi è mai stata dall’inizio del mondo fino ad ora, né mai più vi sarà. 22E se quei giorni non fossero abbreviati, nessuno si salverebbe; ma, grazie agli eletti, quei giorni saranno abbreviati.

23Allora, se qualcuno vi dirà: “Ecco, il Cristo è qui”, oppure: “È là”, non credeteci; 24perché sorgeranno falsi cristi e falsi profeti e faranno grandi segni e miracoli, così da ingannare, se possibile, anche gli eletti. 25Ecco, io ve l’ho predetto.

26Se dunque vi diranno: “Ecco, è nel deserto”, non andateci; “Ecco, è in casa”, non credeteci. 27Infatti, come la folgore viene da oriente e brilla fino a occidente, così sarà la venuta del Figlio dell’uomo. 28Dovunque sia il cadavere, lì si raduneranno gli avvoltoi.

29Subito dopo la tribolazione di quei giorni,

il sole si oscurerà,

la luna non darà più la sua luce,

le stelle cadranno dal cielo

e le potenze dei cieli saranno sconvolte.

30Allora comparirà in cielo il segno del Figlio dell’uomo e allora si batteranno il petto tutte le tribù della terra, e vedranno il Figlio dell’uomo venire sulle nubi del cielo con grande potenza e gloria. 31Egli manderà i suoi angeli, con una grande tromba, ed essi raduneranno i suoi eletti dai quattro venti, da un estremo all’altro dei cieli.

Inizia l'Avvento e la chiesa indossa colori di penitenza. Forse perché turbata dalle immagini drammatiche del Vangelo che racconta del ritorno del Signore negli ultimi giorni? Ma non dovremmo aspettarLo con gioia? Forse questo colore violaceo non favorisce attesa e speranza. Eppure ci sarà capitato di sentir cantare: "nella notte o Dio noi veglieremo, con le lampade vestiti a festa, presto arriverai e sarà giorno. Rallegratevi in attesa del Signore"...

Attesa vigilante
Anche nelle celebrazioni pronunciamo parole che dicono che stiamo aspettando il Signore: "Annunciamo la tua morte Signore, proclamiamo la tua resurrezione, nell'attesa della tua venuta"; o anche dopo il Padre nostro: "nell'attesa che si compia la beata speranza e venga il nostro salvatore Gesù Cristo". Si dice attesa e la gioia dovrebbe balenare nei nostri occhi e la speranza ci dovrebbe scaldare il cuore. Invece, si ascolta il Vangelo oggi e subito ti prende il terrore e la paura. E non ne abbiamo bisogno.
È chiaro che qui va capito il genere letterario del racconto. Per l'evangelista Matteo la paura della distruzione di Gerusalemme e del suo tempio era incombente. E mentre dietro le immagini di distruzione noi, che siamo un po' fuori contesto, ci fermiamo a una interpretazione che sembra decretare la fine del mondo e la fine di tutto, chi ai tempi di Matteo ascoltava questo racconto percepiva un annuncio bello, sentiva una buona notizia, intuiva un Vangelo. Più semplicemente: il dischiudersi, l'aprirsi di un mondo nuovo, di un'epoca totalmente diversa. Per questo dobbiamo imparare a essere più attenti e intelligenti stando davanti alla storia. Sapendo leggere in profondità il mistero che si nasconde nel venir meno delle cose. Per questo in Avvento il tema dell'attesa si intreccia con quello della vigilanza. Ma se davanti ai problemi e al venire meno delle nostre piccole speranze rimaniamo assonnati, allora il nuovo che sta per cominciare scivola via. Come anche ci ricorda Isaia 43,19: "Ecco, faccio una cosa nuova: proprio ora germoglia, non ve ne accorgete? Aprirò anche nel deserto una strada, immetterò fiumi nella steppa".

Esercizi di attesa
Intravvedere speranza, accorgersi del nuovo non ci esime, tuttavia, dalla fatica e da inevitabili opposizioni, come sempre il racconto di Matteo prevede. Sempre nell'attesa fiduciosa di Lui. Perché anche a noi capita che quando l'attesa è alta allora ci vien più spontaneo ribellarci alla bruttezza, osando la bellezza. Così l'Avvento ci viene regalato come tempo nel quale mettere in atto esercizi di attesa. Esercizi di attesa di Lui, il nostro Dio, ma che sono ad un tempo esercizi di umanità. Come se ricercando il vero volto di Dio, al termine di questo nostro avvento si schiudesse il volto di un uomo, l'umanità di un piccolo bambino. Come dovessimo scrostare un affresco di grande valore, che i secoli e il tempo hanno appesantito e dimenticato. Come dovessimo liberarci da inutili sovrastrutture. A volte basterebbe guardarsi intorno e ascoltare semplicemente. Sentendo appesantimenti nelle nostre case, fatiche e stanchezze anche nelle chiese. Paura tra gli anziani, smarrimento e svago tra i giovani. E cosa pensare quando anche il terremoto diventa immagine dell'ira di Dio e del suo pesante giudizio? Qui l'esercizio consisterebbe in un capovolgimento: o immagini che dall'alto ti piova addosso il giudizio di Dio oppure, partendo dal basso, decidi di andare alla ricerca della speranza. La gioia non è là dove i media fanno di tutto per venderti un prodotto e la speranza non è mai oltre la tua finestra. L'esercizio è ripartire da quello che sei, così carico di fallimenti e fatiche, per riscoprire a partire da te e da chi sta intorno a te, sussulti di speranza, sprazzi di gioia che già dicono del Suo arrivo.

Aprire gli occhi
Perché la fine del mondo comincia ad attecchire quando si tirano i remi in barca, quando il lamento diventa l'unica musica che ascoltiamo. Quando non sappiamo più sognare e di cominciamenti nuovi non se ne parla più. Quando non abbiamo più il coraggio di alzare la testa, lasciando piuttosto che s'affossi nelle spalle. Dobbiamo riprendere in mano tutto, con pazienza. Armandoci della fiducia che torna a ricreare a partire da ciò che abbiamo tra le mani. Del resto, la storia di Dio che la Bibbia ci racconta continuamente ci ripete di questo Suo impenitente non arrenderSi mai. Ma l'ultimo esercizio lo dobbiamo comunque fare con molta onestà. Non dobbiamo avere paura di aprire gli occhi, come scrive Isaia: "Alzate al cielo i vostri occhi e guardate la terra di sotto". Aprire gli occhi sulle cause della rovina. Seguendo il racconto di Matteo che ci invita a individuare, tra le cause della devastazione, il dilagare della menzogna e dell'ipocrisia. Se le società e le chiese s'affaticano non è perché abbiamo tutti accettato di convivere con la menzogna e l'ipocrisia? "Guardatevi dai falsi profeti" Cioè: fate attenzione a tutti quelli che usano parole religiose, parole devote, servendosi troppo spesso del nome di Dio: "Verranno dicendovi: 'Ecco il Cristo è qui, ecco è là'. Non seguiteli". Non costruite sulla sabbia dei compromessi, della corruzione, del denaro, degli interessi, dell'egoismo verniciato di elemosina, dell'ingiustizia nei confronti dei poveri. Questa è tutta sabbia! Costruite sulla roccia che è Dio, su quella sua Parola che non passa. Confidando in Gesù, nell'attesa della Sua venuta.

 

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