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TESTO Dammi da bere

mons. Antonio Riboldi

III Domenica di Quaresima (Anno A) (27/02/2005)

Vangelo: Gv 4,5-42 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, Gesù 5giunse a una città della Samaria chiamata Sicar, vicina al terreno che Giacobbe aveva dato a Giuseppe suo figlio: 6qui c’era un pozzo di Giacobbe. Gesù dunque, affaticato per il viaggio, sedeva presso il pozzo. Era circa mezzogiorno. 7Giunge una donna samaritana ad attingere acqua. Le dice Gesù: «Dammi da bere». 8I suoi discepoli erano andati in città a fare provvista di cibi. 9Allora la donna samaritana gli dice: «Come mai tu, che sei giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?». I Giudei infatti non hanno rapporti con i Samaritani. 10Gesù le risponde: «Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: “Dammi da bere!”, tu avresti chiesto a lui ed egli ti avrebbe dato acqua viva». 11Gli dice la donna: «Signore, non hai un secchio e il pozzo è profondo; da dove prendi dunque quest’acqua viva? 12Sei tu forse più grande del nostro padre Giacobbe, che ci diede il pozzo e ne bevve lui con i suoi figli e il suo bestiame?». 13Gesù le risponde: «Chiunque beve di quest’acqua avrà di nuovo sete; 14ma chi berrà dell’acqua che io gli darò, non avrà più sete in eterno. Anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui una sorgente d’acqua che zampilla per la vita eterna». 15«Signore – gli dice la donna –, dammi quest’acqua, perché io non abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere acqua». 16Le dice: «Va’ a chiamare tuo marito e ritorna qui». 17Gli risponde la donna: «Io non ho marito». Le dice Gesù: «Hai detto bene: “Io non ho marito”. 18Infatti hai avuto cinque mariti e quello che hai ora non è tuo marito; in questo hai detto il vero». 19Gli replica la donna: «Signore, vedo che tu sei un profeta! 20I nostri padri hanno adorato su questo monte; voi invece dite che è a Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare». 21Gesù le dice: «Credimi, donna, viene l’ora in cui né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Padre. 22Voi adorate ciò che non conoscete, noi adoriamo ciò che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. 23Ma viene l’ora – ed è questa – in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità: così infatti il Padre vuole che siano quelli che lo adorano. 24Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorare in spirito e verità». 25Gli rispose la donna: «So che deve venire il Messia, chiamato Cristo: quando egli verrà, ci annuncerà ogni cosa». 26Le dice Gesù: «Sono io, che parlo con te».

27In quel momento giunsero i suoi discepoli e si meravigliavano che parlasse con una donna. Nessuno tuttavia disse: «Che cosa cerchi?», o: «Di che cosa parli con lei?». 28La donna intanto lasciò la sua anfora, andò in città e disse alla gente: 29«Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto. Che sia lui il Cristo?». 30Uscirono dalla città e andavano da lui.

31Intanto i discepoli lo pregavano: «Rabbì, mangia». 32Ma egli rispose loro: «Io ho da mangiare un cibo che voi non conoscete». 33E i discepoli si domandavano l’un l’altro: «Qualcuno gli ha forse portato da mangiare?». 34Gesù disse loro: «Il mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato e compiere la sua opera. 35Voi non dite forse: “Ancora quattro mesi e poi viene la mietitura”? Ecco, io vi dico: alzate i vostri occhi e guardate i campi che già biondeggiano per la mietitura. 36Chi miete riceve il salario e raccoglie frutto per la vita eterna, perché chi semina gioisca insieme a chi miete. 37In questo infatti si dimostra vero il proverbio: uno semina e l’altro miete. 38Io vi ho mandati a mietere ciò per cui non avete faticato; altri hanno faticato e voi siete subentrati nella loro fatica».

39Molti Samaritani di quella città credettero in lui per la parola della donna, che testimoniava: «Mi ha detto tutto quello che ho fatto». 40E quando i Samaritani giunsero da lui, lo pregavano di rimanere da loro ed egli rimase là due giorni. 41Molti di più credettero per la sua parola 42e alla donna dicevano: «Non è più per i tuoi discorsi che noi crediamo, ma perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il salvatore del mondo».

Ci sono episodi della vita di Gesù tra di noi, che Giovanni, l'apostolo che Gesù amava, descrive, con una dolcezza ed una profondità, e nello stesso tempo con semplicità, per cui pare abbia davvero usato "la penna di Dio", talmente scendono nel cuore e scuotono la nostra pigrizia di spirito. Anche solo nel commentarli, si ha come l'impressione di tentare di descrivere ciò che non è mai possibile descrivere, ossia l'arte di amare da parte di Dio.

Sappiamo tutti che Gesù ieri, oggi e sempre si fa vicino, a volte mettendosi nei nostri panni, per invitarci poi a metterci nei Suoi, che sono quelli che si addicono a noi, creature uscite dal Cuore di Dio per essere come Lui.

Non si stancava mai Gesù di "inseguire" gli uomini del suo tempo, preferendo sopratutto i più bisognosi, i poveri, gli ammalati, con un amore particolare per quelli che erano i "più malati", ossia i peccatori: quelli cioè che più di tutti avevano bisogno di "guarire nello spirito". Così è con l'adultera, con Zaccheo, con la prostituta Maria Maddalena, in casa di Simone, con il "figlio prodigo" e, oggi, con la donna Samaritana.

Chi di noi ha fatto l'esperienza della Terra Santa, sa molto bene cosa voglia dire la sete, l'importanza di avere sempre con sé acqua, per il gran caldo che rischia la disidratazione. E' grande imprudenza viaggiare senza acqua.

Così Giovanni racconta "la sete di Gesù". "Gesù giunse ad una città di Samarìa, chiamata Sicar, vicina al terreno che Giacobbe aveva dato a Giuseppe suo figlio: qui c'era il pozzo di Giacobbe. Gesù, dunque, stanco del viaggio, sedeva presso il pozzo. Era verso mezzogiorno. Arrivò intanto una donna di Samarìa ad attingere acqua. Le disse Gesù: "Dammi da bere". Ma la Samaritana gli disse: "Come mai tu che sei giudeo, chiedi da bere a me che sono una donna samaritana?" I Giudei infatti non mantengono buone relazioni con i Samaritani. Gesù le rispose: "Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: "Dammi da bere! Tu stessa gliene avresti chiesto ed egli ti avrebbe dato acqua viva"

Gli disse la donna: "Signore, tu non hai un mezzo per attingere e il pozzo è profondo, da dove hai dunque quest'acqua viva? Sei forse più del nostro padre Giacobbe che ci diede questo pozzo e ne bevve lui con i suoi figli e il suo gregge?" Rispose Gesù: "Chiunque beve di quest'acqua avrà di nuovo sete: ma chi beve dell'acqua che io darò non avrà mai più sete, anzi, l'acqua che io gli darò diventerà sorgente di acqua che zampilla per la vita eterna". "Signore, gli disse la donna, dammi di quest'acqua, perché non abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere acqua".

Quella donna aveva avuto cinque mariti e si sentì dire da Gesù: "e quello che hai ora non è tuo marito" (Gv. 4,5-42).

Proviamo a metterci noi nei panni di quella donna. Noi continuamente assetati che, nella vita, forse abbiamo l'esperienza di chi, per i desideri che coltiva, ha sempre sete e si rivolge agli infiniti pozzi che il mondo offre e che non tolgono la sete: come la sete di benessere; la sete di denaro; la sete del piacere; la sete del successo. Sempre, non solo assetati, ma scontenti, come se l'acqua non togliesse la sete, ma la creasse. Penso in questo momento a tanti di noi che, forse, svuotati dalla vera sete della verità, dell'amore, della fede, di tutto ciò che è bello, buono, agli occhi di Dio e non del mondo, conoscono l'infelicità profonda di quella samaritana, poiché fanno della loro vita una continua corsa al pozzo che non disseta.

Facile passare da questa "sete" alla disperazione, forse anche perché non sempre è facile trovare il "pozzo" inquinato: come il benessere o la felicità.

Da qui si spiegano i suicidi, la corsa a quanto, si crede, calmi la sete, con il ricorso alle droghe, infinite, micidiali droghe, che distruggono totalmente l'uomo nell'anima e nel fisico. Come spiegare il numero incredibile di suicidi, sopratutto in giovane età? Le cronache cercano di nasconderli, per non dare cattiva fama alle loro ragioni. Questi fallimenti rischiano di appannare o distruggere quelle regioni o paesi, o nazioni che vogliono presentarsi alla opinione pubblica come luoghi di felicità...che è superficialità.

Un esperto in droghe, che lavorava in questo settore presso l'ONU, mi diceva che il fatturato delle droghe superava quello del petrolio. Incredibile questa voglia di morte.

Ma quanta gente ne è vinta. Spero non voi che mi leggete, ma se così fosse non abbiate paura di mettervi di fronte a Gesù, come la samaritana, ed accettate l'acqua che disseta e diventa sorgente che zampilla per la vita eterna, capace di dissetare se stessi e poi gli altri...come è sempre meravigliosamente in chi questa sorgente possiede, i santi: oggi donatori di acqua viva per chi è assetato e non trova "il pozzo" o non lo cerca.

Me ne accorgo tutte le volte che ho il dono di visitare comunità, parlare di Cristo, vedere quasi la sete della samaritana! Basta allungare la vista e mettere i propri occhi negli occhi di chi sta vicino ed appare subito una sete di verità, di amore, di gioia...di Dio!

Si ha quasi paura di dirlo a noi stessi, anzi quasi si prendono le distanze da questa inesauribile sorgente, più che per superbia, per ignoranza, per paura che accettare la Grazia, affidarsi a Dio, si perda qualcosa, che forse e bene che si perda! Si ha paura di perdere la sete del danaro ed entrare nella stupenda beatitudine dei poveri in spirito, la cui ricchezza è la carità e quindi il Regno dei cieli. Si ha paura di gettare alle ortiche mode, vanità, per entrare in quella purezza di cuore che permette di "vedere Dio".

E' in fondo la paura di lasciare questo mondo per mettere le ali celesti dei santi. E stupisce come Gesù venga tante volte incontro a noi e dica a noi, con quella sua infinita umiltà, quasi vestendosi delle nostre paure: "Dammi da bere". Come a dire "dammi l'acqua del tuo pozzo". Ma che nome daremmo noi al nostro "pozzo"? E' bello vedere come Gesù si accosti a noi, allo stesso nostro pozzo e ci chieda da bere. Con il possibile rifiuto della samaritana. Ma Gesù, trovata la via del dialogo, immediatamente si fa "sorgente di acqua viva", quella di cui dovremmo avere sete.

Proviamo anche noi, in questa Quaresima, a fare l'esperienza della samaritana: ossia incontrare Cristo, "assetato di noi", che ci chiede da bere. Avremo il coraggio di rifiutare la sorgente di acqua viva?

Leggendo queste commoventi pagine, spontaneamente mi viene in mente un altro momento della vita di Gesù. Quando, crocifisso, provato dalla sete, grida "Ho sete". E non ci pare che quella richiesta dalla croce si rivolga a me, a noi, oggi? Chi non ha sete di quell'amore?

Vorrei fossero mie le parole del Salmo 63: "Tu, Signore, sei il mio Dio e io ti cerco. Di te ha sete l'anima mia, ti desidero con tutto me stesso. Sono terra arida, senz'acqua, secca. Così ti ho cercato nel tuo santuario per conoscere la tua forza e la tua gloria" (Salmo 63).

Papa Giovanni XXIII ha avuto una splendida immagine di questa sorgente: immaginò la Grazia come una fontana di acqua viva che si offre a chi ha sete nel mezzo della piazza del paese, in modo che tutti, senza distinzione, si tolgano la sete.

Con il cuore pieno di commozione, per questo Dio che si fa vicino a me, a voi, e con una umiltà che è la via d'oro della carità e della carità si fa acqua di vita, vorrei dirGli con voi:

"Credo in Te Dio, che non ti Nascondi dietro ad un mistero, che non mi seduci con un miracolo, che non mi opprimi con la tua autorità.

Credo in Te, Dio, che non mi chiedi di rinunciare alla mia libertà; che mi poni di fronte alla scelta del bene o del male; che non accetti compromessi ma che benedici la follia di chi ti segue.

Credo in Te Dio, che non fai della tua potenza, persuasione, che non rimetti a posto le cose dall'alto; che non eserciti la nostra giustizia umana.

Credo in Te Dio che ti lasci tradire, che al mio no rispondi con un bacio silenzioso; credo in te Dio sconfitto, crocifisso e risorto.

Credo in Te Dio che non ho inventato io, che non soddisfi i miei bisogni, che non dici e non fai quello che voglio io, un Dio scomodo che non si può né vendere, né comperare.

Credo in Te Dio vero, che ti fai uomo, amico, fratello della mia umanità, che ti fai piccolo, assetato, debole, indifeso, perché io non debba salire troppo in alto per poterti raggiungere.

Credo in Te Dio che a volte sembra giochi a nascondiglio perché io possa scoprirti nel cuore di ogni uomo.

Credo in Te Dio che ti fai vicino, che mi vieni incontro e mi dici "ti amo".
Sì, credo in Te Dio, che posso soltanto amare".

Carissimi, in questa Quaresima, riusciremo, come la povera Samaritana al pozzo di Giacobbe, a lasciarci conquistare da un Dio così buono, buttando alle ortiche falsi dèi, che ci fanno dannare ogni giorno con le loro acque da pozzanghera? Prego la Grazia vi raggiunga tutti e vi dica semplicemente: "ti amo". "Ho sete di te". Incredibile follia dell'amore!

 

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