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TESTO Signore, dammi di quest'acqua!

don Marco Pratesi  

III Domenica di Quaresima (Anno A) (27/02/2005)

Vangelo: Gv 4,5-42 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, Gesù 5giunse a una città della Samaria chiamata Sicar, vicina al terreno che Giacobbe aveva dato a Giuseppe suo figlio: 6qui c’era un pozzo di Giacobbe. Gesù dunque, affaticato per il viaggio, sedeva presso il pozzo. Era circa mezzogiorno. 7Giunge una donna samaritana ad attingere acqua. Le dice Gesù: «Dammi da bere». 8I suoi discepoli erano andati in città a fare provvista di cibi. 9Allora la donna samaritana gli dice: «Come mai tu, che sei giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?». I Giudei infatti non hanno rapporti con i Samaritani. 10Gesù le risponde: «Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: “Dammi da bere!”, tu avresti chiesto a lui ed egli ti avrebbe dato acqua viva». 11Gli dice la donna: «Signore, non hai un secchio e il pozzo è profondo; da dove prendi dunque quest’acqua viva? 12Sei tu forse più grande del nostro padre Giacobbe, che ci diede il pozzo e ne bevve lui con i suoi figli e il suo bestiame?». 13Gesù le risponde: «Chiunque beve di quest’acqua avrà di nuovo sete; 14ma chi berrà dell’acqua che io gli darò, non avrà più sete in eterno. Anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui una sorgente d’acqua che zampilla per la vita eterna». 15«Signore – gli dice la donna –, dammi quest’acqua, perché io non abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere acqua». 16Le dice: «Va’ a chiamare tuo marito e ritorna qui». 17Gli risponde la donna: «Io non ho marito». Le dice Gesù: «Hai detto bene: “Io non ho marito”. 18Infatti hai avuto cinque mariti e quello che hai ora non è tuo marito; in questo hai detto il vero». 19Gli replica la donna: «Signore, vedo che tu sei un profeta! 20I nostri padri hanno adorato su questo monte; voi invece dite che è a Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare». 21Gesù le dice: «Credimi, donna, viene l’ora in cui né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Padre. 22Voi adorate ciò che non conoscete, noi adoriamo ciò che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. 23Ma viene l’ora – ed è questa – in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità: così infatti il Padre vuole che siano quelli che lo adorano. 24Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorare in spirito e verità». 25Gli rispose la donna: «So che deve venire il Messia, chiamato Cristo: quando egli verrà, ci annuncerà ogni cosa». 26Le dice Gesù: «Sono io, che parlo con te».

27In quel momento giunsero i suoi discepoli e si meravigliavano che parlasse con una donna. Nessuno tuttavia disse: «Che cosa cerchi?», o: «Di che cosa parli con lei?». 28La donna intanto lasciò la sua anfora, andò in città e disse alla gente: 29«Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto. Che sia lui il Cristo?». 30Uscirono dalla città e andavano da lui.

31Intanto i discepoli lo pregavano: «Rabbì, mangia». 32Ma egli rispose loro: «Io ho da mangiare un cibo che voi non conoscete». 33E i discepoli si domandavano l’un l’altro: «Qualcuno gli ha forse portato da mangiare?». 34Gesù disse loro: «Il mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato e compiere la sua opera. 35Voi non dite forse: “Ancora quattro mesi e poi viene la mietitura”? Ecco, io vi dico: alzate i vostri occhi e guardate i campi che già biondeggiano per la mietitura. 36Chi miete riceve il salario e raccoglie frutto per la vita eterna, perché chi semina gioisca insieme a chi miete. 37In questo infatti si dimostra vero il proverbio: uno semina e l’altro miete. 38Io vi ho mandati a mietere ciò per cui non avete faticato; altri hanno faticato e voi siete subentrati nella loro fatica».

39Molti Samaritani di quella città credettero in lui per la parola della donna, che testimoniava: «Mi ha detto tutto quello che ho fatto». 40E quando i Samaritani giunsero da lui, lo pregavano di rimanere da loro ed egli rimase là due giorni. 41Molti di più credettero per la sua parola 42e alla donna dicevano: «Non è più per i tuoi discorsi che noi crediamo, ma perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il salvatore del mondo».

Il colloquio di Gesù con la samaritana gira intorno all'acqua e alla sete.

La sete è qui immagine della condizione umana, che è caratterizzata dal desiderio. Dalla nascita alla morte noi uomini desideriamo senza sosta: cose, persone, esperienze, etc... Le nostre giornate sono piene di sogni, speranze, voglie, aspirazioni, desideri.

Si vede qualcosa, ci sembra importante averlo per calmare la nostra sete. Avuto si rivela insufficiente e si comincia a desiderare altro, e così all'infinito. Non troviamo riposo; è una faticaccia: il nostro desiderio non si sazia mai.

È spesso questo senso di bisogno, questa volontà intensa di avere qualcosa che procuri soddisfazione, che ci porta ad andare contro la legge di Dio. Questa donna samaritana ne è un chiaro esempio: nella sua sete di felicità ha cambiato cinque uomini!
Il problema è centrale per ogni riflessione seria sull'uomo.

Per noi discepoli di Gesù non si tratta di estinguere il desiderio. Un uomo senza desideri è un uomo morto, per il quale la vita non ha alcun interesse né senso. Si tratta al contrario di potenziarlo, di saperlo gestire e indirizzare verso la giusta direzione: desiderare di più e meglio; desiderare l'acqua che dà Gesù.

Essa non è altro che l'amore di Dio riversato nei nostri cuori, gustato e vissuto.

"Chi ne beve non avrà più sete". Non che tolga all'uomo il desiderio, ma interrompe il ciclo infinito dei desideri che non trovano mai riposo.

Al tempo stesso l'acqua di Gesù non genera sazietà, noia e fastidio – come avviene per gli altri desideri una volta soddisfatti - ma porta a desiderarla ancora più intensamente: "Quanti mi mangiano avranno ancora fame, quanti mi bevono avranno ancora sete" (Sir 24,20).

Questa acqua tende ad attenuare in noi la sete delle creature. Quando si è scoperto, Dio si ricerca meno la soddisfazione – anche legittima – nelle altre cose: "In labore requies" (nella fatica, riposo). Finisce la cura di cercare sempre quello che mai appaga. Quando si scopre la bellezza e la gioia che è in Dio le creature non sono più al centro dell'attenzione e quasi spariscono "come – per usare una bella immagine di S. Massimo il Confessore – quando sorge il sole l'occhio non vede più le stelle".

Allora, anche noi chiediamo: "Signore, dammi sempre di quest'acqua!".

All'offertorio:

Pregate fratelli e sorelle perché questo sacrificio sia ristoro alla nostra sete di vita, e sia gradito a Dio Padre Onnipotente.

Al Padre Nostro:

Con fiducia chiediamo al Padre tutto quello che serve per la nostra vita:

 

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