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TESTO Commento su Rm 8,14-23

Monastero Domenicano Matris Domini  

Commemorazione di Tutti i Fedeli Defunti (Messa II) (02/11/2016)

Brano biblico: Rm 8,14-23 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 25,31-46

31Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria, e tutti gli angeli con lui, siederà sul trono della sua gloria. 32Davanti a lui verranno radunati tutti i popoli. Egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dalle capre, 33e porrà le pecore alla sua destra e le capre alla sinistra. 34Allora il re dirà a quelli che saranno alla sua destra: “Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, 35perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, 36nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi”. 37Allora i giusti gli risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da bere? 38Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto, o nudo e ti abbiamo vestito? 39Quando mai ti abbiamo visto malato o in carcere e siamo venuti a visitarti?”. 40E il re risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”. 41Poi dirà anche a quelli che saranno alla sinistra: “Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli, 42perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e non mi avete dato da bere, 43ero straniero e non mi avete accolto, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato”. 44Anch’essi allora risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato o assetato o straniero o nudo o malato o in carcere, e non ti abbiamo servito?”. 45Allora egli risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che non avete fatto a uno solo di questi più piccoli, non l’avete fatto a me”. 46E se ne andranno: questi al supplizio eterno, i giusti invece alla vita eterna».

Collocazione del brano
La seconda messa per la commemorazione dei fedeli defunti ci presenta il capitolo 8 della lettera ai Romani, il cui tema portante è la vita del cristiano che è animata, guidata dallo Spirito. Questa presenza dello Spirito ci rende figli di Dio. Essere figli significa anche essere eredi, partecipare della stessa sorte di Cristo. Certo il Figlio ha dovuto soffrire e anche noi siamo chiamati ad attraversare la sua stessa sofferenza. Ma il destino dei figli di Dio va ben oltre questa sofferenza, ci sarà una gloria ben più grande.
Queste parole ci rafforzano nel vivere la nostra vita cristiana e ci consolano al pensiero della nostra morte e di quella dei nostri cari.

Lectio
Fratelli, 14tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio, questi sono figli di Dio.
E' questa l'affermazione attorno alla quale ruota tutto il discorso di Paolo. Fa perno su due poli strettamente correlati: la guida dello Spirito e la figliolanza divina. La seconda dipende dalla prima. Essere figli di Dio non è riducibile a una qualità statica e acquisita più o meno magicamente. Nemmeno si tratta di uno status giuridico, che non cambia il volto dell'esistenza. Consiste invece in un nuovo cammino di vita, aperto e sostenuto dall'azione potente dello Spirito, il cui traguardo è l'entrata nell'eredità divina.

15E voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma avete ricevuto lo Spirito che rende figli adottivi, per mezzo del quale gridiamo: «Abbà! Padre!».
In questo ricordo degli schiavi possiamo ritrovare un'allusione al cammino dell'Esodo, che portava dalla schiavitù alla vita libera. Il condottiero ora non è più Dio ma lo Spirito.
Un altro concetto interessante di questi versetti è quello dell'adozione filiale. Vi si colgono due fasi, la situazione attuale e il punto di arrivo. Già adesso sono figli di Dio coloro che si muovono sotto la guida dello Spirito. Hanno già raggiunto uno stato di libertà dalla sudditanza e dal dominio del peccato. Sono liberi di gridare "Abbà, Padre". Nella loro invocazione a Dio si rapportano con la familiarità del bambino nei confronti del papà, esprimono ciò che realmente sono, figli adottivi.

16Lo Spirito stesso, insieme al nostro spirito, attesta che siamo figli di Dio.
La coscienza che i figli di Dio, noi abbiamo (il nostro spirito) ci certifica di questo nuovo essere. Siamo figli di Dio per l'azione conduttrice dello Spirito e sappiamo di esserlo per il suo intervento ispiratore nella preghiera.

17E se siamo figli, siamo anche eredi: eredi di Dio, coeredi di Cristo, se davvero prendiamo parte alle sue sofferenze per partecipare anche alla sua gloria.
Il motivo della figliolanza viene ulteriormente sviluppato. C'è un'eredità che ci aspetta. Paradossalmente questa eredità consiste nella condivisione del destino di Cristo, crocifisso e glorificato. I figli non hanno altra strada da percorrere se non quella del Figlio. Il tema della sofferenza dell'uomo fedele, tradizionale nel filone biblico e giudaico, acquista un colore nuovo alla luce della passione di Cristo. Il risultato finale è comunque la gloria, grazie alla sua risurrezione.

18ritengo che le sofferenze del tempo presente non siano paragonabili alla gloria futura che sarà rivelata in noi.
Non deve spaventarci il pensiero di dover partecipare alle sofferenze di Cristo, perché la gloria che ci attende è ben più grande di qualsiasi dolore. Di fatto Paolo e i cristiani di Roma stavano attraversando momenti di grande sofferenza, ma l'apostolo li rassicura con queste parole.

19L'ardente aspettativa della creazione, infatti, è protesa verso la rivelazione dei figli di Dio.
I versetti 19-25 rappresentano una delle pagine più importanti della teologia di Paolo. Si tratta della conseguenza logica di tutto il discorso teologico di Paolo. Il tempo presente, dopo la morte e risurrezione di Cristo tutto il mondo è in attesa della rivelazione definitiva di quanti sono stati resi figli di Dio grazie alla fede.

20La creazione infatti è stata sottoposta alla caducità - non per sua volontà, ma per volontà di colui che l'ha sottoposta - nella speranza
A diversità di tanti testi apocalittici non si parla di una nuova terra e di un nuovo cielo, ma del creato attuale. Il compimento delle promesse riguarda soprattutto l'umanità. La creazione è stata coinvolta nella situazione di peccato e perdizione dell'uomo. Il termine caducità traduce il termine mataiotes che indica il vuoto spirituale e l'insignificanza in cui l'adorazione degli idoli ha fatto sprofondare coloro che negano l'esistenza dell'unico vero Dio. Il cosmo è stato posto in questa situazione da Dio, in seguito alla disobbedienza di Adamo.

21che anche la stessa creazione sarà liberata dalla schiavitù della corruzione per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio.
Anche gli esseri privi di intelligenza e quelli privi di vita che compongono la creazione vengono associati a questa attesa dell'umanità. C'è una mancanza che accomuna tutti, la finitezza, la caducità che avrà fine solo quando tutti i figli di Dio saranno entrati nella gloria che li attende.

22Sappiamo infatti che tutta insieme la creazione geme e soffre le doglie del parto fino ad oggi.
C'è una situazione di sofferenza che dura sin dalla fondazione del mondo, ma non si tratta di una sofferenza sterile. E' come il dolore di una donna che sta per partorire, quindi porterà alla nascita di una vita nuova, sarà feconda di una nuova umanità.

23Non solo, ma anche noi, che possediamo le primizie dello Spirito, gemiamo interiormente aspettando l'adozione a figli, la redenzione del nostro corpo.
Coloro che hanno aderito a Cristo nella fede possiedono già le primizie dello Spirito, cioè un'anticipazione della gloria futura e questo li aiuta a vivere nel tempo presente con gioia e speranza. Nonostante ciò anch'essi gemono nella sofferenza. Anche loro dovranno passare attraverso la morte prima che questa presenza dello Spirito si manifesti completamente.

Meditiamo
- Quali sono le sofferenze che come cristiano mi trovo a vivere talvolta?
- Il mio vivere mi sembra completamente felice o anche io sento che mi manca qualcosa alla pienezza di vita?
- Come si manifesta il mio essere figlio di Dio?

 

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