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TESTO Commento su Fil 4, 10-13

Casa di Preghiera San Biagio FMA  

Sabato della XXXI settimana del Tempo Ordinario (Anno II) (05/11/2016)

Brano biblico: Fil 4,10-19 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

«Fratelli, ho provato grande gioia nel Signore perché finalmente avete fatto rifiorire la vostra premura nei miei riguardi: l'avevate anche prima, ma non ne avete avuto l'occasione. Non dico questo per bisogno, perché ho imparato a bastare a me stesso in ogni occasione. So vivere nella povertà come so vivere nell'abbondanza; sono allenato a tutto e per tutto, alla sazietà e alla fame, all'abbondanza e all'indigenza. Tutto posso in colui che mi dà la forza».
Fil 4, 10-13

Come vivere questa Parola?
Paolo, in questo brano conclusivo della lettera ai Filippesi della prima lettura odierna, che ho scelto di commentare brevemente, ci spalanca la delicatezza del suo grande cuore di pastore, ma anche l'indomita fierezza del suo animo virile. Per sgomberare il campo della sua libertà interiore e del suo apostolato da ogni pretesto e intralcio, egli aveva adottato come norma generale di comportamento, di non accettare mai niente da nessuno e di procurarsi il necessario per vivere con il sudore delle proprie mani (1Cor 9,12; 15).
Ora, nell'atto stesso di accettare - eccezionalmente - dai Filippesi le loro offerte di aiuto, più per il significato di amore che esse hanno, che per «bisogno» (v. 11), egli ci tiene a sottolineare ancora una volta la sua norma di condotta, affermando, con un punta di orgoglio personale, di essere stato «iniziato» a tutto, «alla sazietà e alla fame, all'abbondanza e all'indigenza», in una parola a essere sempre «autosufficiente» (autàrkes) a se stesso. Dobbiamo però annotare che S. Paolo reclama questa sua autarchia non con l'ambiziosa autosufficienza degli stoici contemporanei (cfr. Seneca Ep. IX 11-12), ma perché la sua forza gli viene dal di dentro: «Tutto posso in colui che mi dà la forza». Il verbo usato qui da Paolo (en-dynamóo) esprime bene la forza interiore (dynamis) che gli proviene da Cristo e che lo rende capace di osare tutto! Ritorna anche qui quella «simbiosi» di Paolo con Cristo già riscontrata nella lectio di giovedì scorso, per cui egli forma una cosa sola col «suo» Signore.
Cito più sotto un testo di Ignazio di Antiochia che si avvicina molto a questo di Paolo e che ci fa intuire che questo grande Martire è stato un vero discepolo e imitatore dell'Apostolo.

In un momento di preghiera profonda, anch'io ripeterò insistentemente a Gesù, l'Uomo Perfetto, le parole di Paolo e di Ignazio: "O Gesù, mio Signore, tutto io sopporto insieme con Te, che mi dai la forza interiore".

La voce di Ignazio di Antiochia
«Per patire insieme con Lui (Cristo) io sopporto tutto, perché me ne dà la forza interiore (en-dynamóo) Lui, che è diventato l'uomo perfetto»
Lettera agli Smirnesi 4,2

Don Ferdinando Bergamelli SDB - f.bergamelli@tiscali.it

 

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