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TESTO Cristo Pastore, Giudice, Re

don Roberto Rossi  

XXXIV Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) - Cristo Re (24/11/2002)

Vangelo: Mt 25,31-46 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 31Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria, e tutti gli angeli con lui, siederà sul trono della sua gloria. 32Davanti a lui verranno radunati tutti i popoli. Egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dalle capre, 33e porrà le pecore alla sua destra e le capre alla sinistra. 34Allora il re dirà a quelli che saranno alla sua destra: “Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, 35perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, 36nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi”. 37Allora i giusti gli risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da bere? 38Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto, o nudo e ti abbiamo vestito? 39Quando mai ti abbiamo visto malato o in carcere e siamo venuti a visitarti?”. 40E il re risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”. 41Poi dirà anche a quelli che saranno alla sinistra: “Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli, 42perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e non mi avete dato da bere, 43ero straniero e non mi avete accolto, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato”. 44Anch’essi allora risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato o assetato o straniero o nudo o malato o in carcere, e non ti abbiamo servito?”. 45Allora egli risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che non avete fatto a uno solo di questi più piccoli, non l’avete fatto a me”. 46E se ne andranno: questi al supplizio eterno, i giusti invece alla vita eterna».

Al momento conclusivo e culminante dell'anno liturgico celebriamo oggi la festa di Cristo, Re dell'universo. I brani della Bibbia ci presentano con toni fortissimi la figura di Cristo Gesù: pastore, giudice, re del suo popolo, di ciascuno di noi. Possiamo, dal testo di Ezechiele, riprendere, contemplare, assaporare l'amore di Gesù, la sua opera di salvezza, la sua cura tenerissima per ciascuno. "Io stesso cercherò le mie pecore e ne avrò cura". Quando Gesù riprenderà nel vangelo questa immagine dirà: "Il buon pastore lascia le novantanove pecore al sicuro e va alla ricerca di quella perduta, finché non la ritrova". "Radunerò le mie pecore da tutti i luoghi, dove erano disperse. Io stesso condurrò le mie pecore l pascolo∑ Andrò in cerca della pecora perduta e ricondurrò quella smarrita; fascerò quella ferita e curerò quella malata, avrò cura della grassa e della forte, le pascerò con giustizia". Mi ha colpito l'esperienza di una ragazza, entrata in clausura, che ha chiesto il nome di Sr. Maria Grazia di Gesù Buon Pastore; diceva: "mi sento una piccola pecora, perché Gesù è venuto a cercarmi, mi ha salvato, mi ha preso sulle sue spalle e mi fa provare ogni giorno la tenerezza del suo amore". Gesù fa così con ciascuno di noi.

Continuando la lettura dei testi biblici, vediamo come l'apostolo Paolo ci presenta Gesù, il quale per salvare noi dal male e dalla morte, è morto Lui, in un atto supremo di sacrificio e di amore infinito. Ma è risuscitato: ha vinto la morte e anche noi allora, in Lui, riceveremo la vita per sempre. A prezzo del suo sangue Cristo ci ha acquistati, conquistati, ha vinto ogni realtà terrena e consegna al Padre l'umanità, la terra, l'universo come suo regno d'amore e "Dio sarà tutto in tutti".

Il vangelo, con la parabola del giudizio finale, presenta il momento in cui Cristo ci salva per l'eternità, ci fa suoi per sempre, ci ammette al suo regno eterno: "Venite, benedetti dal Padre mio, ricevete il regno preparato per voi, fin dalla fondazione del mondo". Tutto è grazia, tutto è frutto dell'amore della misericordia del Signore. Questa è la salvezza eterna. Ma la salvezza eterna - ci fa capire questo testo - è frutto dell'amore infinito di Dio e dell'impegno dell'uomo. Ciascuno di noi deve fare la sua parte, nel suo cammino della vita che è pellegrinaggio verso il Signore, verso l'eternità. Noi saremo giudicati sull'amore: siamo chiamati su questa terra a vivere nell'amore, a vivere l'amore nei fatti concreti e verso le persone che hanno più bisogno di amore. Gesù ritiene fatto a sé, tutto quello che noi facciamo al prossimo, specialmente al prossimo bisognoso. Nel suo discorso Gesù non poteva essere più chiaro, non ci lascia scappatoie o alibi, non ci lascia cullare nei nostri discorsi o illusioni. L'amore, che è il compendio di tutta la Bibbia, che è il comandamento nuovo di Gesù, c'è quando l'affamato, il povero, l'ammalato∑ viene aiutato con la nostra condivisione. E questo, secondo Gesù, è l'unica possibilità per entrare nel suo regno, nel suo paradiso, per dare un senso vero all'esistenza sulla terra e per meritare l'eternità.

Questa parabola del giudizio finale ci interpella proprio nei problemi più gravi da cui è afflitta la nostra umanità. La fame, le malattie, le ingiustizie, le migrazioni e ogni sofferenza materiale o morale sono le tragedie della maggior parte dei nostri fratelli: in essi Cristo chiede di essere aiutato e salvato.

Il S. Padre nella Nono Millennio Ineunte ci scrive queste parole, pregne di riflessione e di responsabilità: "Sono tanti, nel nostro tempo, i bisogni che interpellano la sensibilità cristiana. Il nostro mondo comincia il nuovo millennio carico delle contraddizioni di una crescita economica, culturale, tecnologica, che offre a pochi fortunati grandi possibilità, lasciando milioni e milioni di persone non solo ai margini del progresso, ma alle prese con condizioni di vita ben al di sotto del minimo dovuto alla dignità umana. È possibile che, nel nostro tempo, ci sia ancora chi muore di fame? chi resta condannato all'analfabetismo? chi manca delle cure mediche più elementari? chi non ha una casa in cui ripararsi?

Lo scenario della povertà può allargarsi indefinitamente, se aggiungiamo alle vecchie le nuove povertà, che investono spesso anche gli ambienti e le categorie non prive di risorse economiche, ma esposte alla disperazione del non senso, all'insidia della droga, all'abbandono nell'età avanzata o nella malattia, all'emarginazione o alla discriminazione sociale. Il cristiano, che si affaccia su questo scenario, deve imparare a fare il suo atto di fede in Cristo decifrandone l'appello che egli manda da questo mondo della povertà. Si tratta di continuare una tradizione di carità che ha avuto già nei due passati millenni tantissime espressioni, ma che oggi forse richiede ancora maggiore inventiva. È l'ora di una nuova " fantasia della carità", che si dispieghi non tanto e non solo nell'efficacia dei soccorsi prestati, ma nella capacità di farsi vicini, solidali con chi soffre, così che il gesto di aiuto sia sentito non come obolo umiliante, ma come fraterna condivisione.

Dobbiamo per questo fare in modo che i poveri si sentano, in ogni comunità cristiana, come " a casa loro ". Non sarebbe, questo stile, la più grande ed efficace presentazione della buona novella del Regno?"

Ci sono alcuni passi ben concreti che possiamo fare.

- E' importante la carità e la condivisione immediata: abbiamo tante cose, persino superflue e dannose, sprechiamo tanto cibo, soldi, vestiti, lusso. Ognuno di noi e ogni famiglia può e deve vivere la carità concreta in tutti i gesti possibili.

- Prendere coscienza che la miseria del mondo non è colpa di Dio, non è un caso, ma è un impoverimento, cioè uno sfruttamento di alcune parti del mondo su altre, o dovuto a crisi economiche che spesso schiacciano intere nazioni o a guerre e ingiustizie, molte volte causate da chi sta bene.

- E' necessario un impegno sociale e politico per fare la nostra parte, anche se piccola, per la conversione del mondo, per l'inversione dei meccanismi che creano miseria, per sostenere i passi, le leggi, le opinioni, le scelte per la giustizia e la possibilità di vita per tutti gli uomini nostri fratelli.

Arrivano in questi giorni dall'Argentina scene di bambini che muoiono a causa della grave crisi di quel paese. Mi ha telefonato una ignora angosciata: "vorrei a casa mia quel papà coi suoi due bimbi scheletriti. Perché non facciamo nulla, perché si permette che accadono queste cose. Io voglio fare qualcosa".

Quella signora ha visto Gesù, vuole aiutarlo. "Vieni, benedetta dal Padre mio, a far parte del mio regno, perché avevo fame∑ e tu mi hai dato da mangiare"!.

 

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