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TESTO La nostra preghiera perché l'amore del Signore sia accolto da tutti

don Roberto Rossi  

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XXX Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (23/10/2016)

Vangelo: Lc 18,9-14 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, Gesù 9disse ancora questa parabola per alcuni che avevano l’intima presunzione di essere giusti e disprezzavano gli altri: 10«Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l’altro pubblicano. 11Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: “O Dio, ti ringrazio perché non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri, e neppure come questo pubblicano. 12Digiuno due volte alla settimana e pago le decime di tutto quello che possiedo”. 13Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: “O Dio, abbi pietà di me peccatore”. 14Io vi dico: questi, a differenza dell’altro, tornò a casa sua giustificato, perché chiunque si esalta sarà umiliato, chi invece si umilia sarà esaltato».

La parabola del fariseo e del pubblicano mette in evidenza due modi di pregare, uno falso - quello del fariseo - e l'altro autentico - quello del pubblicano. Il fariseo incarna un atteggiamento che non esprime il rendimento di grazie a Dio per i suoi benefici e la sua misericordia, ma piuttosto soddisfazione di sé. Il fariseo si sente giusto, si sente a posto, si pavoneggia di questo e giudica gli altri dall'alto della sua presunzione. Il pubblicano, al contrario, non moltiplica le parole. La sua preghiera è umile, sobria, pervasa dalla consapevolezza della propria indegnità, delle proprie miserie: quest'uomo davvero si riconosce bisognoso del perdono di Dio, della misericordia di Dio.

Quella del pubblicano è la preghiera del povero, è la preghiera gradita a Dio che «arriva fino alle nubi», mentre quella del fariseo è appesantita dalla zavorra della vanità.

Alla luce di questa Parola, ci possiamo chiedere: ma come si fa a pregare? Si fa come il pubblicano: umilmente, davanti a Dio. Ognuno con umiltà si lascia guardare dal Signore e chiede la sua bontà, che venga a noi. In famiglia, come si fa a pregare? Perché sembra che la preghiera sia una cosa personale, e poi è difficile trovare un momento adatto, tranquillo. Anche qui è questione di umiltà, di riconoscere che abbiamo bisogno di Dio, come il pubblicano! E tutti abbiamo bisogno di Dio, in tutte le famiglie: tutti abbiamo bisogno del suo aiuto, della sua forza, della sua benedizione, della sua misericordia, del suo perdono. Questo si può fare nella semplicità. Una volta papa Francesco ci ha detto: " pregare insieme il "Padre nostro", intorno alla tavola, non è una cosa straordinaria: è facile. Qualcuno prega il rosario in famiglia: è molto bello, dà tanta forza! E anche pregare l'uno per l'altro: il marito per la moglie, la moglie per il marito, ambedue per i figli, i figli per i genitori, per i nonni... Pregare l'uno per l'altro. Questo è pregare in famiglia, e questo fa forte la famiglia: la preghiera".

Nel salmo abbiamo ripetuto più volte: "Il povero grida e il Signore lo ascolta". Il Signore ascolta il povero; e noi ascoltiamo il povero? Ci accorgiamo di lui, lo accogliamo, lo amiamo, lo rispettiamo, lo aiutiamo?

Questo già ci apre al discorso missionario. S. Paolo dice: "Il Signore mi è stato vicino e mi ha dato forza, perché io potessi portare avanti l'annuncio del vangelo e tutte le genti lo ascoltassero".

Il compito dei cristiani è quello di annunciare il Vangelo a tutte le genti, a tutte le persone, vicine e lontane. Questo la vocazione e la missione di tutti i cristiani, ma ci è testimoniato soprattutto dai Missionari, Sacerdoti, Suore, laici, famiglie che in tante parti del mondo evangelizzano, fanno conoscere il Salvatore del mondo Gesù Cristo, convertono alla fede e aiutano i poveri, essendo questo un segno ben preciso legato all'evangelizzazione.

Dobbiamo essere contenti e ringraziare della vitalità delle giovani Chiese del mondo, che sono la speranza della Chiesa intera e dell'umanità. Si tratta di una fede, di una speranza, di una carità che viene proprio dai poveri. Ancora una volta Dio costruisce il suo regno e porta avanti l'opera della salvezza del mondo attraverso i deboli e gli umili.

Possiamo riprendere parte del messaggio del papa per questa la Giornata Missionaria Mondiale. "Siamo tutti invitati ad "uscire", come discepoli missionari, ciascuno mettendo a servizio i propri talenti, la propria creatività, la propria saggezza ed esperienza nel portare il messaggio della tenerezza e della compassione di Dio all'intera famiglia umana. In forza del mandato missionario, la Chiesa si prende cura di quanti non conoscono il Vangelo, perché desidera che tutti siano salvi e giungano a fare esperienza dell'amore del Signore: ogni donna, uomo, anziano, giovane e bambino. A testimoniare questo amore di misericordia, come nei primi tempi dell'esperienza ecclesiale, sono tanti uomini e donne di ogni età e condizione: nel prendersi cura della vita, con una spiccata attenzione alle persone più che alle strutture e mettendo in gioco ogni risorsa umana e spirituale nel costruire armonia, relazioni, pace, solidarietà, dialogo, collaborazione e fraternità, sia nell'ambito dei rapporti interpersonali sia in quello più ampio della vita sociale e culturale, e in particolare della cura dei poveri".

 

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