PERFEZIONA LA RICERCA

FestiviFeriali

Parole Nuove - Commenti al Vangelo e alla LiturgiaCommenti al Vangelo
AUTORI E ISCRIZIONE - RICERCA

Torna alla pagina precedente

Icona .doc

TESTO Davanti all'Io o davanti a Dio?

don Giacomo Falco Brini  

don Giacomo Falco Brini è uno dei tuoi autori preferiti di commenti al Vangelo?
Entrando in Qumran nella nuova modalità di accesso, potrai ritrovare più velocemente i suoi commenti e quelli degli altri tuoi autori preferiti!

XXX Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (23/10/2016)

Vangelo: Lc 18,9-14 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 18,9-14

In quel tempo, Gesù 9disse ancora questa parabola per alcuni che avevano l’intima presunzione di essere giusti e disprezzavano gli altri: 10«Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l’altro pubblicano. 11Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: “O Dio, ti ringrazio perché non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri, e neppure come questo pubblicano. 12Digiuno due volte alla settimana e pago le decime di tutto quello che possiedo”. 13Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: “O Dio, abbi pietà di me peccatore”. 14Io vi dico: questi, a differenza dell’altro, tornò a casa sua giustificato, perché chiunque si esalta sarà umiliato, chi invece si umilia sarà esaltato».

Domenica scorsa l'invito di Gesù a perseverare nella preghiera. La parabola infatti era sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi (Lc 18,1). Oggi Gesù invita a verificare l'anima della nostra preghiera e a interrogarsi sulla sua autenticità.
Due uomini salgono al Tempio per pregare. Colpisce subito che la preghiera del fariseo, credente-praticante tipo in Israele, cominci con un grazie a Dio cui segue un immediato inno al proprio io (Lc 18,11-12). E' come uno che ad un banchetto richiama tutti a dire la preghiera prima di cominciare a mangiare; ringrazia Dio per quello che c'è sulla tavola da condividere insieme, ma poi a tutti si affretta a dire: "tutte queste pietanze le ho preparate io!". Inoltre, ma guarda un po', sono il digiuno e la decima di tutto, cioè offerte da fare a Dio, l'oggetto discriminante tra lui e gli uomini che lo circondano, tutti dei poco di buono, compreso quel disgraziato di pubblicano che gli sta alle spalle. In realtà quest'uomo non parla con Dio, perché davanti ha un altro Dio come interlocutore: il proprio io. Il suo è un monologo, non un dialogo. Notate bene: stando in piedi. C'è una vita di fede che non sta in piedi, ma che si ostenta stare in piedi. Nel nome dell'osservanza della legge di Dio, ci si rende protagonisti del bene che si fa dimenticando ciò che fa lievitare le opere della autentica fede: nascondimento e umiltà.
Il pubblicano, figura di uomo notoriamente deprecato dall'autorità religiosa, non riesce nemmeno ad avvicinarsi e ad alzare gli occhi al cielo, ma si riconosce semplicemente e sinceramente peccatore (Lc 18,13). Gesù dice che costui torna a casa giustificato da Dio mentre l'altro no: per Dio quel giusto non è affatto giusto! Il che vuol dire che il pubblicano invece aveva davanti a sé il Dio vivo e vero, Colui che giustifica l'uomo che riconosce la propria verità. Perché la verità è principio di umiltà, e né l'una né l'altra sono nella natura umana. Perciò il Signore aggiunge alla fine che è necessaria all'uomo l'umiliazione (Lc 18,14).
Dalla parabola, quale insegnamento per il nostro cammino nella preghiera? Sembra che il vero peccato per Dio sia quello del fariseo, ovvero quello che ci si nasconde accuratamente dietro una falsa immagine di bontà. La vera preghiera, in quanto incontro con il vero Dio, ha questo passaggio necessario: fa uscir fuori la verità del mio cuore. Mi fa vedere il mio peccato e mi unisce a tutti gli uomini facendomeli vedere per quello che sono: sono peccatori, ma sono miei fratelli! Diversamente, mi porta a guardarmi e a cercare me stesso nelle opere di bene fatte magari con tanto sacrificio, ma contrapponendomi e distinguendomi dagli altri uomini. Quest'ultima preghiera (se si può chiamare tale) non spicca nemmeno il volo, rimane nell'illusione di chi parla così tra sé (Lc 18,11).
La grazia allora da chiedere davanti a questo vangelo è di riconoscere il fariseo che è in me! Perché se il pericolo di costui era dire al Signore ti ringrazio che non sono come quei peccatori, per noi cristiani invece il pericolo è dirgli ti ringrazio perché non sono come quel fariseo.
Fu chiesto da un giovane a un monaco padre del deserto: cos'è l'umiltà? Quegli rispose: L'umiltà è un opera grande, anzi, è un opera divina. La strada che conduce all'umiltà è la seguente: bisogna pregare, bisogna compiere lavori corporali, bisogna considerarsi uomini peccatori, bisogna sottomettersi a tutti. Allora quel giovane aggiunse: e che cosa vuol dire essere sottomesso a tutti? Il vecchio replicò: uno è sottomesso a tutti quando non bada ai peccati degli altri, ma piuttosto osserva i suoi supplicando ininterrottamente Dio (A.Grün, Il cielo comincia in te, Queriniana, p.29).
Un giorno il Signore Gesù disse a S.Maria Faustina Kowalska: ci sono anime per le quali non posso fare nulla. Sono le anime che spiano continuamente quello che fanno le altre e non sanno quello che avviene nell'intimo del proprio cuore...Povere anime che non ascoltano le mie parole! Restano vuote nel loro intimo perché non mi cercano all'interno del proprio cuore, ma nei pettegolezzi e nei giudizi degli altri, dove io non ci sono mai. Sentono il loro vuoto, ma non riconoscono la loro colpa; e così le anime dove io regno costituiscono per loro un rimorso insopportabile di coscienza (Sr.Maria Faustina Kowalska, Diario, VI quaderno parte 2, LEV).
Il cammino della preghiera è il cammino dell'umiltà di chi si sta conoscendo mentre sta conoscendo Colui che gli dona di conoscersi.

 

Ricerca avanzata  (54001 commenti presenti)
Omelie Rituali per: Battesimi - Matrimoni - Esequie
brano evangelico
(es.: Mt 25,31 - 46):
festa liturgica:
autore:
ordina per:
parole: