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TESTO Commento su Gal 5,1.13-18

Monastero Domenicano Matris Domini  

VI domenica dopo Pentecoste (Anno C) (26/06/2016)

Brano biblico: Gal 5,1.13-18 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 19,30-35

30Dopo aver preso l’aceto, Gesù disse: «È compiuto!». E, chinato il capo, consegnò lo spirito.

31Era il giorno della Parasceve e i Giudei, perché i corpi non rimanessero sulla croce durante il sabato – era infatti un giorno solenne quel sabato –, chiesero a Pilato che fossero spezzate loro le gambe e fossero portati via. 32Vennero dunque i soldati e spezzarono le gambe all’uno e all’altro che erano stati crocifissi insieme con lui. 33Venuti però da Gesù, vedendo che era già morto, non gli spezzarono le gambe, 34ma uno dei soldati con una lancia gli colpì il fianco, e subito ne uscì sangue e acqua. 35Chi ha visto ne dà testimonianza e la sua testimonianza è vera; egli sa che dice il vero, perché anche voi crediate.

Collocazione del brano
Nel capitolo quarto Paolo porta a termine le sue argomentazioni scritturistiche. Nel brano che leggiamo oggi l'apostolo viene al dunque. I Galati si erano lasciati convincere da predicatori giudaizzanti che avevano imposto loro di osservare la Legge giudaica pur aderendo a Cristo. Paolo, con parole piuttosto dure chiama i Galati a decidersi. O seguire la Legge giudaica e rimanere nella situazione di schiavi, o aderire alla legge di Cristo, che dona la salvezza attraverso la fede e che non segue più le prescrizioni della legge di Mosè.

Lectio
Fratelli, 1Cristo ci ha liberati per la libertà! State dunque saldi e non lasciatevi imporre di nuovo il giogo della schiavitù.
Nel brano precedente Paolo aveva parlato dell'adesione alla Legge in termini di schiavitù. Cristo invece con il suo sacrificio sulla croce ha liberato i credenti. Questa liberazione è per la libertà, non perché si torni alla situazione di sottomissione precedente. Certo la libertà va mantenuta, ci vuole un atteggiamento di vigilanza, di responsabilità.
13Voi infatti, fratelli, siete stati chiamati a libertà. Che questa libertà non divenga però un pretesto per la carne; mediante l'amore siate invece a servizio gli uni degli altri.
La liturgia salta i vv. 2-12 che riguardano direttamente la pratica della circoncisione. Qui si riprende il discorso sulla libertà ottenuta grazie a Cristo. Cosa intende qui Paolo per libertà? Innanzitutto la libertà dal legalismo giudaico (si sta parlando del rapporto con la Legge), ma si tratta anche della libertà dal peccato, dall'egocentrismo. Infatti nella seconda parte di questo versetto si parla della carne. Con questo termine si intende la dimensione umana, sempre bisognosa e fragile. La carne per Paolo è anche la dimensione umana più incline a lasciarsi possedere dal peccato, dall'egocentrismo. Quindi la libertà non può essere il lasciare via libera al peccato, ma deve essere apertura verso i bisogni degli altri. Il verbo duleuo che era stato usato nel v. 5,1 per indicare la schiavitù verso la legge viene di nuovo usato qui, per indicare il servizio verso gli altri. Vi è dunque una schiavitù cattiva e una buona.

14Tutta la Legge infatti trova la sua pienezza in un solo precetto: Amerai il tuo prossimo come te stesso.
Ecco il vero significato che sta alla base di tutta la legge: l'amore verso il prossimo. La libertà cristiana si esprime dunque in un servizio reciproco reso per amore, non oppressivo. E' una libertà da se stessi, che non ci rende più schiavi del peccato, ma ci mette a servizio gli uni degli altri.

15Ma se vi mordete e vi divorate a vicenda, badate almeno di non distruggervi del tutto gli uni gli altri!
Questo versetto sottolinea il contrasto tra l'amarsi gli uni gli altri e il divorarsi. Se non vi è amore reciproco, se ognuno vive la propria libertà per seguire la carne è ovvio che poi arriverà a voler distruggere gli altri che vengono visti solo come un ostacolo al soddisfacimento dei miei bisogni. Non sembra che Paolo si riferisca qui a problemi concreti verificatisi nella comunità galata. E' un problema che si può verificare sempre laddove vi sono relazioni umane.

16Vi dico dunque: camminate secondo lo Spirito e non sarete portati a soddisfare il desiderio della carne.
Invece la libertà cristiana si lascia guidare dallo Spirito, si prende le sue responsabilità, non si lascia trascinare dal potere assoluto dei propri bisogni e desideri. Paolo mette in antitesi lo Spirito e la carne. Sono due dinamiche che definiscono l'agire della persona e spesso sono in contrasto tra di loro.

17La carne infatti ha desideri contrari allo Spirito e lo Spirito ha desideri contrari alla carne; queste cose si oppongono a vicenda, sicché voi non fate quello che vorreste.
Il padrone delle proprie azioni è il soggetto, è lui che può lasciare libero campo o allo Spirito o alla carne. L'uomo è in grado di desiderare una vita diversa, ma spesso i suoi desideri non sono abbastanza forti, non riesce a tradurli in atti e scelte che sappiano ribaltare la direttrice della sua esistenza. Da solo l'uomo non può avere la forza di superare tale difficoltà

18Ma se vi lasciate guidare dallo Spirito, non siete sotto la Legge.

E' lo Spirito che gli viene in aiuto, che lo guida e gli permette di ben governare le forze che agiscono in lui. La Legge non aiutava a superare l'egocentrismo della carne. La libertà dalla Legge se non è guidata, non porta a vivere pienamente la dignità umana. E' necessario affidarsi allo Spirito, che ci è stato donato da Cristo.;

Meditiamo
- In quali situazioni mi sono sentito schiavo della carne?
- Ho mai provato a mettermi a servizio degli altri, nello spirito della vera Legge?
- E' capitato anche a me di fare quello che non avrei voluto?
- In quali situazioni mi sono sentito guidato dallo Spirito?

 

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