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TESTO Commento su Luca 6,43-48

don Michele Cerutti

Dedicazione del Duomo di Milano (Anno C) (16/10/2016)

Vangelo: Lc 6,43-48 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 6,43-48

43Non vi è albero buono che produca un frutto cattivo, né vi è d’altronde albero cattivo che produca un frutto buono. 44Ogni albero infatti si riconosce dal suo frutto: non si raccolgono fichi dagli spini, né si vendemmia uva da un rovo. 45L’uomo buono dal buon tesoro del suo cuore trae fuori il bene; l’uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori il male: la sua bocca infatti esprime ciò che dal cuore sovrabbonda.

46Perché mi invocate: “Signore, Signore!” e non fate quello che dico? 47Chiunque viene a me e ascolta le mie parole e le mette in pratica, vi mostrerò a chi è simile: 48è simile a un uomo che, costruendo una casa, ha scavato molto profondo e ha posto le fondamenta sulla roccia. Venuta la piena, il fiume investì quella casa, ma non riuscì a smuoverla perché era costruita bene.

La Chiesa ambrosiana festeggia la dedicazione del Duomo. Cosa significa questa ricorrenza datata nella storia? 1577 San Carlo nel pieno della peste a Milano istituisce questa festa che ha origini lontane per chiedere la protezione sulla città e sulla Diocesi. Oggi questa festa tende risvegliare il senso di appartenenza a questa porzione di Chiesa in un mondo caratterizzato da relativismo in cui non esistono verità assolute.

Il relativismo si inserisce in campo religioso.Il relativismo, cioè il lasciarsi portare "qua e là da qualsiasi vento di dottrina", appare come l'unico atteggiamento all'altezza dei tempi odierni. Si va costituendo una dittatura del relativismo che non riconosce nulla come definitivo e che lascia come ultima misura solo il proprio io e le sue voglie".

La forza di questa solennità sta proprio nel sollecitare nei cristiani questa necessità di riconoscersi come comunità che si stringe intorno non a dei semplici simboli, ma a istituzioni che sono guida delle comunità cristiane.
Veniamo aiutati a non vivere una fede "fai da te".
Il brano tratto dal Vangelo di Luca ci aiuta.

C'e' un paragone ricco di echi veterotestamentari. La roccia, che dà stabilità alla casa, è il Signore, la parola di Dio, la fede, il Cristo. L'inondazione nel linguaggio biblico si associa al giudizio di Dio (richiamo al diluvio universale). Vengono presentate in questo brano le condizioni necessarie perché la vita cristiana possa svolgersi con costanza e fedeltà.

La prima condizione è la necessità di appoggiarsi a Cristo (la roccia), l'unico capace di rendere incrollabile la fede del discepolo, di sottrarla alla fragilità dell'uomo.

La seconda condizione è la necessità di fare la volontà di Dio.

Alla dimensione della fede deve seguire la dimensione morale. Il vero cristiano è descritto da Luca con tre verbi: venire, ascoltare, fare (6,47). Il tratto delicato e decisivo è il terzo: trasformare le parole ascoltate in parole fatte, in gesti concreti.

L'affermazione che si legge in 6,46 ("perché mi chiamate: Signore, Signore, ma non fate ciò che vi dico?") forse è una polemica contro un culto formalista che si esauriva nelle parole dimenticando la carità.

Tutto questo insegnamento avviene nella dimensione comunitaria.

La fede non è mai individualista perché credere non può essere un atto isolato. Nessuno infatti si è dato la fede da solo, così come nessuno si è dato l'esistenza da solo. Non si può credere da solo, così come non si può vivere da soli. Il credente ha ricevuto la fede da altri e ad altri la deve trasmettere. In tal modo ogni credente è come un anello nella grande catena dei credenti. Io non posso credere senza essere sorretto dalla fede degli altri, e, con la mia fede, contribuisco a sostenere la fede degli altri. "... Chi crede non è mai solo" (Benedetto XVI).
La Comunità cristiana è come una ‘palestra' per vivere la fede. E' questo il luogo per esercitare la relazione, allenare la comunicazione e poter temprare gli incontri reciproci, stringere la comunione con i fratelli e le sorelle, ma soprattutto con Cristo.

La Comunità è il luogo ove il Signore si ferma ‘in mezzo' ai suoi discepoli perché è Lui che aggrega, nutre, raduna e mantiene la Comunità cristiana. Non esiste vita di fede seria senza vita di Comunità.

La Comunità non è solo incontro con Gesù, ma anche incontro con i fratelli e le sorelle dietro ai quali si nasconde un altro volto, il Volto di Dio! In una Comunità, ogni persona illumina l'altro con la luce della propria fede. In un certo senso, essere membro di una Comunità è diventare ‘vetrata' per irradiare la fede sugli altri. La luce è una sola, ma le ‘vetrate' sono tante e diversamente colorate. Ciascuno filtra la luce attraverso il proprio carattere, il proprio genio, con la propria debolezza, per la gioia e lo stimolo di tutti! Tutte le ‘vetrate' messe insieme fanno un arcobaleno di colori viventi, radunati nell'unica bandiera della fede per proclamare la pace!
La Comunità - questa ‘palestra della fede' - permette di vivere esperienze uniche. E' lei che offre occasioni d'incontri particolari con persone significative o con ‘maestri di vita' per provocare e stimolare la fede. Cosa sarebbe la vita di tante persone senza l'Incontro unico e irripetibile con una persona di fede? Un incontro però che è stato reso possibile solo perché c'è stata la Comunità! Sì, la Comunità cristiana è dono!

Essere Comunità non significa essere gruppo di amici del divertimento e compagni del tornaconto. E' molto di più! Essere Comunità vuol dire camminare insieme verso la stessa meta, significa essere ‘cordata' di persone solidali indirizzate verso la stessa vetta. Esiste il primo della ‘cordata' che apre la strada, poi gli altri lo seguono e se uno si smarrisce può ritrovare la sua direzione. La Comunità cristiana è luogo di accoglienza e di appoggio. Ciò non è poco quando l'isolamento e la solitudine - oggi più che mai - minacciano i rapporti nella società e nella famiglia! Ritrovarsi con persone amiche, indirizzate verso lo stesso ideale, è un gran dono! Allora si sente protezione, solidarietà e calore! "La moltitudine di coloro che erano venuti alla fede aveva un cuore solo e un'anima sola" (Atti 4, 32). Per fare fronte a un mondo che ha cancellato la fede, soppresso Dio e che si oppone a scelte di vita cristiana, ci vuole assolutamente la Comunità per non smarrirsi, per trovare forza, per custodire la gioia della fede. Insieme si è sempre più forti! "Meglio essere in due che uno solo, perché due hanno un miglior compenso nella fatica. Infatti, se vengono a cadere, l'uno rialza l'altro. Guai invece a chi è solo: se cade, non ha nessuno che lo rialzi" (Qoelet 4, 9-10).

 

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