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TESTO Commento su Is 2,1-5; Sal 121; Rm 13,11-14; Mt 24,37-44

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I Domenica di Avvento (Anno A) (27/11/2016)

Vangelo: Is 2,1-5; Sal 121; Rm 13,11-14; Mt 24,37-44 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 24,37-44

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 37Come furono i giorni di Noè, così sarà la venuta del Figlio dell’uomo. 38Infatti, come nei giorni che precedettero il diluvio mangiavano e bevevano, prendevano moglie e prendevano marito, fino al giorno in cui Noè entrò nell’arca, 39e non si accorsero di nulla finché venne il diluvio e travolse tutti: così sarà anche la venuta del Figlio dell’uomo. 40Allora due uomini saranno nel campo: uno verrà portato via e l’altro lasciato. 41Due donne macineranno alla mola: una verrà portata via e l’altra lasciata.

42Vegliate dunque, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà. 43Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora della notte viene il ladro, veglierebbe e non si lascerebbe scassinare la casa. 44Perciò anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo.

L'anno liturgico che oggi ha inizio, si apre sulla prospettiva si apre sulla prospettiva della fine, ed è chiamato avvento. Il "sacramento" dell'attesa è il periodo di ventotto giorni prima del Natale esso è caratterizzato dall'attesa di due profezie.
La Chiesa attende la venuta del Signore, colui che viene dal futuro. Oggi essa desidera ardentemente che la fiaccola dell'attesa arda, sostenuta dalle sue mani, a nome di tutta l'umanità: " Maranath'a, vieni, Signore Gesù ".
Anche Dio attende silenziosamente, senza mai stancarsi, di essere amato dagli uomini, non solo a parole ma con i fatti. Inoltre attende anche il giorno in cui si formerà quell'uomo nuovo annunciato dalla nascita terrena del Verbo diventato uno di noi.
La voce dei profeti del passato e di oggi ci chiama alla conversione, alla vigilanza, all'attenzione ai segni dei tempi e contemporaneamente ci invita ad accoglierlo nel silenzio come ha fatto sua madre e suo padre putativo Giuseppe o a riconoscerlo tra la folla come ha fatto il suo parente Giovanni Battista sulle rive del Giordano ( Wadi Kharra secondo Aman o Qasr al Yaudi secondo Israele).
L'avvento è anche il tempo liturgico che, da generazioni, anima lo slancio di quanti vanno incontro al compimento delle promesse, ossia al Figlio dell'uomo.
La prima domenica di avvento è dedicata alla meditazione al discorso escatologico e alla vigilanza. Infatti il vangelo di questa domenica insiste sul fatto che bisogna avere delle sicurezze certe di fronte all'inimmaginabile avvento del Figlio dell'uomo. Bisogna stare attenti per non annegare, come ai tempi di Noe, in cui tutti erano intenti esclusivamente alle proprie inutili cose, senza rendersi conto dell'essenziale.
La Chiesa e tutti i cristiani devono stare attenti per non correre io rischio di non sentire i richiami dello Spirito che invita a svolgere, nei riguardi del mondo, il richiamo del ruolo profetico: salvate le vostre anime.

La liturgia odierna della parola offre alla nostra meditazione un brano del secondo capitolo del profeta Isaia. Gerusalemme, "città della pace", è il simbolo dell'umanità amata da Dio, in continua ricerca di una pace duratura. Nonostante la sua infedeltà, Dio, misericordioso e pietoso, farà sorgere in lei il Verbo che annuncerà la pace duratura sulla terra, vale a dire la benevolenza di Dio per tutta quanta l'umanità.
È con questa convinzione nel cuore che il profeta invita noi, uomini del ventunesimo secolo, a camminare verso il monte del Signore, dopo aver abbandonato le armi ed aver abbracciato un programma di collaborazione, di pace e di giustizia.

Il Salmista ci invita ad andare a Gerusalemme per sentire, nella propria pelle, quale vincolo di unità essa crei fra i suoi figli.
Lo scopo dei pellegrinaggi è codificato in Es 23, 17: " Tre volte all'anno ogni tuo figlio maschio si presenterà davanti al Signore JHWH". Il deuteronomio precisa che deve avvenire sempre nello stesso luogo. Questo luogo, dopo la caduta di Samaria, è Gerusalemme; il luogo dove per tre volte l'anno si radunano le tribù di Israele, per ravvivare negli uomini il senso di solidarietà tra loro.

Un ebreo non può essere felice se Gerusalemme non ha ritrovato la pace. Ma un cristiano non può vivere se la carità di Cristo, di cui vive la Chiesa, non si estende a tutti gli uomini. L'apostolo Paolo, nella lettera ai romani, che la liturgia odierna sottopone alla nostra attenzione, invita i cristiani di Roma a non prendere in considerazione tutto ciò che è in relazione con la notte, perché essa è ormai avanzata, sta per finire e la luce del giorno è ormai imminente. Pertanto l'atteggiamento dei credenti in Cristo deve preoccuparsi, con urgenza, della salvezza della propria anima, abbandonando il più rapidamente possibile le opere delle tenebre, ossia tutto ciò che è moralmente negativo, per rivestirsi delle armi della luce: agire in maniera moralmente positiva, rivestirsi di Cristo in senso metaforico, vale a dire imitandone il comportamento non agendo secondo la carne.

La pagina del vangelo di Matteo che, meditiamo in questa prima domenica di avvento, Gesù invita i suoi discepoli e quanti credono in lui ad essere preparati per la sua seconda venuta, allorché verrà nella gloria "per giudicare i vivi ed i morti". In che giorno e in che ora ciò avverrà "nessuno li conosce, neanche gli angeli del cielo e neppure il Figlio, ma solo il Padre". Gesù ci invita a non lasciarci andare come accadde ai tempi di Noè, allorché i suoi contemporanei si resero conto del diluvio quando ormai non c'era alcuna possibilità di salvarvi. Non si tratta di essere angosciati e inquieti, come di fronte ad una improvvisa catastrofe, ma di essere attenti e concentrati nell'attesa per non perdere l'occasione di essere con Dio per l'eternità.

Revisione di vita
- In famiglia siamo veramente attenti ai segni dei tempi? Siamo scoraggiati a causa degli avvenimenti che accadono?
- Siamo consci che la giustizia necessita della misericordia? Che l'errore è errore e che il giudizio negativo va applicato all'errore e non a chi sbaglia?
- Siamo coerenti con la nostra fede?

 

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