PERFEZIONA LA RICERCA

Parole Nuove - Commenti al Vangelo e alla LiturgiaCommenti al Vangelo
AUTORI E ISCRIZIONE - RICERCA

Torna alla pagina precedente

Icona .doc

TESTO Signore, conservo nel cuore le tue parole

don Walter Magni  

V domenica dopo il martirio di San Giovanni il Precursore (Anno C) (02/10/2016)

Vangelo: Lc 6,27-38 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 6,27-38

27Ma a voi che ascoltate, io dico: amate i vostri nemici, fate del bene a quelli che vi odiano, 28benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi trattano male.

29A chi ti percuote sulla guancia, offri anche l’altra; a chi ti strappa il mantello, non rifiutare neanche la tunica. 30Da’ a chiunque ti chiede, e a chi prende le cose tue, non chiederle indietro.

31E come volete che gli uomini facciano a voi, così anche voi fate a loro. 32Se amate quelli che vi amano, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori amano quelli che li amano. 33E se fate del bene a coloro che fanno del bene a voi, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori fanno lo stesso. 34E se prestate a coloro da cui sperate ricevere, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori concedono prestiti ai peccatori per riceverne altrettanto. 35Amate invece i vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperarne nulla, e la vostra ricompensa sarà grande e sarete figli dell’Altissimo, perché egli è benevolo verso gli ingrati e i malvagi.

36Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso.

37Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e sarete perdonati. 38Date e vi sarà dato: una misura buona, pigiata, colma e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con la quale misurate, sarà misurato a voi in cambio».

Il vangelo di oggi è tratto dal discorso della Pianura di Luca. Contrariamente a Matteo che descrive Gesù che sale su una montagna (Mt 5,1), Luca afferma che Gesù, "disceso con loro, si fermò in un luogo pianeggiante" (6,17). Come se con questa Sua discesa Gesù volesse raggiungere la nostra condizione bassa e precaria. Per incontrarci dove siamo, dentro le nostre fatiche con le quali ci scontriamo ogni giorno.

"A voi che ascoltate io dico"
Oggi si ascolta poco. Le stesse terapie psicologiche ci inducono più ad ascoltarci che ad ascoltare chi troppo spesso ci infastidisce e ci provoca continuando a parlarci dei suoi problemi e delle sue fisse. Siamo nell'era della comunicazione, ma comunichiamo pochissimo. Le informazioni sono così veloci che, quando cerchi di fermarti su una notizia è già troppo tardi: un'altra notizia sopraggiunge, cancellando dalla memoria quella precedente. Così la fatica maggiore sta nel cercare di sostare e riflettere, esercitandoci in un lavoro di ritorno della mente e del cuore su ciò che accade e su chi ti sta semplicemente davanti. Come dovessimo difenderci dall'altro, dagli altri, servendoci dello scudo del pregiudizio e attaccando, coprendoci, con l'arma della chiacchiera e del pettegolezzo, sino alla menzogna. Lo sforzo di tornare a ribadire, anche nelle nostre chiese e nei nostri gruppi, il valore inestimabile di un ascolto diretto e sincero, è un grande guadagno per tutti. Nei confronti della oggettività dei fatti, del primato della persona. Dell'altro in quanto tale, semplicemente perché è altro da te, dalle tue abitudini e persino dalle tue tradizioni religiose.
Bellissima l'espressione di Gesù che sta in apertura del brano evangelico: "ma a voi che ascoltate, io dico". Un ascolto vero, autentico, nella tradizione biblica ed evangelica non è finalizzato a se stesso, ma anzitutto all'osservanza concreta della Parola: "Non chiunque mi dice: ‘Signore, Signore', entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli" (Mt 7,21). Come afferma Giacomo: "Siate di quelli che mettono in pratica la parola e non soltanto ascoltatori, illudendo voi stessi" (Gc 1,22).

Gesù sta parlando proprio a me
A volte ci poniamo davanti alla Parola di Dio o a una omelia più o meno accattivante, come se ci venisse detto qualcosa che sentiamo distante dalla nostra realtà. Concretamente irrealizzabile. Il punto decisivo, invece, è accorgersi che Gesù, anche in questo momento, sta parlando a me, proprio a me. Che questa pagina di Vangelo sta sfiorando la mia storia, dandole un senso, un significato. Intuendo che più ascoltiamo le parole che Gesù ci regala, più questa nostra vita si illumina e si fa bella.
Ad esempio, Gesù oggi ci ha detto: "Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso". Se stiamo al nostro modo di ragionare, questa Parola ci appare impossibile. Come si fa a essere misericordiosi come Dio? Come si fa a essere santi come Lui (Lv 19,2)? Come non ricordare un'altra espressione di Gesù: "siate perfetti come è perfetto il Padre vostro che è nei cieli" (Mt 5,48)? Anche se senti tutta questa distanza da Dio, è arrivato per tutti il tempo di lasciarci raggiungere dalla concretezza del Vangelo, dal realismo di Gesù, che non era certo un idealista. Il primo movimento di Gesù non è stato quello di salire al Padre, ma di discendere nelle nostre pianure, per parlarci e dimostrarci un amore alla nostra portata. Che pure noi possiamo praticare. Anche l'amore per i nemici del quale ci ha parlato oggi è un amore possibile, accessibile se sei sincero. Non siamo chiamati a una perfezione irraggiungibile, ma a un affidamento possibile. E chi l'ha mai detto che è più facile odiare umanamente rispetto a un abbraccio? Chi l'ha mai detto che dobbiamo nascondere la nostra commozione, se ci viene spontaneo esprimere uno sguardo capace di misericordia e consolazione? Perché continuare a teorizzare la fatica di saper perdonare rispetto alla sostenibilità per tutta una vita di un senso di rancore e di odio?

Un amore affidabile
Una falsa idea della sublimità e della perfezione richiesta dal Vangelo ci ha soprattutto spinti a negare il peso di certe nostre ferite e a disprezzare quelle degli altri. Condannando chi è diverso da noi, disprezzando chi non risponde a certi canoni di comportamento e a certe appartenenze. Il fatto è piuttosto che è normale per noi sapere di non essere perfetti e adeguati ai nostri ideali. Smettiamola di piangerci addosso, rilevando mancanze che forse ci accompagneranno per tutta la vita. Di certo Dio non ci giudicherà per questo. Dio lo sa bene che, da molti punti di vista, siamo un po' zoppi, ciechi e incapaci. È arrivato, invece, il momento per dirci, reciprocamente, gli uni gli altri, che insieme possiamo aiutarci a crescere nella fiducia, nella compassione e nell'umiltà, fidandoci. È l'ora dell'affidamento. È l'ora di accorgerci che il più grande atto d'amore Gesù ce l'ha insegnato fidandoSi di Dio, del Padre Suo, affidandoSi all'amore di Dio. Un affidamento non ingenuo, ma reale e possibile. L'ora nella quale permettiamo che Dio agisca in noi. LasciandoLo fare, lasciandoci semplicemente amare. Soprattutto là dove da sempre siamo convinti che non ce la faremo mai.
In un mondo così segnato dalla paura e dalla solitudine, lacerato da conflitti bellici e di civiltà, questo amore affidabile resta l'unica via per inventare il futuro. Si potrebbe anche dire che questo è il tempo dell'agàpe. Un amore capace di un impeto di gratuità senza calcoli. Che non si nutre della mancanza dell'altro (eros) e al quale basta la bellezza della presenza dell'altro (philìa). Un amore appena concepibile dalla ragione umana, che in Gesù ha trovato la sua massima realizzazione. In Lui la gratuità dell'amore è diventato possibile: "avendo amato i suoi li amò sino alla fine" (Gv 13,1).

 

Ricerca avanzata  (54001 commenti presenti)
Omelie Rituali per: Battesimi - Matrimoni - Esequie
brano evangelico
(es.: Mt 25,31 - 46):
festa liturgica:
autore:
ordina per:
parole: