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TESTO Commento su At 2,1-2

Casa di Preghiera San Biagio FMA  

Pentecoste (Anno C) - Messa del Giorno (30/05/2004)

Brano biblico: At 2,1-2 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 14,15-16.23-26

15Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; 16e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre,

23Gli rispose Gesù: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. 24Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato.

25Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. 26Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto.

Dalla Parola del giorno

Mentre il giorno di Pentecoste stava per finire, si trovavano tutti insieme nello stesso luogo. Venne all'improvviso dal cielo un rombo, come di vento che si abbatte gagliardo, e riempì tutta la casa dove si trovavano. ( At 2,1-2)

Come vivere questa parola?

"Il giorno di Pentecoste stava per finire". Traduciamo meglio: "stava per compiersi". Sì, perché gli avvenimenti postpasquali sono il compimento di una promessa: quel Cristo che si era diretto decisamente verso Gerusalemme e che sarebbe stato tolto dal mondo, ora effonde lo Spirito Santo sui credenti.

Da questo momento il tempo della Chiesa, e dunque anche il mio e il tuo nel presente che stiamo vivendo, è diventato tempo dello Spirito, come una perenne festa di Pentecoste. Ad una condizione però: che il vento dello Spirito, soffiando su di noi, ci trovi "tutti insieme nello stesso luogo" (cfr v.1), cioè in comunione, poiché "siamo uno in Cristo Gesù", nella diversità che ci distingue, senza allontanarci l'uno dall'altro, perché percepita e accolta come ricchezza condivisa. Certo, fin che siamo per strada – come nota sant'Agostino – permangono le differenze, ma a niente e a nessuno è concesso di spezzare il vincolo della comunione gelosamente custodito dallo Spirito che abita in noi. La mia Pentecoste quotidiana è dunque un espormi totalmente al vento gagliardo dello Spirito che mi investe con soave tenerezza nell'interiorità profonda, mi vivifica e mi rinnova, abilitandomi a parlare la lingua della comunione, nell'amore offerto e ricevuto in gratuità. Senza riserve. Per essere, in Cristo, "uno" con i miei fratelli. "Uno", (in greco eìs – pronome maschile –), dunque un essere vivente, e non un agglomerato neutro. Insomma, non una massa amorfa in cui ci si sente estranei, 'diversi' e soli, ma una comunità con "un cuore solo e un'anima sola" (At 4,32) che vive in "letizia e semplicità di cuore", mettendo in circolo la ricchezza delle differenze.

Oggi, concedendomi un tempo più prolungato di silenzio contemplativo, invocherò lo Spirito Santo perché discenda su ogni uomo e vivifichi il cuore del mondo, penetrando soprattutto in quei covi di violenza e di morte che distruggono il dono della comunione tra i popoli. E pregherò intensamente perché tutti possiamo sentirci "uno" in Cristo Gesù.

Vieni, Spirito Santo, nel fuoco che cauterizza le ferite inferte all'amore e alla comunione. Vieni, illumina, riscalda e raccogli nell'unità i popoli della terra.

La voce di un teologo ortodosso

Ciò che noi cerchiamo con nostalgia, a volte tragicamente, nelle nostre amicizie e nei nostri amori? e cioè un'unità in cui l'altro resti altro e si riveli tanto più sconosciuto quanto più lo conosciamo?, la Vita non smette un solo istante di offrircelo. E Vita, in questo caso, è l'altro nome dello Spirito Santo.
(O. Clement)

 

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