PERFEZIONA LA RICERCA

Parole Nuove - Commenti al Vangelo e alla LiturgiaCommenti al Vangelo
AUTORI E ISCRIZIONE - RICERCA

Torna alla pagina precedente

Icona .doc

TESTO Se racconti, ti si infiammano gli occhi

don Angelo Casati  

don Angelo Casati è uno dei tuoi autori preferiti di commenti al Vangelo?
Entrando in Qumran nella nuova modalità di accesso, potrai ritrovare più velocemente i suoi commenti e quelli degli altri tuoi autori preferiti!

III domenica dopo il martirio di San Giovanni il Precursore (Anno C) (18/09/2016)

Vangelo: Gv 5,25-36 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 5,25-36

25In verità, in verità io vi dico: viene l’ora – ed è questa – in cui i morti udranno la voce del Figlio di Dio e quelli che l’avranno ascoltata, vivranno. 26Come infatti il Padre ha la vita in se stesso, così ha concesso anche al Figlio di avere la vita in se stesso, 27e gli ha dato il potere di giudicare, perché è Figlio dell’uomo. 28Non meravigliatevi di questo: viene l’ora in cui tutti coloro che sono nei sepolcri udranno la sua voce 29e usciranno, quanti fecero il bene per una risurrezione di vita e quanti fecero il male per una risurrezione di condanna. 30Da me, io non posso fare nulla. Giudico secondo quello che ascolto e il mio giudizio è giusto, perché non cerco la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato.

31Se fossi io a testimoniare di me stesso, la mia testimonianza non sarebbe vera. 32C’è un altro che dà testimonianza di me, e so che la testimonianza che egli dà di me è vera. 33Voi avete inviato dei messaggeri a Giovanni ed egli ha dato testimonianza alla verità. 34Io non ricevo testimonianza da un uomo; ma vi dico queste cose perché siate salvati. 35Egli era la lampada che arde e risplende, e voi solo per un momento avete voluto rallegrarvi alla sua luce.

36Io però ho una testimonianza superiore a quella di Giovanni: le opere che il Padre mi ha dato da compiere, quelle stesse opere che io sto facendo, testimoniano di me che il Padre mi ha mandato.

Succede - e non raramente - che la liturgia proponga parole di Gesù fuori del loro contesto. Succede anche con questo brano di Giovanni che nel testo è introdotto da queste parole: "Gesù quindi rispose e diceva loro...". Le parole di Gesù sono dunque una riposta. A chi? E a che cosa? Gesù aveva guarito un paralitico alla porta delle pecore. Grande scandalo! L'aveva fatto di sabato.

La notizia arriva nel tempio. Dove si scatena la reazione. Anche dura. Scrive Giovanni: "Per questo i Giudei perseguitavano Gesù perché faceva le cose di sabato". E poi aggiunge: "Cercavano ancor più di ucciderlo perché non soltanto violava il sabato, ma chiamava Dio suo Padre facendosi uguale a Dio". Adesso capiamo perché in questo discorso di Gesù ritorni così spesso la parola "padre": "il Padre mio". Chiamava Dio "suo padre".

L'aveva chiamato tale dicendo, a proposito della guarigione del paralitico, che lui non poteva fare diversamente: lui faceva le cose che fa il Padre suo, Dio. Tutto il brano è giocato, vorrei dire, su uno specchiamento: Il figlio che si specchia nel padre e il padre che si specchia nel figlio. Il figlio che si specchia nel Padre: a Gesù non interessa la sua gloria.

Al contrario dei suoi oppositori: a loro sì, a loro, uomini della religione, interessava semplicemente la loro gloria. Tant'è che pur avendo mandato uomini dal Battista per ascoltare la sua testimonianza, se ne erano lasciati illuminare solo per poco, poi aveva prevalso la sete della loro gloria, il culto della loro immagine. Non era quello che muoveva Gesù.

A guidarlo, la sua relazione con il Padre: era in dialogo con lui, lui il suo riferimento. E questo ci pone - voi lo intuite - una domanda: le mie scelte da chi, da che cosa sono dettate? Dall'amore, dalla ricerca inquieta, della mia gloria? A chi guardo, di chi ascolto la voce, quando devo fare delle scelte? Gesù ascoltava una voce dentro, dove gli parlava il Padre.

Non dovrei anch'io frequentare più assiduamente questo spazio interiore, questa relazione con un Dio che è Padre? Sono frequentatore o no della coscienza? Ma il guardare di Gesù a Dio non era un guardare indistinto, generico, Dio per lui non era un nome pallido, sbiadito, scolorito. Il suo Padre, Gesù l'aveva visto operare. E voi sapete che è attraverso le opere e non nelle chiacchiere, fossero pure religiose, che si fa conoscenza vera dell'altro.

E proprio attraverso l'operare di suo Padre Gesù aveva fatto esperienza di un Dio molto lontano dall'immagine ingessata che veniva proposta nel tempio. Un Dio ingessato nei precetti e nelle tradizioni. Giorni fa un amico mi mandava un testo del Card. Martini, che risuona come un invito a rovesciare l'immagine di Dio, a rovesciarla proprio a partire dalla croce.

Scrive il cardinale: "Se pensiamo Dio soltanto con i nostri concetti umani, se lo immaginiamo come colui che detiene al massimo grado tutta la potenza, tutto l'onore, tutta la gloria, tutto il diritto, come colui che potrebbe rivendicare la signoria di tutta la terra, siamo come la gente comune e i capi di cui ci narra I'Evangelo, i quali dicono: "Dio non può rivelarsi nella morte di croce". Invece, Dio amore, bontà, misericordia, si rivela proprio nel linguaggio della croce.

La vera onnipotenza è quella capace di annullarsi per amore, di accettare la morte per amore". Pensate la grazia che ci è stata fatta: per farci un'immagine non contraffatta, ma autentica di Dio, noi ora abbiamo un luogo - perdonate se lo chiamo così - un luogo, una persona. Specchio di Dio, con la sua vita e la sua morte, con le sue scelte, con le sue opere, è per noi Gesù di Nazaret. Che - diciamolo - ha dato evidenza assoluta alla passione che Dio ha per l'umanità.

Passione che già ci era stata raccontata nelle pagine dell'Antico Testamento: storia di un Dio che avrebbe tutti i titoli per stancarsi di noi umani, come oggi ci ricordava il brano di Isaia. Il brano sembra dirci che la ribellione non è un fatto isolato, ha in sé qualcosa di universale: attraversa tutto l'arco del tempo e contagia anche le persone così dette qualificate, quelle che si arrogano la pretesa di essere intermediari di Dio: "Il tuo primo padre peccò" è scritto "i tuoi intermediari mi furono ribelli".

Ebbene, a fronte della ribellione, ecco che cosa fa Dio: "Io, io, cancello i tuoi misfatti per amore di me stesso e non ricordo più i tuoi peccati". E, ancora, "verserò acqua sul suolo assetato, torrenti sul terreno arido. Verserò il mio spirito sulla tua discendenza, la mia benedizione sui tuoi posteri".

Ebbene specchio di questa immagine promettente di Dio è Gesù, che fa camminare il paralitico, che mangia con pubblicani e peccatori. Cosa che faceva inorridire gli uomini del tempio. Era il vero racconto di Dio. Dio è da raccontare. Perdonate se, concludendo, riprendo questo verbo "raccontare" che mi sembra dica molto del verbo "testimoniare", che abbiamo più volte incontrato oggi nel brano di Giovanni.

Testimoniare non è fare esposizioni apologetiche o dissertazioni teologiche, che lasciano il tempo che trovano, soprattutto nelle donne e negli uomini d'oggi. C'è un abisso - e voi mi capite - tra proclamare e raccontare. La proclamazione ha molto dell'impersonale, dall'alto in basso. Nel racconto ci sei tu, c'è qualcosa da cui tu sei stato affascinato, ti si infiammano gli occhi. Non è una fredda esposizione, il racconto ha un calore. E forse è questo che è venuto a mancare, molte prediche e poco racconto. Il racconto non ha bisogno di luoghi sacri. Anzi sembra privilegiare quelli comuni. La casa, per esempio.

Come suggerisce il salmo 78, di racconto in racconto: "Ciò che abbiamo udito e conosciuto e i nostri padri ci hanno raccontato non lo terremo nascosto ai nostri figli, raccontando alla generazione futura le azioni gloriose e potenti del Signore e le meraviglie che egli ha compiuto. Ha stabilito un insegnamento in Giacobbe, ha posto una legge in Israele, che ha comandato ai nostri padri di far conoscere ai loro figli, perché la conosca la generazione futura, i figli che nasceranno. Essi poi si alzeranno a raccontarlo ai loro figli, perché ripongano in Dio la loro fiducia e non dimentichino le opere di Dio, ma custodiscano i suoi comandi" (78, 3-7).

Raccontare. Sono gli occhi che raccontano.

 

Ricerca avanzata  (54014 commenti presenti)
Omelie Rituali per: Battesimi - Matrimoni - Esequie
brano evangelico
(es.: Mt 25,31 - 46):
festa liturgica:
autore:
ordina per:
parole: