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TESTO La tenda, la nube, il volto umano di Gesù

don Fulvio Bertellini

II Domenica di Quaresima (Anno A) (20/02/2005)

Vangelo: Mt 17,1-9 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, 1Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. 2E fu trasfigurato davanti a loro: il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. 3Ed ecco, apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui. 4Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Signore, è bello per noi essere qui! Se vuoi, farò qui tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». 5Egli stava ancora parlando, quando una nube luminosa li coprì con la sua ombra. Ed ecco una voce dalla nube che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo». 6All’udire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore. 7Ma Gesù si avvicinò, li toccò e disse: «Alzatevi e non temete». 8Alzando gli occhi non videro nessuno, se non Gesù solo.

9Mentre scendevano dal monte, Gesù ordinò loro: «Non parlate a nessuno di questa visione, prima che il Figlio dell’uomo non sia risorto dai morti».

In disparte

Perché solo tre discepoli fanno esperienza della trasfigurazione? Il nostro spirito egualitario tende a ribellarsi alla scelta di Gesù. Ma più che di spirito egualitario, dovremo parlare di atteggiamento massificatorio: lo stesso che a volte ci rende timidi e titubanti nella testimonianza cristiana, lo stesso che ci fa dubitare della nostra fede, perché tutti gli altri si comportano diversamente, anche se reclamiamo il nostro diritto a pensare come meglio ci pare. Individualismo e conformismo a volte stanno bene insieme: credendo di affermare le nostre idee, in realtà ci adeguiamo a quelle della massa. Gesù al contrario vuol rivolgersi al cuore della persona. Chiede un'adesione profonda, non superficiale, non dettata dall'entusiasmo collettivo o dall'esaltazione personale. E nello stesso tempo ci apre alla dimensione comunitaria: il discepolato si presenta come una fraternità, in cui non è possibile accogliere il Maestro se non si accoglie simultaneamente chi, come noi, è stato scelto, chiamato, perdonato, salvato da Gesù. Solo tre discepoli dunque sono scelti per fare esperienza della trasfigurazione. Che non potrà essere né un'esperienza di massa, né un'ascesa mistica individuale. E non potrà restare confinata sul monte: verrà il momento di parlarne a tutti. Di fatto noi oggi vediamo che non siamo tantissimi a fare l'esperienza profonda della Quaresima. Certamente, può essere dovuto anche a una cattiva comunicazione, a un'organizzazione imperfetta, a iniziative partite in ritardo e non pensate adeguatamente. Tuttavia rendiamoci anche conto che anche nell'organizzazione più perfetta e coinvolgente, il Signore chiama alcuni ad una relazione più personale e profonda. Perché possano irraggiare su tutti la sua luce.

Sull'alto monte

Accettiamo allora di salire anche noi, senza preoccuparti del numero, senza preoccuparci di chi non c'è, sul monte insieme a Gesù. Il monte nella Scrittura è il luogo della presenza e della manifestazione di Dio. Sul monte era stata data la Legge a Mosè; sul monte Elia aveva rivelato il Dio unico. Su un altro monte, dopo essere stato perseguitato e costretto alla fuga, Elia aveva di nuovo incontrato Dio, e ricevuto la conferma della sua missione profetica. Tutta una serie di richiami all'Antico Testamento si concentra nella narrazione di Matteo, e si condensa nelle figure di Mosè ed Elia. La novità sta nel modo di manifestarsi di Dio: mentre nell'Antico Testamento esistono dei segni (come il roveto ardente per Mosè) o la manifestazione divina passa attraverso un angelo, ora Dio si manifesta in Gesù stesso. Dio è presente attraverso un uomo, attraverso la persona di Gesù. E questo non comincia con la trasfigurazione, ma era già presente da prima: a partire dalla nascita, quando compie i miracoli, quando parla, quando annuncia il Regno... sempre Gesù manifesta la presenza di Dio, anche se in forma nascosta.

Le tre tende

La rivelazione sul monte è presentata dall'evangelista in due fasi: una prima fase di "visione", una seconda di "audizione". Nella prima fase abbiamo percezioni visive: il brillare del volto, le vesti candide, i personaggi a fianco di Gesù. Tutto indica che Gesù appartiene all'ambito divino, mette in comunicazione con Dio, porta a compimento la testimonianza della Legge e dei Profeti.

Tuttavia si fa notare come la visione non comporta immediatamente la comprensione: Pietro vuol fare tre tende uguali per i tre personaggi che per lui sono uguali. Gesù è messo sullo stesso piano di Mosè ed Elia, che dal suo punto di vista è indubbiamente un grande riconoscimento, ma resta ancora insufficiente.

L'arrivo della nube mette in secondo piano la percezione visiva. E' una nube "luminosa", che avvolge con la sua "ombra": espressione paradossale, per indicare una realtà che sta ai limiti dell'esprimibile umano. La voce che i discepoli avvertono manifesta la reale identità di Gesù: non solo un grande profeta come Mosè ed Elia, ma Figlio prediletto, in cui il Padre si compiace.

Gesù solo

L'ultima parola spetta a Gesù. "Alzatevi, non temete". Gesù resta solo con i discepoli. Privo di segni esteriori, ma con la sua voce calda e rassicurante, che ispira fiducia e speranza. Il percorso della Trasfigurazione riconduce alla visione quotidiana, umana, di Cristo. In cui i discepoli hanno scoperto la presenza di Dio, ma hanno scoperto anche il mistero che deve ancora compiersi: il Figlio dell'uomo dovrà "risorgere dai morti". Solo allora sarà compiuta l'interezza della sua vicenda, e potrà essere annunciata e comunicata a tutti.

Uomini come Gesù

Nella trasfigurazione non si definisce solo l'identità di Gesù, ma si traccia anche un percorso per il nostro essere uomini, chiamati a diventare Figli di Dio. Troppo frettolosamente rischiamo di concepire il nostro cammino di cristiani come una continua crescita, una progressiva esaltazione, un cammino ascensionale. Il peccato e la nostra fragilità intervengono ben presto a ridimensionare le nostre pretese, con il rischio che subentrino disperazione e senso di impotenza, per cui ci sembra che i traguardi indicati dal Vangelo restino irraggiungibili. Il lieto messaggio della Trasfigurazione è proprio questo: da un lato siamo chiamati alla gloria, a partecipare allo splendore luminoso di Cristo, Figlio di Dio glorificato; d'altra parte siamo invitati a cercare la via nell'umanità stessa di Gesù, nell'ascolto della sua parola, nel cammino silenzioso e nascosto che conduce alla risurrezione per la via della croce.

Flash sulla I lettura

"Vattene dal tuo paese, dalla tua patria...": la parola rivolta ad Abramo definisce la forma fondamentale di ogni esistenza cristiana. Si tratta di abbandonare le certezze, le sicurezze, di fidarsi di una promessa, per andare verso qualcosa che non si conosce. Le nostre comunità cristiane soffrono forse proprio per eccesso di sicurezza: la sicurezza delle tradizioni, delle consuetudini, la paura di rischiare qualcosa di nuovo.

"... in te si diranno benedette tutte le famiglie della terra": l'esistenza singola di Abramo è aperta all'universale. La vita di Abramo non ha un senso limitato a lui solo, ma coinvolge il destino di tutto il mondo. Lo stesso vale per la vita di ogni cristiano: mentre sta nel posto che Dio gli ha assegnato, partecipa attivamente al cammino di tutto il mondo verso la salvezza.

Flash sulla II lettura

"Soffri anche tu insieme con me per il Vangelo": la sofferenza di cui parla Paolo è quella dei viaggi, delle lettere, della predicazione, dell'accettare il rifiuto... ciò a cui viene invitato Timoteo (e a cui siamo chiamati anche noi) non è tanto una sofferenza eroica e appariscente, ma la quotidiana fatica per il Regno.

"aiutato dalla grazia di Dio": l'esortazione è sempre accompagnata dal ricordo del dono di Dio. La grazia di Dio è già in azione. Non dobbiamo inventarci imprese personali o comunitarie, quasi che noi da soli, o noi con le nostre comunità o i nostri gruppi dovessimo salvare il mondo: più semplicemente si tratta di partecipare a ciò che Dio sta già facendo nel mondo, e che ha preso avvio dall'"apparizione del Salvatore nostro Gesù Cristo".

 

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