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TESTO Commento su Matteo 1,1-16.18-23 (forma breve: Matteo 1,18-23)

don Maurizio Prandi

Natività della Beata Vergine Maria (08/09/2016)

Vangelo: Mt 1,1-16.18-23 (forma breve: Mt 1,18-23) Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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Non capisco la citazione di Mt 1,1-16.18-23(formabreve:mt1,18-23

In questa festa così bella, dove ricordiamo che anche la mamma di Gesù è stata bambina, la chiesa ci propone di ascoltare il vangelo di un'altra nascita, quella di Gesù. E' come se ci venisse chiesto oggi di riflettere in modo particolare sul nostro essere figli. Abbiamo ascoltato, nel vangelo di Matteo, quello che viene prima, ovvero una storia, quella dalla quale proviene Gesù, che è ricca di nomi, alcuni sconosciuti e misteriosi che ci dicono qualcosa di molto significativo: che il disegno di Dio, il suo progetto, comprende anche le imperfezioni, comprende incidenti di percorso, fughe, tradimenti, infedeltà. Se andessimo a fondo nella vicenda delle persone delle quali viene riportato solo il nome ci accorgeremmo di tutto questo. Non soltanto le imperfezioni ma anche la diversità delle storie di queste persone: si alternano persone celebri, molto conosciute e persone delle quali non si sa nulla o pochissimo. Di persone che appartengono al popolo d'Israele e di persone invece che vengono dalle genti e che non appartengono al popolo di Dio, quelle genti alle quali sarà annunciato il Vangelo, da Gerusalemme fino ai confini della terra!

C'è un verbo che si ripete incessantemente che è il verbo generare, e ce n'è un altro che manca: il verbo morire. E' come se Matteo volesse già parlarci, in un certo senso, della Risurrezione, della vittoria della vita sulla morte.
Leggevo un particolare che mi pare fondamentale qui: Matteo fa un riferimento al libro della Genesi aprendo il suo vangelo con la parola genealogia e usa lo stesso verbo che incontriamo nel libro della Genesi dove si racconta la genealogia di Abramo, il quale però, viene sottolineato, morì. Allora questo alternarsi di generazioni senza citare il verbo morire, in Matteo dice proprio questo: la generazione è il rimedio di fronte alla certezza della morte.
Sono ancora influenzato da quanto i ragazzi della maestra Marisa l'altro giorno per il suo funerale: sei lassù, ma sei qui, presente nelle nostre vite e nei nostri cuori. Generando si vive per sempre! È chiaro che tutto questo va al di là di un generare soltanto biologico in quanto per non essere buttati fuori dalla vita, tutti siamo chiamati a "generare" coloro che ci renderanno presenti. Sono molti quelli che ci generano, anche se non sono nostro padre e nostra madre e noi possiamo fare lo stesso. Forse può essere proprio questo il giorno in cui facciamo memoria grata di tutte quelle persone che in modi diversi ci hanno generato, quelle persone delle quali ci sentiamo in qualche modo figli.

Il vangelo oggi ci dice anche un centro molto importante: Gesù! Soltanto di lui si dice che è nato, che è stato generato. Soltanto di lui si dice che è figlio (per due volte) e che, ripeto, è nato. Il fatto che poi lui sia il centro della storia ci viene suggerito anche dal sottolineare con cura, da parte dell'evangelista, che sono passate sempre quattordici generazioni: questa nostra storia, così tumultuosa e disordinata, in realtà è condotta da Dio che ci porta al centro, al punto più alto, al punto più importante: la persona di Gesù!

 

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