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TESTO Conoscere o compiere la volontà di Dio?

don Maurizio Prandi

XXIII Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (04/09/2016)

Vangelo: Lc 14,25-33 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 14,25-33

In quel tempo, 25una folla numerosa andava con Gesù. Egli si voltò e disse loro: 26«Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo. 27Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo.

28Chi di voi, volendo costruire una torre, non siede prima a calcolare la spesa e a vedere se ha i mezzi per portarla a termine? 29Per evitare che, se getta le fondamenta e non è in grado di finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo, 30dicendo: “Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro”. 31Oppure quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila? 32Se no, mentre l’altro è ancora lontano, gli manda dei messaggeri per chiedere pace. 33Così chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo.

L'ascolto di queste domeniche mi interroga, un po' mi spaventa (forse), sicuramente mi mette a disagio, ve l'ho già confessato le scorse settimane. Il testo del vangelo di oggi è una ulteriore conferma della proposta, da parte di Gesù di una radicalità che da una parte affascina e dall'altra rischia di scoraggiare pensando alle difficoltà che si presentano per vivere secondo il Vangelo; mi consola il fatto che di fronte alle esigenze del Regno di Dio, (quello che segue è un pensiero di don Daniele Simonazzi), anche i discepoli già altre volte si sono spaventati. Il radicalismo, tipico del vangelo di Luca, che appare in questo passo, crea difficoltà e spesso si è tentato di ridurlo con interpretazioni accomodanti. Certo, c'è colui che, come san Francesco, ha preso questo vangelo senza interpretazioni. Ma, allora, per essere discepoli di Gesù, bisogna proprio diventare degli asceti, dei "rinunzianti", quasi che il mondo e la storia non avessero importanza? Va detto che ci troviamo di fronte (e mi pare un'intuizione bellissima), al radicalismo dell'amore. Chi ama, è disposto a mettere in gioco tutto, per mantenere l'amore. Ma ogni amore ha la sua storia particolare, così anche l'amore di Dio per ciascuno di noi; molte sono le strade, le vocazioni, le responsabilità e non si può ridurre la varietà delle vite degli uomini a un unico modello: questa è piuttosto la caratteristica di alcuni movimenti che riducono ad un cammino solo, (il loro chiaramente), l'ideale cristiano.

Il testo della prima lettura è la conclusione della stupenda preghiera di Salomone per ottenere la sapienza. È una preghiera che occupa tutto un capitolo del libro della Sapienza. Si parte da una domanda che constata uno squilibrio: la distanza, la differenza, la sproporzione tra l'uomo e Dio; dopo di che si passa a considerare la pochezza dell'uomo, per concludere positivamente che la grandezza dell'uomo riposa nel dono della sapienza che gli permette di essere familiare di Dio. C'è da notare un particolare importante: per la prima e unica volta in questa preghiera, compare il termine "Spirito Santo" del Signore, che va identificato con la sapienza. È un principio di vita interiore all'uomo grazie al quale l'umanità compie il suo grande salto e imbocca la strada giusta, quella che porta alla conoscenza e al compimento della volontà di Dio. Su questo mi colpisce molto il primo versetto del brano proposto oggi, dove il volere di Dio è introdotto da due verbi: conoscere e immaginare. Mi piace pensare questo: la volontà di Dio mi appare chiara dopo che ho osservato, contemplato, fatto un discernimento, ma deve esserci anche il sognare, l'immaginare, deve essere coinvolta l'anima, non solo la mente. Gesù ci viene in aiuto, perché è Gesù la "sapienza di Dio", come ci ricorda l'apostolo Paolo. E' Colui che più e meglio di tutti rivela la volontà di Dio, la vive e chiede di seguirlo in tale adempimento. Ripeto, è un grande aiuto quello che ci da Gesù, perché ci permette di conoscere il volere di Dio, non in astratto, ma nelle circostanze concrete della vita e della storia. L'importanza, ancora una volta, della concretezza. Sì, perché credo che il testo ci voglia mettere in guardia dal metterci al posto di Dio, dall'investigare sui suoi pensieri, sui suoi progetti, sulla sua volontà. Il centro è un altro, e la Vergine Maria ci è ancora una volta d'esempio: ciò che conta, non è sapere la volontà di Dio, ma desiderare di compierla, per poter dire, pur non avendo i mezzi, pur non sapendo dove saremo condotti, eccomi, sono la schiava del Signore, avvenga in me quello che hai detto.

La seconda lettura, (riporto un pensiero di sei anni fa), mette al centro l'importanza della relazione e della novità nella relazione. Quella novità che siamo chiamati a vivere nei nostri rapporti a motivo della freschezza che l'incontro quotidiano con il Signore Gesù porta nella nostra vita. A novità è chiamato Onesimo, schiavo, fuggito dal suo padrone e che in Paolo ha trovato un padre spirituale che lo mette di fronte alle sue responsabilità: intanto lo aiuta nella conoscenza del Signore Gesù e nella conseguente conversione, e poi lo invita a non scappare e a ritornare dal suo padrone. Qui mi sembra bello il cammino di Onesimo, che scopre una libertà diversa da quella che immaginava il giorno che ha deciso di fuggire: si è liberi non quando si scappa ma quando si mette la propria vita nelle mani di un altro: nelle mani di Paolo che lo invita ad avere fiducia in lui e in Filemone, e nelle mani dello stesso Filemone che leggendo il biglietto di Paolo sarà richiamato alla sua responsabilità di cristiano. A novità è anche chiamato Filemone, che deve rileggere le sue relazioni con Paolo e con Onesimo.

    - Paolo era in carcere e in modo benevolo fa notare a Filemone che l'assistenza in carcere sarebbe dovuta venire proprio da lui, amico, libero e facoltoso; invece il servizio che avrebbe potuto fare davvero con agio uno, lo ha prestato chi mezzi non ne aveva.
    - con lo schiavo Onesimo invece deve cominciare a leggere la relazione alla luce della fede nel Risorto, fede che crea legami sempre nuovi: Onesimo è diventato un fratello!


Che bello il versetto 12 di questa seconda lettura: "Te l'ho rimandato, lui il mio cuore", che alla lettera è, più "affettivamente", "le mie viscere", che sono nella tradizione biblica, la sede e la fonte della compassione e della misericordia di Dio. Anche Paolo quindi è chiamato a qualcosa di nuovo nella relazione, un nuovo legame (che già ho accennato in precedenza) una paternità spirituale che lo lega ad Onesimo nell'intimo.

Il vangelo comincia proprio insistendo sul tema della relazione presentando la folla, le molte persone che stanno con Gesù e i discepoli e il rapporto che lui cerca, con il singolo: Siccome molta gente andava con lui. Tante persone intorno a Gesù e lui ne approfitta per mettere le cose in chiaro. Il vangelo dice: poiché molta gente andava con lui e subito dopo: se uno viene a me. Gesù si rivolge alla folla sottolineando però che il rapporto, la relazione non è con la massa, con i grandi numeri, ma con il singolo, con un volto. Il Figlio di Dio si rivolge a ciascun individuo in mezzo alla folla. Ecco allora l'invito importante che Gesù fa ad ognuno di noi in questa pagina: essere un volto. Oggi arriviamo a dire: sto davanti al Signore con tutto me stesso, con la responsabilità del mio pensare e del mio agire. A me, proprio a me che spesso mi nascondo, proprio a me che spesso mi mimetizzo, proprio a me che spesso mi confondo in mezzo alla folla è chiesto di stare di fronte a Dio, mi è chiesto di seguirlo, in Gesù, mi è chiesto il coraggio di esserci, mi è chiesto di uscire fuori dall'anonimato.

Di più. Il vangelo ci invita ancora una volta a confessare la nostra povertà, la nostra piccolezza. E' proprio vero: non posso essere suo discepolo perché non ho i mezzi... torno indietro e vado a "pescare" vecchie riflessioni che però continuano a darmi un po' di pace: non ho i mezzi, così come non ha i mezzi quell'uomo che deve costruire la torre, così come non ha i mezzi per vincere la guerra quel re al quale mancano così tanti soldati. Anche Maria (tra non molti giorni in parrocchia a Monticelli celebreremo la festa di Maria Bambina) non aveva i mezzi, tanto che ha detto all'angelo: come è possibile? Non conosco uomo... mi pare bella questa strada che ci indica il vangelo, confessare le nostre povertà per arrivare a dare la nostra disponibilità, per gettare ancora una volta la nostra vita nelle mani di Dio.

 

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