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TESTO Commento su Luca 13,22-30

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XXI Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (21/08/2016)

Vangelo: Lc 13,22-30 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 13,22-30

In quel tempo, Gesù 22passava insegnando per città e villaggi, mentre era in cammino verso Gerusalemme. 23Un tale gli chiese: «Signore, sono pochi quelli che si salvano?». Disse loro: 24«Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, io vi dico, cercheranno di entrare, ma non ci riusciranno. 25Quando il padrone di casa si alzerà e chiuderà la porta, voi, rimasti fuori, comincerete a bussare alla porta, dicendo: “Signore, aprici!”. Ma egli vi risponderà: “Non so di dove siete”. 26Allora comincerete a dire: “Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze”. 27Ma egli vi dichiarerà: “Voi, non so di dove siete. Allontanatevi da me, voi tutti operatori di ingiustizia!”. 28Là ci sarà pianto e stridore di denti, quando vedrete Abramo, Isacco e Giacobbe e tutti i profeti nel regno di Dio, voi invece cacciati fuori. 29Verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel regno di Dio. 30Ed ecco, vi sono ultimi che saranno primi, e vi sono primi che saranno ultimi».

COMMENTO ALLE LETTURE

Commento a cura di don Paolo Ricciardi

Tutti i popoli, dall'oriente all'occidente, sederanno a mensa nel regno di Dio

L'evangelista Luca annota di nuovo, all'inizio di questa sezione, che Gesù è in viaggio verso Gerusalemme. In questo cammino decisivo per la missione del Messia, Gesù invita ancora una volta i suoi discepoli a fare una scelta coraggiosa e definitiva a favore del Regno. Immagine di fondo del testo - che raccoglie vari detti di Gesù che ritroveremo nelle prossime domeniche - è il banchetto. In questa "sala del banchetto" occorre entrare...

La domanda: "Sono pochi quelli che si salvano?" racchiude in sé una problematica molto viva al tempo di Gesù. Esistevano infatti due linee di pensiero: per i rabbini tutto il popolo d'Israele avrebbe preso parte al mondo futuro; mentre gli apocalittici pensavano che sarebbero stati più quelli perduti piuttosto che i salvati. Gesù non risponde direttamente, ma dà un imperativo: "Sforzatevi di entrare". Non risolve il problema dicendo se i salvati saranno tanti o pochi, ma invita a considerare quali condizioni occorre avere per salvarsi e a fare tutto il necessario per entrare nel regno, prima che sia troppo tardi. E ricorre a un'immagine molto espressiva: quella della porta. È un'immagine che, in questo Anno Santo, è diventata un segno di passaggio, che ricorre tante volte. Forse, in vari posti dove siamo stati in vacanza, in Italia o all'estero, abbiamo trovato una Porta Santa da attraversare, per celebrare il Giubileo.

La porta rappresenta un possibile passaggio, ma anche, se rimane chiusa, una possibile esclusione.

Trovarsi davanti a una porta chiusa e bussare inutilmente può essere un'esperienza che, se vissuta all'interno di un sogno, facilmente si trasforma in un incubo. Un'immagine più chiara e forse più estiva è quella del passaggio del casello autostradale, quando può succedere - pur avendo pagato - che l'asticella non funzioni e, nell'impaccio generale, si crei una coda di automobilisti inferociti in preda al clacson.

Nel vangelo si parla di una porta che per alcuni si apre mentre per altri rimane fortemente bloccata.
Di quale porta si tratta?

È quella che immette nel regno, in una dimensione dell'esistenza sottratta a tutti i limiti, rigenerata dal soffio creativo dello Spirito di Dio. È un varco che ci apre alla vita di Dio, un varco impensabile prima della rivelazione di Cristo. Per il vangelo questo varco esiste. Il problema è trovarlo, perché la porta che lo delimita non è immediatamente visibile e, quando fosse scoperta, non si apre per tutti.

Tante persone al mondo credono di aver trovato la porta: ciascuno a modo suo, ciascuno la propria. Ad esempio "navigando" su Internet si aprono tante porte, basta un "clic" per farci entrare in posti diversi, ed esplorare luoghi lontani. Ci sono persone che credono facile la conoscenza perché sanno un po' di tutto, ma non hanno fatto mai vera esperienza di qualcosa di vero. C'è oggi chi "impazzisce" andando a caccia di Pokemon, credendo che il gusto della vita sia questo.

C'è chi crede di aver scoperto la porta attraverso una setta religiosa o qualche pratica di meditazione trascendentale o certe esperienze di parapsicologia e di magia.

Ma si sa che, per coloro che attraversano la vita come un deserto, sono facili i miraggi. Ci sono altri che non vogliono illudersi: sanno che la porta non deve essere immaginata ma cercata.

Solo che si aspettano di trovare una porta larga, spalancata, incustodita, dove si possa passare senza dover rendere conto a nessuno. Perché mai qualcuno dovrebbe opporsi? Sentono di aver meritato il diritto di passare.

Si comportano come quelli che, nella vita, credono che pagando si possa ottenere tutto.

Ma il gioco non funziona davanti alla porta di cui ha parlato Gesù.

Pensavano di trovare una porta ampia, facile da superare, e invece trovano una porta stretta.

Pensavano di trovare una porta aperta, e invece la trovano sbarrata.

Che cosa significa questa porta stretta e per di più ostinatamente chiusa?

Viene da pensare alla Basilica della Natività a Betlemme, uno dei luoghi più importanti per noi cristiani, che ha sulla facciata una piccola porta, per cui le persone alte devono abbassarsi per entrare.

Nella porta del regno può entrare solo chi si fa piccolo, abbandonando ciò che gonfia e appesantisce; può entrare chi si fa leggero per un senso di umiltà che lo porta non ad accampare diritti, ma ad attendere tutto come puro dono. La porta del regno la troveremo aperta se abbiamo aperto il cuore agli altri.

Non servirà dire: "Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze". Come a dire: "Siamo venuti a messa, abbiamo frequentato le catechesi, ti abbiamo ascoltato, e pregato. Chi può entrare se non noi?". Non servirà a nulla. La porta rimane chiusa davanti a quelli che accampano diritti. Il vangelo ribalta ogni ottica umana. Gli ultimi secondo il mondo diventano i primi invitati di Dio. E il banchetto della vita si riempirà di commensali che l'uomo israelita non avrebbe mai pensato di chiamare. Da tutti i popoli, da oriente ad occidente, ci sarà un grande pellegrinaggio di giusti verso Colui che ha donato se stesso.

Il pensiero va al vangelo dell'infanzia. Maria, umile ancella che magnifica il Signore perché abbassa i superbi e innalza gli umili, accoglie nella grotta di Betlemme gli umili pastori che erano lì vicino e i sapienti magi che vengono da lontano. Ma l'immagine della nascita di Gesù ci richiama anche l'immagine della morte di Gesù. Infatti solamente passando la porta stretta della croce il cristiano potrà accedere al banchetto della vita. La Porta del Regno, la vera Porta Santa è lui, il Cristo.

Per questa porta possono passare anche quelli che vengono da lontano e che non hanno avuto molta famigliarità con il Signore. Già, nel regno di Dio le sorprese non mancheranno. Se avremo la grazia di arrivarci, ci guarderemo attorno domandandoci: "Ma questi, da che parte sono arrivati?"

L'apertura del regno a tanti venuti da lontano come forestieri ci permette di superare quel disagio che ci aveva lasciato il vangelo parlando di una porta chiusa. Come è possibile che Dio, il Padre di ogni misericordia, colui che viene chiamato Amore, sia capace di dire: "Non vi conosco, non so di dove siete?"

Dio non rinnega mai la sua pietà, tanto che la concede anche a chi sembra non averla meritata.

Ma la pietà di Dio non è mai un nostro diritto. Chi pretende di meritarla la perde, mentre chi umilmente si riconosce indegno, viene a trovarsi senza saperlo dentro la sala del banchetto a celebrare l'amore gratuito di Dio.

 

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