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TESTO Servitori del fuoco

don Maurizio Prandi

XX Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (14/08/2016)

Vangelo: Lc 12,49-53 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 12,49-53

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 49Sono venuto a gettare fuoco sulla terra, e quanto vorrei che fosse già acceso! 50Ho un battesimo nel quale sarò battezzato, e come sono angosciato finché non sia compiuto!

51Pensate che io sia venuto a portare pace sulla terra? No, io vi dico, ma divisione. 52D’ora innanzi, se in una famiglia vi sono cinque persone, saranno divisi tre contro due e due contro tre; 53si divideranno padre contro figlio e figlio contro padre, madre contro figlia e figlia contro madre, suocera contro nuora e nuora contro suocera».

Le parole della seconda lettura che la chiesa ci consegna in questa domenica ci aiutano a cogliere il cuore, il centro del messaggio che la Parola di Dio ci propone: Gesù, il figlio di Dio, sul quale tenere fisso il nostro sguardo e del quale ci viene proposto un particolare aspetto del suo vissuto personale: la sua fede, la sua costanza, perseveranza e queste che si possono specchiare in quelle parole ed immagini così belle ed allo stesso tempo difficili da commentare che il Vangelo di oggi ci dona: fuoco, battesimo, divisione. Sono davvero in difficoltà... difficoltà perché non sono poi così tanto abituato a questo linguaggio ascoltando il vangelo. Forse perché non l'ho mai ascoltato veramente... forse perché non l'ho mai ascoltato in profondità mi viene da dire. Il vangelo che parla di divisioni e di una non pace che Gesù è venuto a portare. Ma il vangelo non è un codice di buone maniere... il vangelo chiede di prendere una posizione e chide di prendere delle decisioni. A proposito di ciò che a volte si può verificare anche all'interno di una famiglia è solo di due giorni la bella e significativa memoria che grazie ad una "compagnia" di amici è stata fatta sul sagrato della Basilica dei Fieschi.

Sono venuto a gettare il fuoco dice Gesù... quante volte il libro sacro ci racconta del fuoco... ci racconta di un roveto che brucia e non si consuma, ci racconta del cuore di due discepoli che si infiamma al sentir parlare Gesù, ci racconta di Gesù stesso che una notte, dopo la sua Resurrezione accende sulla spiaggia un fuoco per i suoi discepoli stremati da un nuovo insuccesso. Se la nostra chiesa andasse a fuoco, se le nostre chiese andassero a fuoco, che cosa salveremmo? Non potremmo che darci da fare per salvare... il fuoco!!! Quel fuoco che è amore, quel fuoco che è passione, quel fuoco che è desiderio. Ogni domenica qui, in chiesa... per fare che? Ogni domenica qui, in chiesa, per professare la nostra fede in chi? Ogni domenica, qui, in chiesa, per impegnarci a servire quel fuoco che Gesù ha acceso e gettato! In chiesa non per cercare la tranquillità o per stringere alleanze con il potente di turno... in chiesa non per imparare le buone maniere o la moderazione, la compostezza... in chiesa per essere servitori del fuoco (don Luigi Pozzoli)! La vita è una lotta... la vita cristiana anche è una lotta: una lotta tra chi vuol mantenere acceso quel fuoco e chi invece lo vuole spegnere perché, poverino, confonde la pace con la tranquillità, con la stabilità o peggio ancora con l'inerzia. Cos'è la pace? Un po' di tempo fa ci siamo lasciati interrogare da una foto sul confine ungherese: la pace è quel soldato ungherese che difende il proprio confine contro l'invasore o è quella bambina siriana, profuga, che si avvicina a lui per offrirgli un dolcino? È necessario essere come Gesù, un segno di contraddizione... contraddire chi pensa a dominare e a vincere, contraddire chi pensa ad accumulare e a "godersela". Contraddire non per partito preso, ma per indicare una scelta più evangelica!

C'è un bel riferimento ad una moltitudine di testimoni, (due dei quali abbiamo incontrato domenica scorsa, Abramo e Sara): Mosè, Raab, Gedeone, Barak, Sansone e tutto il popolo d'Israele che si è lasciato guidare fuori dall'Egitto. Tutti questi vengono chiamati se manteniamo la traduzione letterale: nuvola di testimoni che ci circonda. Trovo consolante questo essere circondati da chi ha ascoltato, vissuto, incarnato la Parola di Dio, e mi piace paragonare questo elenco alle litanie dei santi che si pregano in tante occasioni... siamo purtroppo legati più ai miracoli che si dice abbiano fatto piuttosto che alla loro vita... ebbene, leggendo testi come quello della seconda lettura di oggi possiamo guardare a loro per trovare il senso profondo, la direzione della nostra vita. Ci hanno mostrato la fede nelle sue innumerevoli manifestazioni e diventano quindi un invito a far si che pure noi possiamo intraprendere e proseguire con perseveranza il cammino della nostra vita.

Così come Gesù ha vissuto tenendo lo sguardo fisso sul Padre così anche noi siamo chiamati a questa perseveranza: tenere lo sguardo fisso su Gesù... e cosa è la fede se non celebrare Gesù, la sua presenza nella nostra vita e dalla sua persona e dalla sua opera (gesti, incontri, scelte) lasciarsi guidare per le nostre scelte? Rispetto a tante domande e interrogativi, rispetto a decisioni che siamo chiamati a prendere, meglio tante spiegazioni, libri di spiegazioni oppure meglio la persona di Gesù, la sua parola, la sua vita? Leggevo in un bel commento di don G. Nicolini che la fede dei piccoli, la fede di chi vive l'esperienza spirituale più modesta è in grado di constatare come Lui, e Lui solo, sappia indicare orizzonti di pensiero e di azione, liberi da dogmatismi, pesantezze, fondamentalismi, superficialità, mondanità...

Leggo anche un forte legame tra quella che potremmo definire come obbedienza della Croce sottolineata nella seconda lettura e il battesimo, ovvero l'immersione che Gesù deve fare nell'umanità dolente della quale si parla nel vangelo che abbiamo ascoltato. Gesù concepisce la vita come offerta della vita. Come Amore che dà la vita. Ecco dove sta la lotta che Gesù porta avanti: non ha un atteggiamento di giudizio e di condanna della fragilità e della miseria materiale e morale della condizione umana... per quella fragilità, per quella miseria Lui dona la sua vita! La lettera agli ebrei oggi ci parla della lotta tra la parola di Dio e la parola del mondo: quel termine che traduciamo con ostilità, in realtà vuole dirci che Gesù ha affrontato è quello di una parola mondana, troppo terrena... tanto terrena da essere prigioniera del male tanto terrena da non riconoscere nell'uomo Gesù il figlio di Dio. Qui si può anche fare un riferimento alla prima lettura, che vede come protagonista Geremia che lotta, armato solo della parola di Dio, contro chi vuole appoggiarsi al potere terreno. Guardiamo alla vicenda di Geremia forse non immediatamente comprensibile dalla lettura "tagliata" di oggi. Geremia è uno che è fuori dal coro, non perché è un battitore libero, non perché è un "bastian contrario", ma semplicemente perché vuole avvertire di un pericolo, il pericolo di mettere la propria vita nella mani di una potenza della terra. In un momento nel quale tutti, per poter sconfiggere il nemico babilonese scommettono sull'astro nascente, sulla potenza che si sta affacciando all'orizzonte della storia, l'impero del faraone egiziano, lui dice: No! Non fatelo! Così dice il Signore: dovete arrendervi ai babilonesi. L'invito di Geremia è fortissimo: non gettate la vostra vita in una potenza terrena. Il profeta viene accusato di disfattismo e diventa un pericolo all'interno, se volete più pericoloso di quello che stava fuori le mura e proprio nel momento in cui i capi militari stavano per seguire il suo suggerimento, le autorità decidono di togliere di mezzo Geremia. Meglio allora farlo tacere e gettarlo nella cisterna perché lì muoia di fame. È la stessa lotta della quale vi dicevo a proposito della seconda lettura: sono in conflitto il progetto di Dio con il programma del mondo.

 

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