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TESTO Mt 25,14-30

padre Paul Devreux

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XXXIII Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (17/11/2002)

Vangelo: Mt 25,14-30 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: 14Avverrà infatti come a un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni. 15A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, secondo le capacità di ciascuno; poi partì. Subito 16colui che aveva ricevuto cinque talenti andò a impiegarli, e ne guadagnò altri cinque. 17Così anche quello che ne aveva ricevuti due, ne guadagnò altri due. 18Colui invece che aveva ricevuto un solo talento, andò a fare una buca nel terreno e vi nascose il denaro del suo padrone. 19Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornò e volle regolare i conti con loro. 20Si presentò colui che aveva ricevuto cinque talenti e ne portò altri cinque, dicendo: “Signore, mi hai consegnato cinque talenti; ecco, ne ho guadagnati altri cinque”. 21“Bene, servo buono e fedele – gli disse il suo padrone –, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone”. 22Si presentò poi colui che aveva ricevuto due talenti e disse: “Signore, mi hai consegnato due talenti; ecco, ne ho guadagnati altri due”. 23“Bene, servo buono e fedele – gli disse il suo padrone –, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone”. 24Si presentò infine anche colui che aveva ricevuto un solo talento e disse: “Signore, so che sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso. 25Ho avuto paura e sono andato a nascondere il tuo talento sotto terra: ecco ciò che è tuo”. 26Il padrone gli rispose: “Servo malvagio e pigro, tu sapevi che mieto dove non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso; 27avresti dovuto affidare il mio denaro ai banchieri e così, ritornando, avrei ritirato il mio con l’interesse. 28Toglietegli dunque il talento, e datelo a chi ha i dieci talenti. 29Perché a chiunque ha, verrà dato e sarà nell’abbondanza; ma a chi non ha, verrà tolto anche quello che ha. 30E il servo inutile gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti”.

Forma breve (Mt 25,14-15.19-21):

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: 14Avverrà infatti come a un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni. 15A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, secondo le capacità di ciascuno; poi partì. 19Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornò e volle regolare i conti con loro. 20Si presentò colui che aveva ricevuto cinque talenti e ne portò altri cinque, dicendo: “Signore, mi hai consegnato cinque talenti; ecco, ne ho guadagnati altri cinque”. 21“Bene, servo buono e fedele – gli disse il suo padrone –, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone”.

La parabola del Vangelo di oggi, ci parla di un uomo che parte per un viaggio, e consegna i suoi beni ai suoi servi.

Due di questi accolgono quest'opportunità con entusiasmo e gratitudine, e si danno da fare per far fruttificare questo capitale. Il terzo, preso dalle sue paure, mette il tutto sotto terra. Gesù racconta questa parabola per aiutarci a non cadere nello stesso errore.

I talenti sono il capitale che Dio ci consegna. Non sono i nostri talenti. Sono quelli di Dio; vale a dire il suo amore, manifestatoci in Gesù, suo figlio, che il Padre ci consegna.

Come accolgo questo dono? Con entusiasmo e gratitudine, o con paura e diffidenza? Queste sono domande che devo pormi, per vedere se ho una giusta immagine di Dio, o se ho un'immagine distorta, come il terzo; perché il mio atteggiamento nei confronti dei talenti dipende dall'immagine che mi sono fatto di Dio.

I primi due, prendono parte alla gioia del padrone che gli consegna molto amore. Pieni di gratitudine, riversano quest'amore su tutte le persone che incontrano, facendolo così fruttificare. Più ne parlano, più lo manifestano, più quest'amore si diffonde nel cuore d'altri fratelli.

Il terzo, purtroppo è diffidente, e si domanda: "Cosa vuole da me, perché mi ama cosi, cosa c'è dietro, vuole portarmi in convento?" Quest'atteggiamento probabilmente nasce da esperienze umane fatte che rendono la persona pessimista. Il risultato è che prende il dono e lo mette al sicuro, secondo gli usi di allora, mettendolo sotto terra, come il "filuferu", e così si sente le spalle coperte nei confronti di questo dono che considera pericoloso. E' come chi oggi dice: "Io non faccio del male a nessuno!"

Tutto ciò è il frutto di una immagine di Dio distorta, che in qualche modo questo fratello si è fatto. Quest'uomo arriva al punto di essere offensivo e cattivo nei confronti del padrone, riconsegnandogli il dono. E' come se dicesse: "Non lo volevo e non lo voglio, sto meglio senza!" Poi lo accusa di essere duro e di voler raccogliere anche dove non ha seminato, cioè di sfruttare il lavoro degli altri senza fare niente. E' una calunnia, perché Dio il suo amore lo semina dappertutto e per tutti.

Per difendersi accusa, come tante volte faccio anch'io. Ci sarebbe da piangere, ma questa è la Passione di Dio per l'uomo, e questo bisogna contemplare per arrivare ad avere la giusta immagine di questo padrone, che ci consegna suo figlio.

Il padrone non richiede i talenti ai servi; chiede solo i conti, per vedere se c'è stato un interesse per l'opportunità che gli ha dato. L' "interesse" che ho maturato è la mia nuova identità di Cristiano, che mi rende figlio di Dio, e mi permette di partecipare alla gioia del Signore. Il Signore si rallegra di ciò, ma si dispone a soffrire di nuovo per quel povero che ancora non si fida di lui, e che è costretto a sgravare del "peso" del suo amore, riconsegnandolo alla solitudine e alle tenebre, fino a quando riuscirà a sopportare almeno un lumicino dell'amore di Dio che non lo spaventi e accechi.

Che Passione per Dio, doverci donare il suo amore con il conta gocce, per evitare che ci spaventiamo e scappiamo.

Signore pietà.

 

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