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TESTO Commento su 2tm 1,6-7

Casa di Preghiera San Biagio FMA  

XXVII Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (03/10/2004)

Brano biblico: 2tm 1,6-7 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 17,5-10

In quel tempo, 5gli apostoli dissero al Signore: 6«Accresci in noi la fede!». Il Signore rispose: «Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo gelso: “Sràdicati e vai a piantarti nel mare”, ed esso vi obbedirebbe.

7Chi di voi, se ha un servo ad arare o a pascolare il gregge, gli dirà, quando rientra dal campo: “Vieni subito e mettiti a tavola”? 8Non gli dirà piuttosto: “Prepara da mangiare, stringiti le vesti ai fianchi e servimi, finché avrò mangiato e bevuto, e dopo mangerai e berrai tu”? 9Avrà forse gratitudine verso quel servo, perché ha eseguito gli ordini ricevuti? 10Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: “Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare”».

Dalla Parola del giorno

«Ti ricordo di ravvivare il dono di Dio che è in te per l'imposizione delle mie mani. Dio infatti non ci ha dato uno Spirito di timidezza, ma di forza, di amore e di saggezza». (2Tm, 1,6-7)

Come vivere questa Parola?

A Timoteo, "figlio diletto", l'apostolo Paolo invia una seconda lettera durante il tempo della sua prigionia a Roma e lo esorta con affetto ad attingere fortezza al carisma della sua consacrazione episcopale per essere più coraggioso nella predicazione del Vangelo. "Dio – scrive – non ci ha dato uno spirito di timidezza, ma di forza, di amore e di saggezza". In effetti, dal contesto epistolare, Timoteo appare di carattere timido, indeciso, delicato, forse anche per essere rimasto molto presto orfano di padre e dunque cresciuto solo all'ombra di due donne, la madre e la nonna. Insomma, in questo giovane vescovo ci sono delle sacche di resistenza alla fede. E la sua fragilità è evidente: soccombe facilmente dinanzi alle persecuzioni e alle difficoltà del ministero, appare intimidito dalla paura di soffrire a causa del Vangelo e forse anche di sbagliare deludendo le aspettative dell'Apostolo, amato come un padre.

Ma, al di là delle carenze psicologiche che possono in qualche modo renderci anemici nella fede, c'è tuttavia nella timidezza di cui parla l'Apostolo una punta d'orgoglio sopraffino che c'impedisce di rischiare, esporci, osare per Cristo. Certo, sappiamo, nella logica di una fede ancora tutta cerebrale, che spostare le montagne si può, come dice oggi Gesù nel vangelo, ma non ci fidiamo abbastanza di Dio perché facciamo ancora troppo affidamento su noi stessi. Guardiamo solo in basso, alla nostra impotenza. Così, a capo chino, perdiamo di vista la grazia ricevuta. E quel granellino di senapa – la fede! – consegnato alla nostra libertà, rimane chiuso nel pugno di una pusillanimità esagerata piuttosto che essere consegnato umilmente alla terra della nostra povertà perché dia frutti di saggezza.

Oggi, nella mia pausa contemplativa, chiederò forza e luce di Spirito Santo perché, all'orgogliosa timidezza che rende debole la mia fede, sappia contrapporre la fortezza che mi viene dal "carisma" di cui parla l'Apostolo, ossia quella grazia che ci è stata offerta a piene mani con il sigillo del Battesimo.

Ti consegno, Signore, il pugno chiuso della mia timidezza. Apri Tu le mie mani, perché quel granello di senapa che mi hai affidato, fidandoti di me, mi renda capace di spostare le montagne del mio pusillanime orgoglio.

La voce della mistica dell' "infanzia spirituale"

La paura mi fa indietreggiare; con l'amore non soltanto vado avanti, ma volo.
S. Teresa di Lisieux

 

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