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TESTO Con le maniche rimboccate

don Luciano Cantini  

XIX Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (07/08/2016)

Vangelo: Lc 12,32-48 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 12,32-48

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 32Non temere, piccolo gregge, perché al Padre vostro è piaciuto dare a voi il Regno.

33Vendete ciò che possedete e datelo in elemosina; fatevi borse che non invecchiano, un tesoro sicuro nei cieli, dove ladro non arriva e tarlo non consuma. 34Perché, dov’è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore.

35Siate pronti, con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese; 36siate simili a quelli che aspettano il loro padrone quando torna dalle nozze, in modo che, quando arriva e bussa, gli aprano subito. 37Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità io vi dico, si stringerà le vesti ai fianchi, li farà mettere a tavola e passerà a servirli. 38E se, giungendo nel mezzo della notte o prima dell’alba, li troverà così, beati loro! 39Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora viene il ladro, non si lascerebbe scassinare la casa. 40Anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo».

41Allora Pietro disse: «Signore, questa parabola la dici per noi o anche per tutti?». 42Il Signore rispose: «Chi è dunque l’amministratore fidato e prudente, che il padrone metterà a capo della sua servitù per dare la razione di cibo a tempo debito? 43Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà ad agire così. 44Davvero io vi dico che lo metterà a capo di tutti i suoi averi. 45Ma se quel servo dicesse in cuor suo: “Il mio padrone tarda a venire” e cominciasse a percuotere i servi e le serve, a mangiare, a bere e a ubriacarsi, 46il padrone di quel servo arriverà un giorno in cui non se l’aspetta e a un’ora che non sa, lo punirà severamente e gli infliggerà la sorte che meritano gli infedeli.

47Il servo che, conoscendo la volontà del padrone, non avrà disposto o agito secondo la sua volontà, riceverà molte percosse; 48quello invece che, non conoscendola, avrà fatto cose meritevoli di percosse, ne riceverà poche. A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più.

Forma breve (Lc 12,35-40):

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 35Siate pronti, con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese; 36siate simili a quelli che aspettano il loro padrone quando torna dalle nozze, in modo che, quando arriva e bussa, gli aprano subito. 37Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità io vi dico, si stringerà le vesti ai fianchi, li farà mettere a tavola e passerà a servirli. 38E se, giungendo nel mezzo della notte o prima dell’alba, li troverà così, beati loro! 39Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora viene il ladro, non si lascerebbe scassinare la casa. 40Anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo».

Non temere
Abbiamo bisogno di rassicurazione, specie quando è Dio a entrare in relazione con l'uomo; il timore è latente nella nostra esperienza umana e suona come allarme di fronte alle novità, a ciò che è sconosciuto o inusuale, si tramuta in ansia di fronte a cambiamenti imprevisti, in disagio per la diversità manifesta, in chiusura davanti ad un futuro nebuloso. Così Dio rassicura l'uomo: non temere. In tutta la storia biblica, da Abramo a Gesù, è tempestata di espressioni che rassicurano l'uomo con un doppio significato: da un lato è espressione della potenza divina che si fa accanto all'uomo come un amico che cerca un dialogo, da l'altro manifesta l'animo dell'uomo che vive l'attesa dell'ignoto e il bisogno di salvezza; da un lato supera l'espressione rassicurante e diventa segno di rivelazione che apre prospettive nuove, da l'altro ci aiuta a capire di quanto necessario sia il timore di Dio per accogliere la sapienza del Suo progetto su di noi.

Piccolo gregge
Gesù si rivolge con affetto al piccolo gruppo di discepoli, ma oggi? La Chiesa vive nella manifestazione di potenza, almeno nelle strutture, di ricchezza per l'arte che custodisce, alcuni eventi hanno le caratteristiche di spettacolarità, poi? Il Card. Martini nel dicembre del 1998 scriveva: di cristiani della linfa, del tronco, della corteccia e infine di coloro che come muschio stanno attaccati solo esteriormente all'albero. Ebbene, i cristiani della linfa, quelli cioè visibilmente coinvolti e partecipi (sempre lasciando al Signore il giudizio sull'intimo dei cuori), sono una percentuale bassa. E non pochi sono oggi coloro che non cercano nel cristianesimo ma altrove una risposta alle loro domande di senso.
Non ci deve scandalizzare se i paesi occidentali, ritenuti a maggioranza cristiana, compiano scelte sul piano economico, politico o sociale che niente hanno a che fare col Vangelo anche se dicono di affermare il cristianesimo. Prendere coscienza di essere piccolo gregge ci aiuterebbe a orientare meglio il servizio della testimonianza.

Con le vesti strette ai fianchi
Ha molto colpito l'opinione pubblica il silenzio che ha avvolto la visita di Papa Francesco a Aushwitz, è stato un messaggio grande che dobbiamo imparare a cogliere. In un mondo fatto di troppe parole e di un immobilismo peccaminoso, il silenzio e l'operatività risuonano come una testimonianza in un mondo troppo occupato a mantenersi distratto. Abbiamo bisogno del silenzio per cogliere il sussurro della storia che ci passa accanto, l'impercettibile rumore di chi si avvicina alla porta per bussare; nel silenzio possiamo essere capaci di porgere l'orecchio a colui che è Parola: «Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano!» (Lc 11,28).
Abbiamo anche bisogno delle vesti strette ai fianchi, oggi si direbbe le maniche rimboccate, perché ascoltare non è sufficiente se non si mette in pratica (cfr Lc 8,21), se l'ascolto non è accompagnato dall'operatività, se non ci caliamo nella vita e nella storia in cui abbiamo percepito il sussurro di una brezza leggera (1Re 19,12) in cui Dio ha deposto la sua parola.

Passerà a servirli
Sembra incredibile questa parabola, a coloro che attendono il Signore nella operosità, sarà lui che li farà mettere a tavola (letteralmente li farà giacere) per poi servirli. Solo l'uomo libero si corica per mangiare, il servo dopo aver compiuto il suo dovere si siede col piatto sulle ginocchia. Il Signore capovolge ogni situazione ci mette nella condizione di libertà per poi servirci. Noi non siamo capaci di servire fino in fondo, di far sentire gli altri dei signori, persone libere perché liberate, Dio invece sì.

 

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