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TESTO Commento su Matteo 23,37–24,2

don Michele Cerutti

XII domenica dopo Pentecoste (Anno C) (07/08/2016)

Vangelo: Mt 23,37–24,2 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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37Gerusalemme, Gerusalemme, tu che uccidi i profeti e lapidi quelli che sono stati mandati a te, quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli, come una chioccia raccoglie i suoi pulcini sotto le ali, e voi non avete voluto! 38Ecco, la vostra casa è lasciata a voi deserta! 39Vi dico infatti che non mi vedrete più, fino a quando non direte:

Benedetto colui che viene nel nome del Signore!».

1Mentre Gesù, uscito dal tempio, se ne andava, gli si avvicinarono i suoi discepoli per fargli osservare le costruzioni del tempio. 2Egli disse loro: «Non vedete tutte queste cose? In verità io vi dico: non sarà lasciata qui pietra su pietra che non sarà distrutta».

Gerusalemme, la città santa, è un covo di assassini ed è caratterizzata per uccisioni e infedeltà. Utilizzando le espressioni "quante volte" e "non avete voluto" è indicata la storia della instancabile fedeltà di Dio e contemporaneamente l'ostinazione del suo popolo. Viene indicata la storia di un amore insistente, ma anche caratterizzato dal fatto di essere respinto. I portatori della buona novella vengono rifiutati, disprezzati e rigettati.
Nell'Antico Testamento è rappresentata l'icona della chioccia che tiene raccolti e protetti i pulcini sotto le sue ali. Nel Deuteronomio si parla di Israele trovato in una terra deserta, in una solitudine piena d'urli e di desolazione. Egli lo circondò, ne prese cura, lo custodi come la pupilla dell'occhio suo. Pari all'aquila che desta la sua nidiata, si libra a volo sopra i suoi piccini spiega le sue ali, li prende e li porta sulle penne, l'Eterno solo l'ha condotto, e nessun Dio straniero era con lui.
Questa icona esprime la sollecitudine di Dio nei confronti di Gerusalemme. Si respira tutta l'amarezza di Gesù ed è la stessa di Geremia quando rievoca la distruzione della città. Nonostante i reiterati inviti del Cristo, Israele ha dimenticato e abbandonato il Signore. L'intenzione espressa nel profeta Isaia di far diventare Gerusalemme il centro di culto viene meno, ma d'ora in avanti non sarà che un deserto: da quel deserto era uscito il popolo ora in quel deserto ricade. Il raduno degli Israeliti intorno a Cristo è rimandato a un altro tempo. Come fanno abitualmente i profeti, anche Gesù chiude le minacce con un annuncio di consolazione.
L'esperienza di Gerusalemme ci aiuta a leggere in filigrana la nostra relazione con Dio. Egli ci tiene come una chioccia, ma noi rifiutiamo quello che egli ci dona e uccidiamo il messaggio dei portatori della buona novella.
Di fronte alla grande novità di Papa Francesco ed a questa ventata di primavera dello Spirito che stiamo vivendo, non possiamo che rimanere perplessi da certi atteggiamenti stizziti e di forte polemica con il Santo Padre.
Domenica scorsa in alcune Chiese le celebrazioni delle Eucarestie con la presenza mussulmana ha creato in alcuni forti scalpori. Ancorati a diffidenze.
Non possiamo che rimanere perplessi come alcuni cristiani utilizzano nei confronti di questo Papa toni duri. Serpeggia nelle comunità qualcuno che si lamenta nei confronti del Papa. Attenzione: è un modo di affossare il messaggio evangelico!
Stringiamoci invece attorno al Vicario di Cristo. In maniera responsabile cerchiamo di comprendere la profondità del suo messaggio nella certezza che Gesù stesso continua a pregare per Pietro perché rafforzi nella fede i fratelli.
Il rischio è di farci un'immagine di Chiesa che abbiamo in testa ma che non entra in dialogo.
Cerchiamo con il Pietro di oggi la Chiesa insieme senza escludere nessuno e facendo respirare in tutti la gioia di essere dei salvati.

 

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