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TESTO Commento su Sap 9,13-18; Sal 89; Fm 1,9-10.12-17; Lc 14,25-33

CPM-ITALIA Centri di Preparazione al Matrimonio (coppie - famiglie)  

XXIII Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (04/09/2016)

Vangelo: Sap 9,13-18; Sal 89; Fm 1,9-10.12-17; Lc 14,25-33 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 14,25-33

In quel tempo, 25una folla numerosa andava con Gesù. Egli si voltò e disse loro: 26«Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo. 27Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo.

28Chi di voi, volendo costruire una torre, non siede prima a calcolare la spesa e a vedere se ha i mezzi per portarla a termine? 29Per evitare che, se getta le fondamenta e non è in grado di finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo, 30dicendo: “Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro”. 31Oppure quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila? 32Se no, mentre l’altro è ancora lontano, gli manda dei messaggeri per chiedere pace. 33Così chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo.

La liturgia di domenica scorsa ci ha fatto comprendere gli ammonimenti di Gesù che ci chiede di essere modesti e umili, di stare dalla parte dei poveri, come ha fatto lui.
Ci siamo anche chiesti se l'umiltà e la modestia siano virtù che esistono ancora nel mondo contemporaneo.

La liturgia di questa domenica ci fa considerare come in tutte gli avvenimenti della nostra vita dobbiamo agire con sapienza, come ci insegna Gesù, Lui che è sapienza del Padre.
La sapienza ci aiuta, prima di intraprendere qualsiasi attività, a verificare come e con quali mezzi poterla realizzare.
E' necessario infine vivere attraverso la sapienza del cuore che ci conduce direttamente a Dio.

Nella prima lettura, tratta dal libro della Sapienza, ci viene confermato che i limiti dell'uomo possono essere superati dalla sapienza di Dio.
Chi è colui che può capire qual è il volere di Dio nella propria vita? L'uomo pensa a questa domanda, ma non riesce a capire la profondità del suo cuore, perché immerso nelle cose umane; a stento riesce a capire la terra, ma se il Signore non gli fa il dono della sapienza e della sua grazia non potrà mai comprendere ciò che è bene per la sua vita.
Bisogna però interrogarci su che cosa vuole il Signore da noi: abbiamo già detto che è anche molto difficile comprenderlo, ma dobbiamo chiedercelo sempre nella nostra vita.
Ci sono persone che non comprendono ciò che il Signore vuole da loro, perché a loro non interessa saperlo, o forse peggio ancora, pensano che ciò che il Signore vuole da loro sia troppo distante da ciò che loro desiderano per la propria vita e allora non se ne preoccupano.
Ci sono poi anche personaggi che ostentano una grande sicurezza di ciò che il Signore vuole dall'uomo, sono sicuri e dettano leggi, ma forse sarebbero più credibili se ogni tanto mettessero nelle loro dichiarazioni qualche dubbio. Per avere la sapienza del cuore è necessario chiedere al Signore che ci invii il suo Spirito ad illuminarci.

Con il ritornello del salmo responsoriale "Signore, sei stato per noi un rifugio di generazione in generazione" il popolo, sentendo la fragilità umana, ringrazia il Signore per la sua bontà.
Nei versetti viene ricordato che per il Signore mille anni sono come un giorno appena passato; insegnaci Signore a contare i nostri giorni e impareremo la saggezza del cuore, saziaci al mattino con il tuo amore, esulteremo e gioiremo per tutti i nostri giorni, rendi salda l'opera delle nostre mani.

Nella seconda lettura l'apostolo Paolo chiede all'amico Filemone di riaccogliere presso di lui lo schiavo fuggitivo Onesimo ora convertito in Cristo.
"Carissimo io ora vecchio e anche in catene per il vangelo, ti prego per il figlio mio Onesimo che ti rimando che è stato separato da te per un momento, ma perché tu lo avessi per sempre, però non più come schiavo ma come fratello carissimo in Cristo. Se tu lo consideri come me stesso accoglilo."
In questo episodio Paolo non vuole soffermarsi sulla situazione della schiavitù, ma si preoccupa solo della situazione di questo schiavo, fuggito da Colosso, che arriva da lui quando lui è ormai vecchio e ai domiciliari, lo aiuta, lo istruisce nella catechesi e lo porta al battesimo e alla conversione. Gli farebbe comodo avere Onesimo presso di lui, ma non vuole privarne l'amico Filemone e lo rimanda a lui come fratello in Cristo.

Nel brano di vangelo l'apostolo Luca ci ricorda come Gesù sia molto chiaro quando ci dice che è necessario prendere la croce e seguirlo, quella croce che culminerà nella gioia della Pasqua.
Una folla andava con Gesù e lui voltatosi disse: "Se uno viene con me ma non mi ama più di suo padre, sua madre, sua moglie, i suoi figli, i suoi fratelli e sorelle, e perfino della propria vita non può essere mio discepolo, chi non porta la propria croce e viene dietro a me non può essere mio discepolo".
Fa poi un esempio chiedendo: "Chi di voi si metterebbe a costruire una torre prima di aver ben considerato i costi, al fine di finire l'opera senza rischiare di doverla lasciare incompiuta? O quale re andrebbe in guerra contro un altro re senza aver considerato bene l'entità del suo esercito? Così chi di voi non rinuncia a tutti i suoi beni non può essere mio discepolo".
Per essere discepolo di Gesù è necessario fare una scelta radicale della propria vita.
E' certamente più importante l'essere che l'avere, ma per essere bisogna avere nel cuore la sapienza di Dio, altrimenti non si possono fare scelte importanti. La sapienza può farci comprendere la via da seguire, ci fa intravedere la strada da percorrere, ci fa conoscere quali sono i veri valori della vita.

Certamente per l'uomo non è facile scegliere con generosità, perché l'uomo è pieno di umanità, di cose terrene, anche belle ed importanti, ma proprio questa sua umanità spesso lo allontana dalle cose di Dio. Forse neppure per cattiva volontà, ma l'umano che ci permea ci allontana dalle cose che contano e che ci danno la vera felicità.
Essere discepoli di Cristo significa avere il cuore puro, avere in esso la sapienza con cui giudicare gli avvenimenti quotidiani e attraverso l'amore rinunciare alle cose vane, sia materiali che spirituali.
Lo Spirito del Signore ha una grande parte nel diventare suoi discepoli, perché con esso diventeremo capaci di comprendere la Parola, di interpretarla e di attuarla poi nella nostra vita. Nel vangelo Gesù ci indica le scelte necessarie per diventare suoi discepoli, ma a volte non siamo in grado di capire, siamo distratti, incapaci di sentire la sua voce. Solo pregando la Spirito potremmo percepire quello che lui vuole da noi, con lo spirito di Dio potremmo portare a compimento le scelte giuste fatte per la nostra vita di credenti.
Non dimentichiamo mai di pregare Dio Spirito Santo.

Per la riflessione di coppia e di famiglia:
- Che cosa è per noi la "sapienza del cuore?"
- Siamo convinti che la sapienza può farci sentire la voce del Signore e aiutarci a vivere la nostra vita come veri discepoli?
- E' più importante "essere" che "avere": condividiamo questa affermazione? Se no, perché?
- Attraverso la Parola siamo capaci di fare scelte importanti per vivere quali discepoli di Gesù?
- Il Cristo dice che chi non prende la sua croce e lo segue non può essere suo discepolo. Non è facile accettare la croce, ma cerchiamo di affrontarla con generosità senza ribellarci, per poter camminare sulla via del Signore?

Gianna e Aldo - CPM Genova

 

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