TESTO Commento su Is 2,4-5
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I Domenica di Avvento (Anno A) (28/11/2004)
Brano biblico: Is 2,4-5

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «37Come furono i giorni di Noè, così sarà la venuta del Figlio dell’uomo. 38Infatti, come nei giorni che precedettero il diluvio mangiavano e bevevano, prendevano moglie e prendevano marito, fino al giorno in cui Noè entrò nell’arca, 39e non si accorsero di nulla finché venne il diluvio e travolse tutti: così sarà anche la venuta del Figlio dell’uomo. 40Allora due uomini saranno nel campo: uno verrà portato via e l’altro lasciato. 41Due donne macineranno alla mola: una verrà portata via e l’altra lasciata.
42Vegliate dunque, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà. 43Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora della notte viene il ladro, veglierebbe e non si lascerebbe scassinare la casa. 44Perciò anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo».
Dalla Parola del giorno
Forgeranno le loro spade in vomeri, le loro lance in falci; un popolo non alzerà più la spada contro un altro popolo, non si eserciteranno più nell'arte della guerra [...]. Vieni, camminiamo nella luce del Signore
Come vivere questa Parola?
Si apre oggi il nuovo anno liturgico con l'AVVENTO. Non è solo una bella pagina del calendario liturgico. L'incontri piuttosto ogni anno come un appuntamento di luce. Sei invitato a entrare (appunto ogni anno) più in profondità, in quello che ti riguarda in ordine al tuo personale incontro con Dio, nell'attesa della sua venuta. Non sei solo. La visione che Isaia oggi ti offre è quella dei tempi messianici ed escatologici. C'è un monte, il più alto di tutta la terra, verso cui affluiscono tutte le genti. A ogni popolo (non solo a Israele), a ogni uomo, da un tempio emblematico della maestà di Dio, il Signore stesso vuole insegnare la via della vita. La visione di Isaia ci presenta un futuro di luce e di pace in cui le armi dell'oppressione, della prevaricazione, della violenza (spade e lance) vengono trasformate in strumenti di lavoro pacifico: vomeri per arare, falci per mietere. È proprio quello che sono chiamato anch'io, anche tu a fare, dentro la concretezza dei giorni.
Oggi, nella mia pausa contemplativa, prendo più che mai coscienza dell' "oggi", in cui l'imperversare di guerre e violenze, esige ormai da chi dice di credere un impegno, una metanoia: conversione radicale a una logica del perdono e della pace. Chiederò dunque al Signore che la lama di spada spesso tanto presente nel mio pensare, si tramuti in pensieri di misericordia e benevolenza e perdono: vomeri che affondano in un cuore di pace.. Chiederò che la lancia spesso appuntita delle mie parole con larvati o chiari giudizi negativi su persone altolocate o di mia personale conoscenza, si tramuti in falce che benevolmente miete quello che si può evidenziare o sperare di bene, pur senza avallare ingiustizie.
Signore Gesù, dammi di camminare nella tua luce che è sempre misericordia verso tutti.
La voce di un sindaco morto in fama di santità
Siamo ormai sul crinale apocalittico della storia: in un versante c'è la distruzione della terra e dell'intera famiglia dei popoli che la abitano, nell'altro versante c'è la millenaria fioritura della terra e dell'intera, unitaria famiglia dei popoli che la abitano: fioritura carica di pace, di civiltà, di fraternità e di bellezza. Per andare verso il versante della fioritura bisogna accettare il metodo indicato dal Profeta Isaia: trasformare i cannoni in aratri ed i missili e le bombe in astronavi e non 'esercitarsi con le armi', non uccidere ma amare".
Giorgio La Pira