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TESTO Concedi al tuo servo un cuore docile

don Walter Magni  

X domenica dopo Pentecoste (Anno C) (24/07/2016)

Vangelo: Lc 18,24b-30 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 18,24b-30

24Quando Gesù lo vide così triste, disse: «Quanto è difficile, per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel regno di Dio. 25È più facile infatti per un cammello passare per la cruna di un ago, che per un ricco entrare nel regno di Dio!». 26Quelli che ascoltavano dissero: «E chi può essere salvato?». 27Rispose: «Ciò che è impossibile agli uomini, è possibile a Dio».

28Pietro allora disse: «Noi abbiamo lasciato i nostri beni e ti abbiamo seguito». 29Ed egli rispose: «In verità io vi dico, non c’è nessuno che abbia lasciato casa o moglie o fratelli o genitori o figli per il regno di Dio, 30che non riceva molto di più nel tempo presente e la vita eterna nel tempo che verrà».

La Parola di questa domenica affronta il tema della Sapienza. Il giovane re Salomone la chiede in dono a Dio, in occasione della sua incoronazione regale. Paolo nell'Epistola contrappone la sapienza del mondo alla sapienza della croce e Gesù, nel Vangelo di Luca, fa ci parla delle condizioni concrete per poterLo seguire davvero.

Vedere con gli occhi di Dio
Cartesio, sintetizza la filosofia occidentale, come ricerca della vero sapere, affermando che "il dubbio è l'inizio della sapienza" (dubium sapientiae initium). Per la Scrittura, la sapienza è invece un dono che Dio concede a chi lo invoca con cuore umile, capace di attesa: "initium sapientiae est timor Domini" (Sl 111,10). Come dovessimo imparare a gettare dubbi e domande, come tutte le nostre ansie e paure, anzitutto in Dio: "Getta sul Signore il tuo affanno ed egli ti darà sostegno" (sl 54,23). Questo doveva essere anche l'atteggiamento del giovane Salomone, che la notte prima della sua intronizzazione in sogno, si sente fare da Dio una domanda: "chiedimi ciò che vuoi che io ti conceda". In un attimo di esitazione Salomone avrà fatto passare qualche possibile richiesta: una vita longeva, l'abbondanza di ricchezze nei suoi forzieri o anche l'opportunità di avere la meglio sui suoi nemici. Di fatto non chiederà nulla di tutto questo, ma semplicemente: "un cuore saggio e intelligente", capace di distinguere il bene dal male, per riuscire a governare al meglio il suo popolo.
In cosa consiste di fatto la richiesta di Salomone? Nella richiesta di riuscire a vedere tutto con gli occhi di Dio: il mondo, la sua gente, le situazioni più complesse, certe congiunture, tanti problemi che avrebbe dovuto affrontare come re. E questo è proprio quanto fa lo Spirito santo, quando regala ai credenti la sapienza: il dono di riuscire a vedere come Dio. Ascoltare come Dio, amare come Dio!

La tristezza
E vedere la realtà come la vede Dio significa, stando al Vangelo, prendere le distanze dalla tristezza. Soprattutto da quella sorta di male che è generato dall'accidia. Da un vero e proprio inacidimento della qualità della vita, che comporta facilmente depressione e sconforto. Gesù aveva appena finito di invitare un tale a seguirlo, ma ascoltate le Sue parole questo "divenne assai triste, perché era molto ricco" (Lc 18,23). E così s'avvia il brano evangelico odierno: "quando Gesù lo vide così triste, disse: ‘Quanto è difficile, per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel regno di Dio. È più facile infatti per un cammello passare per la cruna di un ago, che per un ricco entrare nel regno di Dio!'".
Una tristezza che diventa anzitutto il segno dell'incapacità di questo giovane ad accogliere il dono grande che il Signore gli sta facendo. Cioè: si diventa tristi quando ci accorgiamo di essere incapaci di assumerci il dono di Dio in ragione di qualche attaccamento, di qualche cupidigia dalla quale non sappiamo staccare il cuore e la mente. E Gesù se ne accorge al punto tale che è come se volesse prendere su di sé anche questa nostra incapacità. Come attribuisse meno colpa all'uomo ricco che al peso che tanta ricchezza può arrecare nella vita! Lo stesso paragone con il cammello e la cruna dell'ago evidenzia il peso e la difficoltà del ricco ad entrare nel regno di Dio. Tanto che persino i discepoli reagiscono alle parole del loro Maestro, dicendo: "E chi può essere salvato?".

Ciò che è impossibile agli uomini, è possibile a Dio
In questo modo diventa evidente il fatto che si diventa discepoli del Signore mettendo in atto dei distacchi precisi. Distacchi in grado di dimostrare che al primo posto c'è Lui. Come fossimo invitati a riflettere cosa e chi dobbiamo lasciare per far posto a Lui. MettendoLo al primo posto. Pietro lo fa notare senza esitazione: "‘Noi abbiamo lasciato i nostri beni e ti abbiamo seguito'. Ed egli rispose: ‘In verità io vi dico, non c'è nessuno che abbia lasciato casa o moglie o fratelli o genitori o figli per il regno di Dio, che non riceva molto di più nel tempo presente e la vita eterna nel tempo che verrà'". Diventa così luminosa la sapienza della croce, della quale parla Paolo nella 1 Lettera ai Corinzi. Sapienza che non si acquista con l'esercizio della mente e con i suoi successi, ma piuttosto con il fallimento di un Dio crocifisso. A fronte di un mondo dove il potere e la malvagità sembrano invece prevalere, "Dio si lascia espellere dal mondo e appendere in Croce. Dio è impotente e debole nel mondo e proprio così, soltanto così, egli è vicino a noi e ci è di aiuto. Cristo non ci aiuta in forza della sua onnipotenza, ma mediante la sua debolezza con la sua passione... soltanto il Dio sofferente è in grado di prestare aiuto. Questa è l'inversione di tutto ciò che l'uomo religioso da Dio si attende. L'uomo è chiamato a partecipare della passione di Dio di fronte al mondo" (D. Bonhoeffer).
Stando alla scuola di questa sapienza potremo scoprire con Pietro la forza che pure è affidata anche alle nostre mani. Dove "ciò che è impossibile agli uomini, è possibile Dio", come ancora afferma Gesù nel Vangelo.

 

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