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TESTO Commento su Luca 10,38-42

Omelie.org - autori vari  

XVI Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (17/07/2016)

Vangelo: Lc 10,38-42 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 10,38-42

In quel tempo, 38mentre erano in cammino, Gesù entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo ospitò. 39Ella aveva una sorella, di nome Maria, la quale, seduta ai piedi del Signore, ascoltava la sua parola. 40Marta invece era distolta per i molti servizi. Allora si fece avanti e disse: «Signore, non t’importa nulla che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti». 41Ma il Signore le rispose: «Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, 42ma di una cosa sola c’è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta».

COMMENTO ALLE LETTURE

Commento a cura di don Davide Arcangeli

Maria si è scelta la parte migliore, che non le sarà tolta. Queste parole di Gesù hanno fatto storia, e sono state utilizzate spesso nella Chiesa per stabilire una sorta di superiorità delle vocazioni alla vita consacrata rispetto alle vocazioni laicali -e forse anche oggi quando parliamo di vocazione pensiamo subito al prete, al monaco, al frate o alla suora.

Alla lunga questa applicazione ecclesiale della parola di Gesù ha finito per distorcerne il senso e ribaltare il significato del rimprovero di Gesù a Marta. Gesù non rimprovera Marta per il suo servizio, come se l'azione concreta sia meno dell'ascolto della parola. Gesù rimprovera Marta per la sua pretesa che anche Maria faccia come lei, pretesa che svaluta totalmente l'ascolto di Gesù. Ella vede una contrapposizione netta tra il pregare e il fare attribuendo all'ultima parte di questi binomi il suo favore. È una forma di orgoglio, di narcisismo dell'azione, che è incapace di fare unità tra contemplazione e azione, di vivere una vera spiritualità dell'agire.

Allora Gesù è provocato ad affermare che Maria ha scelto la parte migliore, non perché l'agire concreto sia inferiore all'ascoltare, ma perché l'agire, ogni agire, se non nasce da un ascolto profondo di Dio, se non è informato dal desiderio di servire Dio e di contemplarlo proprio dentro la propria azione, alla fine non riceve l'eredità eterna, quella che non può essere tolta.

La parte migliore non è altro che questo: l'eredità che ogni figlio riceve dal padre, quell'eredità che come figli riceviamo dal Padre, Dio, e che nessuno ci può togliere. Le opere sono segni transitori deposti nella storia di questa eredità che solo la fede, intesa come ascolto, può rendere eterna.

Gesù non intende stabilire una superiorità delle vocazioni religiose, anzi, vuole stigmatizzare ogni contrapposizione tra consacrazione e laicità, tra spiritualità e azione. È il senso profondo dell'incarnazione, che già risplende in quella splendida prefigurazione che è l'apparizione di Dio a Mamre ad Abramo. Per Abramo servire l'ospite e ascoltare la parola della promessa è un unico, inseparabile atto!

Anche noi siamo spesso tentati come Marta di contrapporre spiritualità e servizio. Quando ci sono tante impegni quotidiani, come trovo il tempo di pregare? La fretta, l'ansia, il desiderio di chiudere uno dei tanti files aperti, su cui stiamo lavorando contemporaneamente, ossia idee, progetti, scadenze, incombenze, imprevisti da risolvere ecc...ci portano a vivere la giornata nel perenne inseguimento di un obiettivo raggiunto. Ma quando e come ci godiamo tutto quello che stiamo vivendo? Come e quando contempliamo con gusto la nostra vita, con le cose belle, facendole risuonare dentro di noi per evitare che un nuovo evento, una nuova impressione sostituisca l'altra, senza più creare memoria, lasciare traccia? Ecco la preghiera, ecco quel respiro improvviso di Dio dentro di noi che ci ossigena lo spirito e ci fa vivere da figli e non da schiavi la nostra giornata... può essere un'ora, può essere una mezz'ora, possono essere dieci minuti, può essere una intercessione richiesta a Maria mentre sono in macchina, può essere un breve pensiero di ringraziamento, può essere una frase del vangelo che mi è rimasta impressa in memoria...anche questa è preghiera.

A questo punto possiamo chiederci: le nostre parrocchie sono scuole di ascolto, di preghiera, luoghi di ristoro spirituale dove posso stare ai piedi di Gesù oppure sono ambiti dove all'ansia delle cose da fare per la famiglia e il lavoro si aggiunge l'ansia ulteriore dei servizi pastorali? Vi invito a chiederci, insieme, come esame di coscienza: in parrocchia imparo il servizio, anche concreto, come prolungamento del mio desiderio di incontrare Dio, della mia testimonianza di fede? La liturgia eucaristica è per me ascolto di Dio e nutrimento spirituale?

 

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