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TESTO A scuola di accoglienza con Abramo, Marta e Maria discepoli e Gesù Maestro

don Michele Cerutti

XVI Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (17/07/2016)

Vangelo: Lc 10,38-42 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 10,38-42

In quel tempo, 38mentre erano in cammino, Gesù entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo ospitò. 39Ella aveva una sorella, di nome Maria, la quale, seduta ai piedi del Signore, ascoltava la sua parola. 40Marta invece era distolta per i molti servizi. Allora si fece avanti e disse: «Signore, non t’importa nulla che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti». 41Ma il Signore le rispose: «Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, 42ma di una cosa sola c’è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta».

"Ero forestiero e mi avete ospitato" è questa l'opera di misericordia che la liturgia ci esorta a considerare in questa domenica.

La Parola di Dio ci offre delle grandi lezioni e le offre con Abramo da un lato e Marta e Maria dall'altro.

Abramo non si pone molti problemi e vince le preoccupazioni e i timori che abitano sempre l'uomo quando si trova di fronte stranieri e persone sconosciute.

Abramo, maestro di fede diventa anche maestro di carità. Egli si prodiga perché i tre siano accolti e per questo l'atteggiamento è quello di prontezza.

Di fronte a questo atteggiamento i tre garantiscono l'avverarsi della promessa della nascita di un bimbo all'anziana Sara.

E' proprio così ogni qualvolta viviamo in pienezza la carità questa è portatrice di miracoli.

Pensiamo nel Vangelo il miracolo della moltiplicazione nasce dalla condivisione di quei pochi e pesci che rappresentavano il tutto per quel giovane che insieme alla folla seguiva Gesù.

In questo brano è l'atteggiamento libero da preoccupazioni e paure di Abramo a garantire a questo quella discendenza attesa e promessa da tempo.
Una lezione per noi di un'attualità dirompente.

Viviamo con preoccupazione gli eventi di Nizza e sicuramente le paure accrescono non c'è dubbio e nasconderlo sarebbe sciocco.

A noi è chiesto di vincere queste preoccupazioni. Guai se la risposta alla barbaria fosse di chiusura e di mura nei confronti di tutti i stranieri.

Vedo e respiro molta preoccupazione, ma anche tanta chiusura che si vive tra di noi.
La vedo e la percepisco anche tra noi europei.

Guai se in un'Europa che rivendica con orgoglio le radici cristiane vivessimo nella chiusura. La nostra credibilità di cristiani si gioca nella logica dell'accoglienza.
Non rispondiamo con muri, ma con l'apertura di Abramo.

Il Vangelo ci presenta un brano conosciuto quello di Marta e Maria a Betania.

Gesù ci dice la Scrittura qualche passo prima era diretto a muso duro verso Gerusalemme.

E' diretto verso questa città nella consapevolezza di compiere il disegno del Padre.

Dirigendosi verso questa città incontra persone che non lo accolgono come i samaritani che lo giudicano perché si dirige verso una città nemica ed è un nemico essendo della Galilea.

Gesù incontra gente che vuole seguirlo, ma nello stesso tempo pone anche delle difficoltà nella sequela perché antepone molte cose prima di porsi a seguire il maestro.
C'è chi interroga Gesù per metterlo a prova.

Marta e Maria si dimostrano maestre di un'accoglienza spontanea nei confronti di un amico.

Non è disinteressata come quella di Abramo queste conoscono l'ospite.
Esse ci offrono una lezione.

Prima di tutto bisogna sgomberare il campo da letture spiritualistiche che leggono questa pagina affermando che nel rimprovero a Marta il Signore volesse privilegiare la vita contemplativa.
Se non ci fosse stata Marta non si sarebbe mangiato.
Ella l'ha accolto per nutrirlo.

Gesù invita Marta e quindi tutti noi a dare il senso di ciò che facciamo e spostare l'attenzione alla dimensione più spirituale per cibarsi anche di quel cibo.
Occorre combinare nella nostra vita azione e contemplazione.

Il modello sono i nostri santi della carità che hanno sempre coniugato azione e contemplazione.

Don Guanella che dopo giornate di lavoro passava ore in preghiera di fronte al Santissimo "il nostro sole in terra".

Cottolengo e Don Orione consapevoli del coniugare contemplazione e azione nelle loro strutture avevono introdotto l'adorazione perpetua.
Torniamo al nostro tema dell'accoglienza.

Marta e Maria in questo brano ci insegnano che bisogna coniugare l'operatività di Marta con la capacità di ascolto tipica di Maria.

Se prevale l'operatività nell'accoglienza il rischio è quello di non ascoltare le necessità dell'ospite viceversa la mancanza dell'operatività non aiuta chi è nella necessità.
A noi il compito di coniugare ascolto e azione.

 

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