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TESTO Un Dio che entra nella vita dell'uomo

don Maurizio Prandi

XVI Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (17/07/2016)

Vangelo: Lc 10,38-42 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 10,38-42

In quel tempo, 38mentre erano in cammino, Gesù entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo ospitò. 39Ella aveva una sorella, di nome Maria, la quale, seduta ai piedi del Signore, ascoltava la sua parola. 40Marta invece era distolta per i molti servizi. Allora si fece avanti e disse: «Signore, non t’importa nulla che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti». 41Ma il Signore le rispose: «Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, 42ma di una cosa sola c’è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta».

La liturgia della Parola di questa sedicesima domenica del Tempo Ordinario sviluppa il tema dell'accoglienza di Dio nella vita dell'uomo. Ed è un tema che inserendosi nel grande viaggio di Gesù verso Gerusalemme ci vuole aiutare a riflettere su come Dio entra nella vita degli uomini. Sempre belle le letture che la chiesa ci propone: Dio entra in una tenda (prima lettura); Dio viene annunciato, consegnato ad ogni uomo (seconda lettura); Dio entra in una casa (Vangelo). Ci viene indicata quest'oggi, una direzione ben precisa e ancora una volta siamo aiutati a non confondere il luogo con il significato.

La prima lettura è davvero ricca di spunti:

1) Dio non appare, ma si mostra. Nel testo greco della Bibbia non troviamo il verbo apparire... ancora una volta il testo sacro è molto discreto e non vuole confonderci, stordirci con qualcosa di meraviglioso, grandioso. Rischieremmo di rimanere influenzati da ciò che luccica e ci perderemmo l'ordinarietà, la semplicità di un Dio che... si fa vedere. è proprio questa la traduzione letterale: Dio si fece vedere. è una espressione che a me piace molto... ci sono persone che nascondono e si nascondono... Dio no! Dio si fa vedere, si mostra, si espone. Quello di Dio è un continuo venire, un continuo scendere nella vita dell'uomo. E' un Dio che non si stanca di prendere l'iniziativa. In queste ultime settimane di campo, con i bimbi da sei a otto anni (una grazia poter passare con cinquanta di loro dieci giorni...) abbiamo proprio cercato di insistere su questo e siamo arrivati a dire che è dalle cose piccole che nascono quelle importanti... è dal gesto di una donna povera che Gesù impara a donare tutto quello che si ha, fino a dare la propria vita, ed è da un piccolo seme che nasce.... Il Regno di Dio. Ho imparato tanto anche io in questi giorni... da una bimba in particolare che ci ha rivelato il suo sogno più grande: vorrei che il mondo fosse di gelatina... così se qualcuno dovesse cadere, non si farebbe male!

2) Dio si mostra e lo fa nel modo più inaspettato... quasi... passatemi il termine, maleducato! Si presenta all'ingresso della tenda di Abramo nell'ora più calda della giornata; in quell'ora non si lavora, non si viaggia, ci si riposa, ed educazione e cortesia prevedono che nessuno, in un orario del genere, si rechi a casa di qualcun altro! Ed ecco che quando non si aspetta nessuno, Dio arriva!

3) Abramo non si rende conto fino a che non alza gli occhi. Non ha sentito nulla, nessun rumore, nessun movimento. Per accorgersi di questa visita è necessario alzare gli occhi, alzare lo sguardo dal proprio riposo per accorgersi della visita di Dio.

4) Poi una richiesta: non passare oltre... e qui vedo due possibili letture entrambe legate ad un timore che Abramo ha: che i tre lo trattino con superficialità e non lo considerino, ma anche che la loro presenza, così distinta, splendida, importante, lo possa schiacciare. Non passare sopra di me, non schiacciarmi (leggevo che il testo si può anche tradurre in questo modo). Ma lo sappiamo bene: Dio né schiaccia, né guarda con superficialità ma porta un dono → il compimento della sua promessa: una discendenza.

5) forse è banale dirlo, ma è bello come Abramo cerchi di coinvolgere altri nel servizio agli ospiti: sua moglie... la servitù... mi pare un fare concreto, che non perde di vista l'ospite → fior di farina e un vitello, tenero e buono, perché va dato il meglio che hai in casa e per finire la continua presenza, in piedi, presso di loro per dire una disponibilità continua.

6) Dio continua a fare il maleducato chiedendo notizie della moglie, anche se la cosa più ovvia è la risposta di Abramo perché le donne non mangiavano con gli uomini, a maggior ragione se c'erano degli ospiti in casa. Nessuno avrebbe chiesto della moglie, nessuno avrebbe osato entrare in una sfera così privata della vita di chi ti accoglie.

7) Infine il dono, la promessa introdotta da parole che tradotte letteralmente significano: tornerò da te al tempo della vita... mi pare bellissimo proprio questo: l'attesa del ritorno di Dio diventa il tempo della vita...

Leggevo una cosa bella anche sul salmo che abbiamo pregato in risposta alla prima lettura... faceva parte della "liturgia della porta"... una specie di interrogatorio spirituale per capire se il pellegrino era idoneo ad entrare nel santuario e partecipare al culto. La domanda era il primo versetto del salmo omesso dalla liturgia di oggi: chi abiterà nella tua tenda? Chi dimorerà sulla tua santa montagna? E il pellegrino rispondeva con il testo che abbiamo pregato, bellissimo, che traccia il volto del credente in Dio: giusto, sincero, non calunnia, non danneggia il prossimo, è gratuito, non si fa corrompere...

Per quello che riguarda la seconda lettura mi rifaccio alle intuizioni di alcuni anni fa e che mi piacciono sempre molto: La seconda lettura ci dice che il discepolo annuncia Gesù Cristo. E' una precisazione importante, un richiamo che sento necessario, perché la tentazione a mettere in evidenza la propria immagine è sempre alle porte. Il discepolo annunzia, cioè consegna. Non è un racconto di fatti, non è il riassunto di un libro, è consegna di quello che per noi è un tesoro e questo è un impegno serio, che richiede tutte le forze ed energie a nostra disposizione. Il versetto 28, nella sua traduzione letterale, ci dà un'idea di questo impegno. Ammonendo ogni uomo e istruendo ogni uomo in ogni sapienza per presentare ogni uomo perfetto in Cristo... questo ripetere tante volte la parola ogni, ci dice la cura, l'impegno, e lo scopo delicato e profondo dell'opera di evangelizzazione (don G. Nicolini). E' un richiamo, (per me anzitutto che spesso e volentieri sono approssimativo) alla cura scrupolosa che come discepoli dobbiamo avere per consegnare ogni contenuto del messaggio cristiano che non può escludere nessuno (per tre volte nello stesso versetto si ripete: ogni uomo!!!).

In questa seconda lettura mi pare importante anche una riflessione sull'essere perfetti, perché l'idea di perfezione che abbiamo noi, anche nella chiesa a volte, forse è un pochino diversa da quella del Nuovo Testamento. Istintivamente alla idea di perfezione io lego l'assenza di difetti, ma non credo che l'idea cristiana di perfezione sia questa. Mi faccio aiutare ancora dalle parole di don G. Nicolini che un giorno, nella sua lectio ci ha trasmesso questa intuizione preziosissima: perfetto va pensato in direzione di Gesù Cristo e il suo significato si avvicina al termine stesso di cristiano. La nostra perfezione quindi coincide con la nostra piena comunione con Lui. Comunione che, lo sappiamo bene, prescinde dai nostri difetti, dalle nostre debolezze, dai nostri peccati che, assunti, sono il veicolo per una relazione vera e sincera con Gesù, il quale è venuto non per "celebrare le nostre perfezioni", ma per visitare le nostre debolezze.

Infine il vangelo... in estrema sintesi, riprendo un'idea certamente conosciuta per poi chiarirla meglio con un esempio: servire è importantissimo, ma rischia di diventare cieco, ovvero di perdere di vista l'ospite, o il povero, o il malato... è un servizio che domina e per il quale, prima o poi, avanzerai delle pretese. È bello invece un servizio che è uno stare ai piedi proprio come Maria quel giorno... mi aiuta a capire meglio questa idea quello che è successo durante il campo delle superiori un mesetto fa... è venuta a trovarci una ragazza (invitata su suggerimento degli animatori che la conoscevano), che a causa di un incidente ora è costretta a vivere sulla sedia a rotelle e i ragazzi del campo sono stati proprio conquistati da lei, tanto che al termine dell'incontro si sono comunque seduti intorno alla carozzina, hanno offerto la merenda e continuato il dialogo. All'apertura della spiaggia per disabili (definizione bruttina a dire il vero), alcune domeniche fa, Emanuela mi ha confidato quanto quell'incontro sia stato importante per lei che era arrivata all'incontro con mille dubbi e paure... mi è sembrato di capire questo brano di vangelo, questi ragazzi mi hanno aiutato a capire cosa vuol dire servire, ma stando ai piedi: un servizio vissuto come ascolto che non si dimentica, ma che fa sentire l'ospite a casa propria.

 

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