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TESTO Vieni Servo buono e fedele entra nella gioia del tuo Signore!

don Roberto Rossi  

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XXXIII Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (17/11/2002)

Vangelo: Mt 25,14-30 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 25,14-30

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: 14Avverrà infatti come a un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni. 15A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, secondo le capacità di ciascuno; poi partì. Subito 16colui che aveva ricevuto cinque talenti andò a impiegarli, e ne guadagnò altri cinque. 17Così anche quello che ne aveva ricevuti due, ne guadagnò altri due. 18Colui invece che aveva ricevuto un solo talento, andò a fare una buca nel terreno e vi nascose il denaro del suo padrone. 19Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornò e volle regolare i conti con loro. 20Si presentò colui che aveva ricevuto cinque talenti e ne portò altri cinque, dicendo: “Signore, mi hai consegnato cinque talenti; ecco, ne ho guadagnati altri cinque”. 21“Bene, servo buono e fedele – gli disse il suo padrone –, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone”. 22Si presentò poi colui che aveva ricevuto due talenti e disse: “Signore, mi hai consegnato due talenti; ecco, ne ho guadagnati altri due”. 23“Bene, servo buono e fedele – gli disse il suo padrone –, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone”. 24Si presentò infine anche colui che aveva ricevuto un solo talento e disse: “Signore, so che sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso. 25Ho avuto paura e sono andato a nascondere il tuo talento sotto terra: ecco ciò che è tuo”. 26Il padrone gli rispose: “Servo malvagio e pigro, tu sapevi che mieto dove non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso; 27avresti dovuto affidare il mio denaro ai banchieri e così, ritornando, avrei ritirato il mio con l’interesse. 28Toglietegli dunque il talento, e datelo a chi ha i dieci talenti. 29Perché a chiunque ha, verrà dato e sarà nell’abbondanza; ma a chi non ha, verrà tolto anche quello che ha. 30E il servo inutile gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti”.

Forma breve (Mt 25,14-15.19-21):

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: 14Avverrà infatti come a un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni. 15A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, secondo le capacità di ciascuno; poi partì. 19Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornò e volle regolare i conti con loro. 20Si presentò colui che aveva ricevuto cinque talenti e ne portò altri cinque, dicendo: “Signore, mi hai consegnato cinque talenti; ecco, ne ho guadagnati altri cinque”. 21“Bene, servo buono e fedele – gli disse il suo padrone –, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone”.

Abbiamo ascoltato il vangelo di oggi, il vangelo dei talenti, cioè dei doni di Dio.

La vita, l'esistenza, la fede, tutto quello che siamo e di cui godiamo, l'abbiamo ricevuto in dono gratuito. È talmente evidente la gratuità che può indurci perfino a pensare che tutto sia "normale" e che tutto ci sia dovuto. Ne siamo beneficiari dalla nostra nascita e tutto è nato con noi. La vita nel suo svolgersi quotidiano ci ha ulteriormente convinti di tanti doni, man mano che esercitavamo le nostre facoltà fisiche e spirituali. Ci siamo così impossessati in modo stabile dei doni fino a ritenerli definitivamente nostri. Se i doni sono gratuiti e ci appartengono ciò non significa che possiamo farne un uso esclusivo personale: dobbiamo costantemente ricordarci che ci sono stati affidati dal Signore e tutto deve essere orientato per la sua gloria. Egli si attende quindi legittimamente che portino frutti e si moltiplichino. Dobbiamo rendere conto a Colui che ce li ha affidati e che ha riposto in noi la sua fiducia. Arriva poi, anche se inatteso, il momento del rendiconto. Non ha importanza se ci sono stati dati cinque, tre o un solo talento: i doni di Dio sono sempre preziosissimi e di un valore incalcolabile. Ognuno è responsabile di quanto ha ricevuto, ognuno deve sentirsi impegnato ad impiegarlo nel modo migliore.

Solo a queste condizioni potremmo sentirci ripetere: "Bene, servo buono e fedele, sei stato fedele nel poco, ti darò autorità su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone". La ricompensa per la fedeltà e l'impegno è infinitamente superiore ad ogni attesa. Il premio finale è la partecipazione definitiva alla gioia del Signore. È significativo che questo brano evangelico ci sia offerto mentre volge al termine l'anno liturgico. Una tappa che ci ricorda il nostro cammino e il nostro impegno, che ci induce a fare un bilancio del tempo e della vita in attesa del compimento finale. Non possiamo lasciarci condizionare dalla paura che è sempre una cattiva consigliera. Non ci è lecito mettere sotterra il prezioso talento.

È opportuno infine ricordarci in che direzione dobbiamo indirizzare la nostra operosità: "Non accumulatevi tesori sulla terra, dove tignola e ruggine consumano e dove ladri scassinano e rubano; accumulatevi invece tesori nel cielo, dove né tignola né ruggine consumano, e dove ladri non scassinano e non rubano". (Silvestrini)

Possiamo provare a elencare e sottolineare alcuni dei tanti talenti che il Signore ci ha dato, alcuni tra i più preziosi, per noi e per il mondo dove dobbiamo operare.

LA VITA. Un insieme di giorni e di anni che comunque dobbiamo spendere. Possiamo spenderli per il bene nostro e quello degli altri, o per il male nostro e degli altri.

LA GRAZIA. Noi Cristiani sappiamo che nel Battesimo abbiamo ricevuto la vita divina, che siamo diventati realmente figli di Dio. Come coltiviamo e facciamo crescere questa vita divina in noi?

L'INTELLIGENZA. È la luce della nostra mente: la facoltà di capire, approfondire, riflettere. Le letture, le riflessioni, l'aggiornamento servono a sviluppare questo talento, col quale le persone umane (in migliaia d'anni) sono passate dalle caverne ai satelliti artificiali, hanno costruito macchine meravigliose e anche strumenti terribili.

L'AMORE. È la capacità di voler bene, di fare il bene, di godere del bene. La capacità di tenerezza verso una persona anziana o un handicappato, verso la nostra famiglia e verso popoli lontani.

LA GIUSTIZIA. È la tendenza istintiva a impegnarci, a pagare anche duri prezzi perché ognuno abbia i suoi diritti rispettati, perché nessuno sia vittima della violenza o dell'egoismo.

LA FORTEZZA. È la capacità di sopportare fatiche, sacrifici, delusioni per raggiungere un ideale; per lottare contro i nostri istinti più volgari; per combattere nella vita civile e politica contro le situazioni malvagie. (T. Bosco, Cristianesimo in 50 lezioni, LDC)


La parabola raccontata da Gesù è molto bella. Ciascuno di noi deve essere se stesso, non sognare di essere qualcun altro. Ciascuno di noi ha ricevuto da Dio dei doni naturali e di fede. Dobbiamo spenderli bene, farli fruttificare per trasformare il mondo in cui viviamo e meritare così la vita eterna. Per il Vangelo la vita di un cristiano è una missione. C'è sempre da fare per tutti coloro che vogliono spendere il proprio tempo e le proprie capacità per Dio e per il prossimo. Il fenomeno moderno del "volontariato" che esalta la gratuità, la generosa donazione di noi stessi e del nostro tempo, è uno dei segni più belli di una coscienza nuova che è testimoniata soprattutto da giovani e adulti. Anche noi consideriamoci volontari, disponibili a dare a Dio e al prossimo tutto quello che possiamo dare. Ecco l'opera educativa e il buon esempio da offrire ai giovani e a quanti crescono con la mentalità propria del nostro tempo, che privilegia il divertimento, il consumismo, le chiacchiere inutili.

Per un cristiano il tempo libero non esiste, perché se c'è tempo e vita bisogna darsi da fare per il Signore, per il prossimo, per la Chiesa. Dov'è il mio impegno di fede, di preghiera, di carità? La vita è il tempo datoci da Dio nel quale dobbiamo far fruttare i suoi talenti. Dobbiamo allontanar la pigrizia e operare. E quando lui tornerà gli renderemo conto. Dio ci chiede di FAR PREVALERE IL BENE e di affidarci a Lui, per poter un giorno sentire il suo invito: "Vieni servo buono e fedele, entra nella gioia del tuo Signore".

 

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