PERFEZIONA LA RICERCA

Parole Nuove - Commenti al Vangelo e alla LiturgiaCommenti al Vangelo
AUTORI E ISCRIZIONE - RICERCA

Torna alla pagina precedente

Icona .doc

TESTO Sei tu, Signore, la guida del tuo popolo

don Walter Magni  

VIII domenica dopo Pentecoste (Anno C) (10/07/2016)

Vangelo: Mt 22,15-22 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 22,15-22

15Allora i farisei se ne andarono e tennero consiglio per vedere come coglierlo in fallo nei suoi discorsi. 16Mandarono dunque da lui i propri discepoli, con gli erodiani, a dirgli: «Maestro, sappiamo che sei veritiero e insegni la via di Dio secondo verità. Tu non hai soggezione di alcuno, perché non guardi in faccia a nessuno. 17Dunque, di’ a noi il tuo parere: è lecito, o no, pagare il tributo a Cesare?». 18Ma Gesù, conoscendo la loro malizia, rispose: «Ipocriti, perché volete mettermi alla prova? 19Mostratemi la moneta del tributo». Ed essi gli presentarono un denaro. 20Egli domandò loro: «Questa immagine e l’iscrizione, di chi sono?». 21Gli risposero: «Di Cesare». Allora disse loro: «Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio». 22A queste parole rimasero meravigliati, lo lasciarono e se ne andarono.

Alla domanda di chi vuole metterlo alla prova con malizia Gesù risponde giocando al rialzo, com'era solito fare. Tutto questo nel contesto della Parola di questa domenica che invita a guardare ai potenti e ai re delle nazioni con minor sospetto, ma piuttosto con una buona dose di benevolenza. Come fa ad esempio Paolo, che nell'Epistola invita Timoteo e la sua comunità a pregare con intensità "per i re e per tutti quelli che stanno al potere".

Più che pagare, restituire
La domanda dei farisei è questa: "è lecito, o no, pagare il tributo a Cesare?". Gesù non sta al loro gioco e subito cambia prospettiva, passando dall'immediatezza del verbo pagare ("è lecito o no pagare") alla qualità singolare del verbo restituire: "Rendete a Cesare quello che è di Cesare". Se questo tributo è di Cesare, ve l'ha imposto lui e in ogni caso ha a che fare con lui, allora va ridato a lui. Siamo, dunque, anzitutto sul piano del dare e dell'avere. Che è come dire, ai nostri giorni, se ti servi di una moneta, significa che stai al gioco del dare e dell'avere. Anche di un servizio che, in quanto dato, va pagato. Perché chiede di principio un ritorno, una restituzione. Un principio che si imponeva nei contesti problematici di allora, come anche nei contesti di crisi economico finanziaria di oggi. Quante parole per capire cosa si nasconde dietro certe manovre fiscali, alla radice di tante speculazioni finanziarie azzardate. Nuove forme di potere che facilitano e tendono a giustificare la ricerca di qualche evasione fiscale. Come rispondere ai farisei di oggi nei termini di una giusta restituzione? Cosa devo restituire a quel Cesare che non mi convince proprio e che magari ruba ancora? Come mettere in equilibrio il criterio della restituzione con quello della correzione? Che se poi Cesare continua a rubare, come gli ricorderò con gli strumenti della democrazia il primato della coscienza che lo obbliga a confrontarsi con una domanda permanente di giustizia ed equità? Non sono domande semplici. Ma poste in ogni caso tutte nell'orizzonte della restituzione.

Siamo sempre in debito
È come se Gesù, mettendo l'accento sul primato della restituzione, ci aiutasse a continuare nella riflessione, portandoci col verbo restituire alla profondità del verbo ringraziare. Come dicesse: "Restituisci, perché sei sempre in debito". Non solo la logica della restituzione non è scontata, ma soprattutto quella del ringraziare sembra diventare un esercizio molto raro. L'assolutizzazione dell'individuo, l'accentuazione esasperata dei diritti rispetto ai doveri, ci ha fatto dimenticare, personalmente e culturalmente, l'orizzonte della gratuità. Quel livello dell'esistenza che non ci mette di principio mai sopra gli altri, ma piuttosto davanti - vis à vis -, quando addirittura, molto semplicemente veniamo dopo. Stare davanti all'altro intuendo che l'altro ha una sorta di diritto, di primato che precede tutti i miei diritti. Sino addirittura a precedermi costituendomi. Perché è sempre un altro che mi ha messo al mondo, mi ha fatto crescere e mi ha costituito, facendomi essere semplicemente quello che sono. In debito con i genitori, in debito con chi mi ha cresciuto. In debito con chi mi ha insegnato ad amare e a credere. Grazie ai poeti e grazie agli scienziati, grazie anche a tutti i cercatori di Dio. Grazie a tutti coloro che in modi diversi hanno dato la possibilità a milioni di lavoratori sconosciuti di contribuire alla organizzazione della società alla quale appartengo. Perché abbiamo tutti ricevuto molto più di quanto stiamo cercando di dare e restituire.

Siamo di Dio, non di Cesare
Quando si impara a ringraziare, intuendo, come affermava il Curato di campagna ormai morente, di G. Bernanos, che "tutto è grazia!", questo significa che stai entrando nell'orizzonte di Dio. Nel suo modo di ragionare. Nel suo modo di amare. E questo è il secondo cambio di prospettiva della risposta di Gesù alla domanda dei farisei. Quando dice: "rendete (...) a Dio quello che è di Dio". Perché da Lui viene il respiro, il volere e l'operare, il gioire e l'amare, i talenti, il seme di eternità deposto in te.
Suo è il giardino del mondo. Davanti a Lui, come davanti all'uomo, noi non siamo dei pretendenti, ma dei semplici debitori. Dei debitori grati che lo ringraziano giorno dopo giorno.
Se avessimo tra le mani quella moneta romana forse capiremmo anche altro. L'iscrizione, infatti, diceva: divo Caesari, cioè: questa moneta appartiene al divino Cesare. Gesù però rompe l'unità effimera di queste due parole incise su quella moneta. Cesare non è più Dio e Dio non è come Cesare.
E l'uomo, ogni uomo non appartiene a Cesare, ma a anzitutto a Dio. A Cesare piuttosto lasciamo le sue cose e tutti i suoi affari. A Dio solo resta la persona. Resta ogni uomo. Come dicesse: "non inscrivere nel cuore altre appartenenze che non sia quella di Dio. Resta libero e ribelle ad ogni tentazione di venderti o di lasciarti possedere. Ripeti ad ogni forma di potere: io non ti appartengo e non ti apparterrò mai". L'uomo, ogni uomo, è anzitutto una creatura di Dio che si porta Dio nel sangue.

 

Ricerca avanzata  (54158 commenti presenti)
Omelie Rituali per: Battesimi - Matrimoni - Esequie
brano evangelico
(es.: Mt 25,31 - 46):
festa liturgica:
autore:
ordina per:
parole: