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TESTO Commento su Galati 6,14-18

don Michele Cerutti

XIV Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (03/07/2016)

Vangelo: Lc 10,1-12.17-20 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 10,1-12.17-20

In quel tempo, 1il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi. 2Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe! 3Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; 4non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada. 5In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”. 6Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. 7Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all’altra. 8Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, 9guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: “È vicino a voi il regno di Dio”. 10Ma quando entrerete in una città e non vi accoglieranno, uscite sulle sue piazze e dite: 11“Anche la polvere della vostra città, che si è attaccata ai nostri piedi, noi la scuotiamo contro di voi; sappiate però che il regno di Dio è vicino”. 12Io vi dico che, in quel giorno, Sòdoma sarà trattata meno duramente di quella città.

17I settantadue tornarono pieni di gioia, dicendo: «Signore, anche i demòni si sottomettono a noi nel tuo nome». 18Egli disse loro: «Vedevo Satana cadere dal cielo come una folgore. 19Ecco, io vi ho dato il potere di camminare sopra serpenti e scorpioni e sopra tutta la potenza del nemico: nulla potrà danneggiarvi. 20Non rallegratevi però perché i demòni si sottomettono a voi; rallegratevi piuttosto perché i vostri nomi sono scritti nei cieli».

Forma breve (Lc 10,1-9):

In quel tempo, 1il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi. 2Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe! 3Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; 4non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada. 5In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”. 6Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. 7Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all’altra. 8Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, 9guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: “È vicino a voi il regno di Dio”».

Questa domenica la riflessione parte considerando la lettera Paolina che segue una sua continuità che la disgiunge dalla lettura del Vangelo.
Queste domeniche abbiamo letto la lettera ai Galati.

Sullo sfondo c'è la polemica tra coloro che provengono dal giudaismo e ancorati alla legge antiche chiedono la circoncisione e coloro che invece provengono dal paganesimo e non intendono parlare di circoncisione.
Agostino afferma in una bella sintesi questa divisione:

Il motivo per cui l'Apostolo scrive ai Galati è questo: far loro capire che l'azione della grazia di Dio comporta la liberazione dalla legge 1. Infatti, dopo che era stata predicata loro la grazia del Vangelo, non mancarono certuni provenienti dal giudaismo che ai Galati, ormai in regime di grazia, volevano imporre i gravami della legge e affermavano che il Vangelo sarebbe stato inefficace se essi non si fossero lasciati circoncidere e non si fossero sottoposti alle altre osservanze carnali del rituale giudaico. Erano certo cristiani ma solo di nome, non avendo accolto fruttuosamente il dono della grazia, desiderando anzi di rimanere sotto i pesi della legge, che il Signore Dio aveva posto sul dorso dell'uomo, servo non della giustizia ma del peccato. Aveva accordato, in altre parole, una legge giusta ad uomini ingiusti per mettere a nudo i loro peccati, non per toglierli. Non toglie infatti i peccati se non la grazia della fede, che opera mediante la carità. Quegli zelanti invece, convinti del contrario, avevano cominciato a nutrire sospetti sull'apostolo Paolo, che ai Galati aveva predicato il Vangelo, quasi che non rispettasse le norme secondo le quali si comportavano gli altri apostoli, che costringevano i pagani a vivere da giudei.

Paolo prende le distanze che provengono dal mondo giudaico e infatti mentre gli avversari di Paolo vogliono trovare vanto nella carne degli etnicocristiani circoncisi, Paolo si vanta solamente della croce del Signore Gesù Cristo. Con questa croce per Paolo il mondo è crocifisso cioè ucciso, morto. Questo mondo è ben preciso e determinato: è il mondo della carne, della legge, del peccato e della morte, che sta in contrasto con la nuova creazione (v.15) e che da essa è stato eliminato. Qui per mondo si intende il vecchio mondo visto come spazio e potenza del male. La croce di Cristo ha inferto al mondo antico il colpo mortale. E di conseguenza Paolo è un crocifisso, cioè un morto nei confronti di questo vecchio mondo del male, e per sempre..

Le cose che appartengono al mondo vecchio hanno perso completamente il loro valore e la loro importanza. "Se uno è in Cristo, è una creatura nuova; le cose vecchie sono passate, ecco ne sono nate di nuove" dice nella 2Cor 5,17. Per mezzo del battesimo si ha la nuova creazione in Cristo e in questa le antiche vie di salvezza dell'umanità non possiedono più valore alcuno e per queste non ha più senso vantarsi di esse perché l''unico oggetto di vanto legittimo ora è soltanto la croce di Gesù, per mezzo della quale il mondo, e ciò che per esso è importante, è stato crocifisso, ossia è morto, ha perso totalmente valore.

Paolo conclude con la benedizione apostolica lo scopo è di augurare che la grazia del Signore Gesù Cristo sia con lo spirito dei Galati, e con ciò, volontariamente o involontariamente, riesprime molto in breve, nell'augurio benedicente e conclusivo della lettera, l'intendimento teologico di essa. Egli vuole indicare che la grazia di Gesù Cristo sia l'unica che può giustificare e Paolo la vuole donare ai suoi fedeli. Nel fare ciò li chiama "fratelli", il che di solito non accade nel saluto di benedizione. I Galati devono sapere che Paolo, ora come prima, nonostante le preoccupazioni che essi gli hanno dato (6,7), li considera suoi diletti fratelli: egli non li ha ripudiati. Infine Paolo chiude la sua lettera ai Galati con un "amen", che si ritrova solo in Rm 15,33 e 16,27. C'è il significato di un'autoconferma e di un suggello di ciò che l'apostolo ha scritto alle comunità della Galazia con tanta energia apostolica e teologica. C'è la speranza che queste comunità ripetano anch'esse tale "amen" ad alta voce e con totale adesione, quando la lettera verrà loro letta dagli anziani. Esso infine esprime la sicura fiducia dell'apostolo che la grazia del Signore Gesù Cristo trionfi nei cuori dei Galati.

Queste brevi righe conclusive di Paolo sembrano spronarci a essere uomini e creature nuove.

Davanti a un mondo che ci propone dei modelli che affievoliscono l'esperienza cristiana che ci ancorano al mondo senza essere espressione di risurrezione Paolo ha lo scopo di interrogarci.

La croce è il vanto della nostra fede? Rimane il simbolo che ci contraddistingue?

Il rischio è di abitare nella periferia di fede legati a formule troppo formali, ma che poco vedono con la sostanza di questa virtù che non può essere isolata dalla carità e dalla speranza.

Viviamo la fede con più slanci e aprendoci ai fratelli cercando di mettere insieme nella nostra vita questa capacità di mettere insieme orizzontalità e verticalità. Dio e i fratelli e allora vivremo la nuova circoncisione che ci è richiesta.

 

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