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don Walter Magni  

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VII domenica dopo Pentecoste (Anno C) (03/07/2016)

Vangelo: Gv 6,59-69 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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59Gesù disse queste cose, insegnando nella sinagoga a Cafàrnao. 60Molti dei suoi discepoli, dopo aver ascoltato, dissero: «Questa parola è dura! Chi può ascoltarla?». 61Gesù, sapendo dentro di sé che i suoi discepoli mormoravano riguardo a questo, disse loro: «Questo vi scandalizza? 62E se vedeste il Figlio dell’uomo salire là dov’era prima? 63È lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla; le parole che io vi ho detto sono spirito e sono vita. 64Ma tra voi vi sono alcuni che non credono». Gesù infatti sapeva fin da principio chi erano quelli che non credevano e chi era colui che lo avrebbe tradito. 65E diceva: «Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me, se non gli è concesso dal Padre».

66Da quel momento molti dei suoi discepoli tornarono indietro e non andavano più con lui. 67Disse allora Gesù ai Dodici: «Volete andarvene anche voi?». 68Gli rispose Simon Pietro: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna 69e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio».

Si tratta di comprendere che la fede implica di principio una scelta, una presa di posizione. Così come Giosuè chiede al popolo di Israele a Sichem di scegliere da che parte stare: "Sceglietevi oggi chi servire: se gli dèi che i vostri padri hanno servito oltre il Fiume oppure gli dèi degli Amorrei..."; o come anche Gesù chiede ai Suoi, nel brano evangelico di oggi, mettendoli davanti ad una scelta precisa: "Volete andarvene anche voi?".

"Questa parola è dura, chi può ascoltarla?"
Importa capire le ragioni del fallimento di Gesù. Non dico da parte della folla che L'aveva seguito con entusiasmo e, forse, s'era illusa di avere individuato in Gesù un re a buon mercato, che avrebbe potuto procurarle pane a volontà, stando al miracolo della moltiplicazione di tanto pane (Gv 6). Il Vangelo di oggi registra piuttosto la rottura dei Suoi discepoli, dei Suoi amici. Quelli che, dopo averLo ascoltato attentamente, arrivano a dire: "questa parola è dura! Chi può ascoltarla?".
E questo spiazza Gesù. Anche perché, dopo aver intuito le loro perplessità, non Si tira indietro, ma rincara la dose. All'Evangelista non resta che notare con tristezza che "da allora molti se ne andarono indietro e non camminavano più con lui". Non sta scritto che solo alcuni se ne vanno, ma che "molti dei suoi discepoli tornarono indietro e non andavano più con lui".
Succede anche a noi, che non siamo migliori dei primi discepoli del Signore, di trovare che la Parola di Dio è difficile, dura e incomprensibile. Che la Sua Parola non ci risolve i problemi. Se mai c'è ancora qualcuno che dice che la Parola di Dio spiega tutto è un illuso, un ingenuo. Non si è accorto che la Bibbia è anzitutto piena di domande? E questo diventa facilmente la premessa per alcuni, anzi per molti, di chiudere, di andarsene da un Dio che non risponde anzitutto alle loro piccole domande.

"Forse anche voi volete andarvene?".
Colpisce in tutta questa vicenda la forza di un verbo più volte ripetuto. Il verbo andare. Che dice e dà una immagine viva, attiva. Non certo debole della fede. Di quello che è e deve essere la fede secondo il nostro Dio: un continuo andare, camminare, partire e ripartire. Non è stato proprio così per Abramo? "Allora Abram partì" (Gn 12,1-4). È stato così per il popolo ebraico che ha camminato per quarant'anni nel deserto, sotto la guida di Mosè. Anche Gesù ha attuato la volontà del Padre Suo percorrendo continuamente le strade che dalla Galilea lo portavano in Giudea, a Gerusalemme. Per stare al Vangelo: "Da allora molti dei suoi discepoli se ne andarono indietro e non camminavano più con lui. Disse allora Gesù ai dodici: ‘Forse anche voi volete andarvene?'". E anche la conclusione disarmata di Simon Pietro usa ancora lo stesso verbo per professare la sua fede in Gesù: "Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna". Effettivamente abbiamo impoverito l'immagine della fede, identificandola prevalentemente in un insieme di parole, di dichiarazioni, di proclamazioni e di documenti. Una immagine pallida e debole della fede, rispetto alla considerazione propria del Vangelo. Una fede intesa come un andare anzitutto dietro a Gesù, camminare dietro di Lui. Non un tirarsi indietro, un tornare indietro andando da un'altra parte. Forte, infine, l'annotazione che dice che proprio quei discepoli "non andavano più con lui", per dire che "non camminavano più con lui".

"Solo tu hai parola di vita eterna"
A volte ti chiedi come può capitare un fatto di questo genere. Come è possibile che a una persona tu dica ti amo, ti voglio bene per sempre e poi la pianti in asso. Non Gli avevamo detto, come Simon Pietro: "Tu solo hai parole di vita eterna"? Invece siamo dietro a un altro affetto. La nostra fede chiede altro. Non sopporta ad esempio l'atteggiamento superficiale di chi dice "ti seguirò ovunque tu vada", mentre la testa è altrove. Se vai per la strada della fede, conoscerai la fatica di un passo dopo l'altro, un'andatura che chiede costanza e fedeltà. E se mai osi dire che "solo tu hai parole di vita eterna", allora devi accettare che quelle parole ti segnino, ti si stampino dentro. Lasciando un segno, un marchio indelebile. Non c'è spazio per chi crede con parole effimere e superficiali. Questo significa misurare la nostra fede anzitutto sul verbo andare, muoversi, darsi una mossa. Sarà capitato di dire: "quell'uomo, quella donna cammina con Lui, segue Gesù in modo convinto". Di poche parole e molti fatti. Come Gesù che pronuncia parole che sono spirito e vita: "è lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla; le parole che io vi ho detto sono spirito e sono vita". Parole attraversate da un vento creatore, che rigenera, suscitando energie e aprendo cammini. Bello pensarlo in questi giorni nei quali stiamo un po' tutti partendo, pensando di andare in vacanza, sognando magari di camminare per riposare, in vacanza.

 

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