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TESTO Commento su Luca 9,51-62

Omelie.org (bambini)  

XIII Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (26/06/2016)

Vangelo: Lc 9,51-62 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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51Mentre stavano compiendosi i giorni in cui sarebbe stato elevato in alto, egli prese la ferma decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme 52e mandò messaggeri davanti a sé. Questi si incamminarono ed entrarono in un villaggio di Samaritani per preparargli l’ingresso. 53Ma essi non vollero riceverlo, perché era chiaramente in cammino verso Gerusalemme. 54Quando videro ciò, i discepoli Giacomo e Giovanni dissero: «Signore, vuoi che diciamo che scenda un fuoco dal cielo e li consumi?». 55Si voltò e li rimproverò. 56E si misero in cammino verso un altro villaggio.

57Mentre camminavano per la strada, un tale gli disse: «Ti seguirò dovunque tu vada». 58E Gesù gli rispose: «Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo». 59A un altro disse: «Seguimi». E costui rispose: «Signore, permettimi di andare prima a seppellire mio padre». 60Gli replicò: «Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu invece va’ e annuncia il regno di Dio». 61Un altro disse: «Ti seguirò, Signore; prima però lascia che io mi congedi da quelli di casa mia». 62Ma Gesù gli rispose: «Nessuno che mette mano all’aratro e poi si volge indietro è adatto per il regno di Dio».

Voi, bambini, vi siete mai messi in cammino seriamente?
Mettersi in cammino è sempre faticoso.

Quanto più comodo sarebbe infatti starsene spaparanzati su una poltrona a guardare la TV!

C'è un però.... quando si sta nella poltrona non si arriva da nessuna parte, mentre quando ci si mette in cammino si raggiunge una meta.

Potrebbe essere la cima di un monte, o l'arrivo di una maratona o di una corsa, o un goal ad una partita di calcio, o guadagnare la cintura nera a karate, o raggiungere un qualche altro obiettivo...

Mettersi in cammino, cioè, è impegnarsi in qualcosa che ti porta a raggiungere un traguardo che ti sta così tanto a cuore che sei disposto a dare tutto di te pur di raggiungerlo.

Nel Vangelo di oggi, Gesù si mette in cammino perché vuole andare a Gerusalemme, città in cui patirà, sarà "elevato in alto", cioè messo in croce, e risorgerà.

Lui sa perfettamente quale è la meta che deve raggiungere: la nostra salvezza.

Io credo che, a volte, noi non ci rendiamo conto della grandezza del dono che il Padre ci ha fatto mandando nel mondo suo Figlio: Dio che si è fatto uomo come noi, che ha vissuto come noi, che ha gioito e sofferto come noi, che ha dato la vita per noi per portarci in cielo assieme a Lui.

Con Gesù, in questo cammino, ci sono anche gli apostoli che non avevano ben capito quello che sarebbe successo. Loro infatti pensavano ancora al Maestro come il liberatore dall'impero romano, lo pensavano come un re che avrebbe instaurato un regno più giusto per tutti, un regno senza soprusi e diseguaglianze. Insomma un regno di pace su questa terra.

In questo andare verso Gerusalemme, Gesù manda alcuni suoi discepoli in un villaggio di samaritani affinché organizzino il pernottamento, la cena e tutto quello che era necessario.

Ma gli abitanti del villaggio non lo vogliono accogliere perché sanno in quale città sta andando... i samaritani, infatti, sono disprezzati dalla gente di Gerusalemme perché il loro tempio è sul monte Garizim, e così loro rifiutano ospitalità a chi viene o va a Gerusalemme.
Questo rifiuto è rifiutare lo stesso Gesù.

Tra i samaritani e i galilei non c'erano buonissimi rapporti, ma neppure erano ostili come lo erano con i giudei, per cui il Signore non si aspetta questo "no" così deciso...

Ci sembrerà strana questa "non accoglienza" ma proviamo a vedere, nella nostra vita, quante volte anche noi non accogliamo Gesù.

Ad esempio, quando diciamo "no" a chi ci chiede un piacere, o quando facciamo dispetti ai nostri compagni, o quando diciamo parolacce a qualcuno... quello che facciamo, o non facciamo, agli altri è come farlo, o non farlo, a Gesù.

E cosa dicono gli apostoli? "Signore, vuoi che un fuoco discenda dal cielo e li consumi?"

Ma noi sappiamo bene che Gesù è venuto a salvare e non a bruciare i cattivi!
E' questa la Sua missione!

E per questa sua missione di amore ha bisogno di "aiutanti": i discepoli in quel tempo, e noi in questo tempo.

Ecco, Gesù ci chiama per realizzare assieme a lui il suo Regno.

Quando noi viviamo tutte le nostre relazioni con pace, misericordia, pazienza, bontà, il Regno di Dio è già qui.
Sapete bambini, Gesù, a noi, chiede di diventare santi!
"Eh"-direte voi- "non è mica facile!".

Certo che non è facile, perché ci vuole impegno e tutte le cose impegnative sono difficili!
Però sono possibili...

E poi vi dico un segreto: per diventare santi non occorre fare cose straordinarie, basta fare con amore le cose ordinarie.

Ora stiamo in silenzio per qualche minuto ed ognuno di voi pensa alla sua vita di ogni giorno cercando di capire quante volte potrebbe diventare santo...

Nel vangelo di oggi, proprio mentre Gesù va verso Gerusalemme, incontra tre persone che rappresentano il modo di vivere sia delle persone di allora, sia anche il modo di vivere di tutti noi.

A tutti e tre Gesù non nasconde che seguire Lui non è come fare una passeggiatina in riva al mare...

Io direi che è come scalare un monte molto, ma molto alto, dove si fa fatica e si suda!

Il cammino della fede, infatti, richiede coraggio e capacità di rimettere a nuovo ogni giorno il nostro cuore, di buttare via quella polverina che a volte si deposita dentro e che ci annebbia gli occhi impedendoci di vedere le necessità degli altri, richiede desiderio e impegno di aprire le porte del nostro cuore a tutti.

Provate a chiudere le mani a pugno: che cosa possono fare le mani in questa posizione?

Possono donare? Possono aiutare? Possono accogliere? Niente di tutto questo... possono solo colpire, ferire, dividere.

Provate ora ad aprile: cosa possono fare in questa posizione? Possono consolare, possono accarezzare, possono ricevere, possono condividere, possono dare pace.

Ecco. Il nostro impegno è far sì che i nostri cuori restino sempre "aperti" come queste mani.

Gesù ci ricorda anche che essere suoi discepoli significa non appoggiarsi esclusivamente alle nostre cose, ai nostri giochi, al desiderio di possedere, ma solo alla fiducia in Lui ("Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell'uomo non ha dove posare il capo") mettendo come unico punto di riferimento il Vangelo.

A volte ci succede di pensare che Gesù ci voglia prendere qualcosa quando ci chiede di vivere secondo i suoi insegnamenti, ci succede di pensare che non potremo più occuparci dei nostri affetti, dei nostri impegni, delle nostre cose, se Lo seguiamo...

Ed invece il Signore ci propone di essere liberi da tutto, di non essere schiavi di niente perché è solo il donare gioia che ci dona gioia. Provate...
E questo a cominciare da ora.

Non si può dire a Gesù: "aspetta un attimo che prima devo fare dell'altro", perché è proprio a partire da questo momento che siamo chiamati a camminare sulla sua strada per arrivare alla meta assieme a Lui!
Commento a cura di Maria Teresa Visonà

 

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