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TESTO Commento su Gal 3,26-29

Monastero Domenicano Matris Domini  

XII Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (19/06/2016)

Brano biblico: Gal 3,26-29 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 9,18-24

18Un giorno Gesù si trovava in un luogo solitario a pregare. I discepoli erano con lui ed egli pose loro questa domanda: «Le folle, chi dicono che io sia?». 19Essi risposero: «Giovanni il Battista; altri dicono Elia; altri uno degli antichi profeti che è risorto». 20Allora domandò loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Pietro rispose: «Il Cristo di Dio». 21Egli ordinò loro severamente di non riferirlo ad alcuno.

22«Il Figlio dell’uomo – disse – deve soffrire molto, essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e risorgere il terzo giorno».

23Poi, a tutti, diceva: «Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua. 24Chi vuole salvare la propria vita, la perderà, ma chi perderà la propria vita per causa mia, la salverà.

Collocazione del brano
Nel capitolo terzo Paolo spiega ai Galati il senso della legge e della Scrittura ebraica. Egli non le butta via, anche lui ha sempre creduto che Dio si fosse rivelato all'interno della storia del popolo di Israele. Paolo rivaluta l'esperienza di Abramo in una prospettiva di fede, ma sottolinea nella vicenda di Israele una progressione, una crescita. La Legge dunque all'interno di questa crescita ha svolto una funzione importante: è stata come un pedagogo, cioè lo schiavo di casa che accudiva i bambini e li accompagnava a scuola. Finché il popolo era piccolo e non poteva aderire a Dio con la fede, la Legge è servita a educarlo e a farlo crescere nel rapporto con il Signore. Ora che grazie al sacrificio di Cristo possiamo aderire a lui grazie alla fede, la Legge ha esaurito il suo compito. Ora tutti sono figli di Dio grazie alla fede.

Lectio
Fratelli, 26tutti voi infatti siete figli di Dio mediante la fede in Cristo Gesù, 27poiché quanti siete stati battezzati in Cristo vi siete rivestiti di Cristo.
La Legge non ha più ragione di esistere perché grazie alla fede tutti sono diventati figli di Dio. Il battesimo li ha immessi in una situazione nuova. L'immagine del vestito non indica qualcosa di superficiale, bensì indica una vera partecipazione a Cristo. C'è una radicale novità di vita.

28Non c'è Giudeo né Greco; non c'è schiavo né libero; non c'è maschio e femmina, perché tutti voi siete uno in Cristo Gesù.
In questa nuova realtà di credenti non hanno più senso nemmeno le differenze religiose, sociologiche, e persino fisiologiche che caratterizzano i cristiani. Questa non è una semplice indifferenziazione entusiastica. Ciò che viene superato non sono le proprie radici culturali, i propri caratteri distintivi bensì tutto ciò che divide l'umanità in privilegiati e svantaggiati. La religione ebraica segnava pesantemente queste distinzioni, tra ebreo e pagano, tra uomo libero e schiavo, tra uomo e donna.

29Se appartenete a Cristo, allora siete discendenza di Abramo, eredi secondo la promessa.
Ora Paolo conclude le sue argomentazioni scritturistiche. Ai vv. 6-14 aveva parlato della promessa fatta ad Abramo che rimane valida per tutte le generazioni. Ora ha spiegato come tale promessa si è realizzata in modo temporaneo mediante la Legge e ora in modo definitivo con il sacrificio di Cristo. Ora tutti coloro che aderiscono a Cristo con la fede sono destinatari della realizzazione della promessa fatta ad Abramo!

Meditiamo
- Cosa significa nella mia vita essere rivestito di Cristo?
- Sento ancora delle discriminazioni all'interno del vivere la fede cristiana nella nostra comunità, nella nostra società?
- Mi sento partecipe dell'eredità di Abramo?

 

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