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TESTO Chi sono io... per te?

mons. Antonio Riboldi

XII Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (19/06/2016)

Vangelo: Lc 9,18-24 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 9,18-24

18Un giorno Gesù si trovava in un luogo solitario a pregare. I discepoli erano con lui ed egli pose loro questa domanda: «Le folle, chi dicono che io sia?». 19Essi risposero: «Giovanni il Battista; altri dicono Elia; altri uno degli antichi profeti che è risorto». 20Allora domandò loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Pietro rispose: «Il Cristo di Dio». 21Egli ordinò loro severamente di non riferirlo ad alcuno.

22«Il Figlio dell’uomo – disse – deve soffrire molto, essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e risorgere il terzo giorno».

23Poi, a tutti, diceva: «Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua. 24Chi vuole salvare la propria vita, la perderà, ma chi perderà la propria vita per causa mia, la salverà.

Come è difficile ‘conoscersi': conoscere in profondità una persona è davvero entrare nel santuario della vita, che tante volte sfugge a noi stessi, quando vogliamo sapere chi siamo. Quante volte, di fronte a scelte o atteggiamenti o reazioni incomprensibili anche a noi stessi, diciamo: ‘Non mi capiscò, che è quanto dire non mi conosco. Ma una vera amicizia si fonda sulla conoscenza reciproca, che porta a confidarsi e così sciogliere reciprocamente i dubbi e, soprattutto, se abbiamo chiara la natura della nostra vita, condividere le scelte del bene e di ciò che è giusto. Come invece è facile e dannoso dare giudizi su persone senza cogliere in profondità il loro vero ‘volto'. Da una cattiva conoscenza nascono solo giudizi e comportamenti che fanno male. Se succede così tra noi, cosa possiamo dire oggi della nostra conoscenza profonda di Chi davvero chiede di entrare nella nostra vita come amico, conoscendoLo?

E questo è ciò che ci chiede, oggi come ieri, Gesù. Dovere di ogni credente, per essere tale, deve essere una continua ricerca della conoscenza di Gesù... diversamente come Lo si può amare e seguire?

È davvero urgente e necessario chiederci: ‘Ma Chi è Gesù per me? Cosa conta nella mia vita? O meglio, è la guida e il senso della mia vita?

È il Vangelo di oggi che ci provoca ed a cui siamo chiamati a dare una risposta:

"Un giorno Gesù si trovava in un luogo appartato a pregare e i suoi discepoli erano con lui e pose loro questa domanda: ‘Chi sono io secondo la gente?'. Ed essi risposero: ‘Per alcuni Giovanni Battista, per altri Elia, per altri uno degli antichi profeti che è risorto'.

Allora domandò: ‘Ma voi chi dite che io sia?'. Pietro, prendendo la parola rispose: ‘Il Cristo di Dio'. Egli allora ordinò loro severamente di non riferirlo a nessuno.

‘Il Figlio dell'uomo - disse - deve soffrire molto, essere riprovato dagli anziani, dai sommi sacerdoti e dagli scribi, essere messo a morte e risorgere il terzo giorno'. Poi a tutti diceva: ‘Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua. Chi vorrà salvare la propria vita la perderà e chi perderà la propria vita per me, la salverà'". (Lc. 9, 18-24)

Quella di Pietro è una vera professione di fede, di uno che, vivendo accanto al Maestro, ha imparato a conoscerLo e, ispirato dallo Spirito Santo, ne annuncia l'identità.

Una confessione che viene certo dalla esperienza di stare insieme a Gesù, dell'essere stato scelto da Lui e di averne gustato l'amicizia.

Infatti, scriveva il beato Paolo VI: "Gesù non si accontenta di essere riconosciuto per quello che è: se davvero è la via, la verità e la vita, non resta che seguirLo. Non basta fermarci alla conoscenza... Direi che conoscere e seguire sono due verbi inseparabili."

Certamente è per questa mancanza di conoscenza profonda di Gesù, che non si trova la gioia, il desiderio di stare con Lui, di interpretare la vita, qualunque sia, nel desiderio di seguirlo.

Chi questo lo fa non può non conoscere speranza, verità e gioia. Non a caso il Vangelo collega la ‘confessioné dell'identità di Gesù con l'invito a seguirlo. Deve essere la scelta di chi davvero è cristiano.

"Quale scelta? - si chiedeva ancora Paolo VI - Quella di Cristo. State a sentire. Voi avete già scelto. Voi siete cristiani. Ma quali cristiani siete voi?... Non conta guardare a come si comportano tanti cristiani. Bisogna che ciascuno badi al proprio comportamento. Vi è una categoria di cristiani che spesso senza nemmeno pensarci sceglie un comportamento ‘zerò. Chiamiamo ‘zerò quel comportamento che non dà alcun peso, alcuna importanza al fatto di essere cristiani... Nei Paesi di missione questo non avviene: un cristiano è cristiano e sa di dover vivere in una certa maniera, con un certo stile che lo distingue, che lo qualifica. Da noi avviene e spesso che l'essere cristiano non significa nulla, zero. Anzi spesso un cristiano è una contraddizione vivente, perché egli contraddice con la propria maniera di pensare e di vivere come figli di Dio, fratelli di Gesù Cristo, essere come lampada accesa in cui arde lo Spirito Santo, ossia un uomo che sa come vivere e dove va.... Ci sono poi anche uomini disponibili alle idee altrui, pronti a chinarsi al dominio dell'opinione pubblica, uomini dal rispetto umano, uomini, direi, ‘pecorà. Purtroppo è un fenomeno diffuso nella gioventù e si spiega: vuole mostrarsi forte e indipendente, vera, all'ambiente che conosce, la famiglia, la società. Ne vede i difetti e cerca di affrancarsi. Si intruppa con chi conduce il gioco e fa la moda, e diventa un ‘numero mediocre' senza un proprio valore. Ma viene il momento in cui bisogna essere ‘personé, cioè uomini, donne, che vivono secondo dati principi. Secondo idee-luce. Uomini, donne che hanno fatto la loro scelta e secondo questa scelta camminano. E questa è la categoria degna delle persone intelligenti e cristiane". (aprile 1971)

Parole dure, forti, ma molto chiare e, purtroppo, sempre attualissime, per chi vuole essere coerente con la fede che professa. E tutti sappiamo, o dovremmo sapere, che vivere una vita cristiana, che è un meraviglioso e necessario ‘seguire Cristo', è fare oggi una scelta controcorrente.
Facciamo nostra la bella questa preghiera di Newmann:

"Mio Signore e mio Salvatore, mi sento sicuro tra le tue braccia.
Se tu mi custodisci non ho nulla da temere,
ma se mi abbandoni non ho più nulla da sperare.

Non so cosa mi capiterà fino a quando morirò, ma mi affido a Te.
Ti prego di darmi ciò che è bene per me

e ti prego di togliermi quanto può porre in pericolo la mia salvezza.

Non ti prego di farmi ricco, non ti prego di farmi molto povero,

ma mi rimetto a Te interamente perché Tu sai ciò di cui ho bisogno e che io stesso ignoro.

Concedimi di conoscerti, di credere in Te, di amarti, di servirti e di vivere per Te e con Te

e di dare buon esempio a quelli che mi stanno intorno".

 

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